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Presentazione di Variegato

Aldo Lucchetti
presso l’Ass. culturale ‘La Galassia’, Vicenza, 9 novembre 1996.

Raccolta tutta intrisa di verità effettuale, anche se di tanto in tanto il sogno e la divagazione scaturiscono dal contemplare le meraviglie della natura; in particolare quella proposta dai paesaggi montani; ma con occhio amorevole si guardano anche le attività umane più gentili e pietose, come quelle di Frieda che amorevolmente tiene in ordine un piccolo lindo cimitero di guerra in cui sono accomunati dall’assoluto della morte, dormono il loro eterno sonno uomini nati sotto cieli diversi e in vita divisi da rivalità d’ordine etnico, politico e persino credo religioso.

Spesso la morte è presente, certo come fatto angoscioso, ma anche normale, non esorcizzata, temuta sì, ma non esecrata. E talora vista addirittura quale mezzo provvidenziale, guidato dalla divinità, come nel racconto ‘ La distrazione di Smaele’ che apre la raccolta.

In esso, la tragica fine di Tonino, un bimbetto figlio di professionisti il cui matrimonio era irrimediabilmente deteriorato, riconnette i fili del loro rapporto. Realtà! Quante volte non è avvenutala stessa cosa? Ma qui, l’aspetto immanente è filtrato dalla sensibilità poetica e la pena che in noi suscita il pensare alla tragedia di Tonino che annega, tragedia che appare quasi olocausto voluto da Dio per preparare a chi vive e a chi è morto una ricompensa più grande e più certa, come avrebbe detto il Manzoni, si stempera nella visione di celeste idillio del bimbo che in Paradiso, non solo è con il nonno nella rosa dei beati, ma gioca sulle ginocchia del nonno che gli narra una fiaba.

E questo momento provvidenziale ritroviamo spesso, come nel racconto ‘Verso la luce, che ci presenta una puerpera in pericolo di morte in uno col suo bambino che non riesce a venire alla luce, e il cui dramma si scioglie in positivo proprio dinanzi una chiesa.

E’ però da aggiungere che l’intervento della provvidenza non di presenta nelle forme viete del bigottismo; risulta piuttosto quale frutto di una, sia pure non dichiarata, matura fiducia nella trascendenza, non ha il sapore diretto dell’invenzione letteraria, anche se ne la distrazione di Smaele è tale; ti lascia anzi comunque l’impressione che quanto narrato scaturisca da avvenimenti reali.

Potremmo dire che quella che in genere sostanzia il narrare di Luciana è realtà romanzesca, nella quale il caso provvidenziale spezza il flusso di un evento che poteva essere drammatico, come ad esempio in Bufera, la cui protagonista, Erika, personaggio strano, quasi evanescente nella sua incredibile apparente innocenza, viene salvata da morte certa grazie all’intervento di Tony, per caso rifugiatosi in un bivacco di montagna per sfuggire il temporale.

Erika, dicevo, è una creatura semplice, banale, disarmante e disarmata nella sua semplicità infantile. Eppure, a un certo punto, Luciana allunga l’unghia e segna, un segno appena suggerito, intendiamoci, ma proprio per questo sottilmente ambiguo e tale da farti dubitare di lei, anche l’ambiguità resta tale, non è risolta se non nelle pieghe della mia personale malignità.

Bufera è il racconto più lungo della raccolta e trova tra i protagonisti Vittorio , marito deluso di Erika, e Carla, sua segretaria, donna per niente chiusa ai rapporti con l’altro sesso, ma più brava che passionale nel fare all’amore cui si dedica come a un business qualunque. Tra i due, Vittorio e Carla, il primo appare passionale, la seconda rende esaltante l’atto, riesce a suscitare sensazioni che Erika non sarebbe stata capace nemmeno di immaginare, ma ecco fa l’amore con lui , semplicemente senza emozioni, la prima volta, quando sostituendo la moglie, lo aveva accompagnato a un convegno.

Il modo di Carla di porsi di fronte all’atto d’amore ha un po’ sapore di sbrigativo, un sapore non dissipato neppure dalla carica erotica scatenata da entrambi, poiché il fatto d’amore esplode addirittura a margine di un successo personale conseguito dai due e festeggiato appunto concedendosi una notte di amplessi, i quali però lasciano la stessa impressione che avremo avuto se i due avessero festeggiato cenando e facendo baldoria con un gruppo di amici.

A onor del vero, però, bisogna dire che anche Carla ci appare percorsa da un fremito di amore vero; accade quando pensa ad Alfredo, probabilmente il suo primo amore vero, insieme al quale peraltro tornerà troncando in uno il rapporto di lavoro e la relazione con Vittorio.

Sapore di favola, sentita narrare e rivissuta col cuore e con gli occhi si respira infine nel racconto ‘La valle di smeraldo’: ecco infatti come Luciana guarda per il tramite del mitico gigante Jock la valle smeraldina.

Qui si fanno largo l’anima bambina della poetessa e, come hanno notato Chiara Magaraggia e Maria Teresa Dalla Vecchia, L’amore di Luciana per tutte le manifestazioni della natura, dal più delicato dei fiorellini alla vetta più ardita e solenne.

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