Elizabeth
Nota a margine dell'autrice
E allora parliamo un po’ di Elizabeth, il mio nuovo romanzo edito (nuovo? è
uscito nell’aprile 2011).
Dopo aver frequentato diversi concorsi e ricevuto le sue brave segnalazioni
di merito (da Eboli a Reggio Calabria, a Milano), Elizabeth nel settembre 2010
si è fermata a Empoli, ha vinto il primo premio per la narrativa dello
spettacolo e si è conquistato così la sua pubblicazione.
L’ho fatta viaggiare parecchio per l’Italia, ma i viaggi successivi sono
dipesi solo da lei e ha sguazzato e continua a sguazzare per le Fiere del Libro:
Torino, Francoforte, Roma e in aprile ha deciso di andare a Londra.
Del resto, Elizabeth nel frattempo è diventata maggiorenne (gennaio 2009–gennaio 2012) e già da un po’ faceva quello che le pareva. So che adesso è in
Sardegna, in quel di Ogliastra e ci si trova così bene che non ha fretta di
ripartire. Comunque le ho preso il biglietto per la Fiera di Londra sulla
fiducia e le ho comunicato che è attesa. Quel che farà, adesso, dipende solo da
lei.
Ma, visto che mi sento responsabile di averla messa in un libro, ecco in due
parole quali faccende ha attraversato. Ecco, cioè, la trama di Elizabeth (nel
mio cuore):
“Questo romanzo narra la storia di Elizabeth O’Sullivan e del suo tutore, il
ricco olandese Trenton Van Doren, da lei chiamato zio Trent o meglio ‘il mio zio
Trent’.
La vicenda si svolge tra il 1923 e il 1938 in molti luoghi diversi, da
Firenze agli Stati Uniti, con una puntata a Dublino e un finale in Toscana.
Ma non sono i luoghi geografici, la cosa importante sono i luoghi dell’anima
e del desiderio che si agitano dentro ai protagonisti.
Il protagonista più simpatico, però, è il treno che porta lo zio Trent dal
passato verso il presente e la sua Elizabeth verso il futuro.”
Presentandolo a Torino in maggio e a Rimini, l’estate scorsa, ne preparai una
trama più dettagliata:
“Il romanzo è ambientato soprattutto in Toscana, tra il 1923 e il 1938.
Elizabeth O’Sullivan è all’inizio una bambina di quattro anni che, in un
disastro ferroviario, perde entrambi i genitori e anche lei viene data per
morta. Ma Trenton Van Doren, un ricco olandese unico amico della sua famiglia,
ritrova Elizabeth e ne diventa il tutore.
E adesso andiamo in viaggio, in crociera verso gli Stati Uniti, dove lo zio
Trent porta la sua piccola e amatissima Liza per farle dimenticare il dramma che
ha vissuto.
Lui si dedica con mille premure soltanto alla piccola, ma intanto viene
corteggiato contemporaneamente da una giovane e bella vedova, Sylvia, e dagli
occhi grandi e grigi di una biondina senza alcuna attrattiva, Sallie, che però
ha già fatto amicizia con Liza.
Ora, il nostro caro zio Trent era legato a Elizabeth da un affetto
incredibilmente profondo e che non si sapeva spiegare. Tutti i desideri di lei
sono ordini per lui. E’un cavaliere al servizio della sua piccola Regina. Fin
qui, diventandone il tutore, le ha solo salvato la vita dalla strada e
dall’orfanotrofio.
Ma si preparano ben altre battaglie. Dall’Irlanda arriva la nonna di
Elizabeth, decisa a portare la nipotina con sé. E Trent non ha scampo: lui,
scapolo convinto, deve sposarsi per adottare e così non perdere la bambina. Ha
due donne in mente: Sylvia e Sallie. E spedirà un solo telegramma: alla donna
che avrebbe dovuto o alla donna che avrebbe voluto?
Sul suo interrogativo fermo il mio racconto: non voglio rovinarvi il piacere
di leggere questa storia.
Tuttavia vorrei parlarne ancora un po’, ritornando all’inizio, e precisamente
a metà della prima pagina. Lì il romanzo si apre con ben altre parole, il nostro
eroe zio Trent non è più l’uomo giovane che ha protetto la sua piccola Regina
Elizabeth dalle ingiurie della vita. Adesso è un maturo signore oltre i
cinquanta che sta soffrendo di sconfinata gelosia.
Ha appena letto l’annuncio che Elizabeth si è sposata senza dirgli nulla. Lo
troviamo così, mentre scopre la sua realtà: non più zio né padre adottivo né
protettore. E anche l’antico cavaliere si trova di nuovo perso in una foresta di
emozioni inspiegabili e formidabili. E ci si ritrova solo. Sarà proprio così?
La crisi del 1929 e altre circostanze della vita hanno separato già da nove
lunghi anni Elizabeth e il suo amato zio e questo matrimonio inaspettato ha
finito di spezzare il cuore di Trent e la sua lancia di Cavaliere senza macchia.
Ma Elizabeth sta tornando da lui con tutta la forza dei suoi diciotto anni. E
saranno le parole di lei a travolgerlo e trascinarlo in un vortice di emozioni e
sentimenti:
«Ti ho amato come un padre, come uno zio, come un grande amico! Come
qualcuno che mi ha dato tutto di sé appena ne manifestavo il bisogno. Tutto,
tranne il vero affetto delle sue braccia, il calore dei suoi baci, le parole che
riempiono il cuore.
E’ stato un amore senza vita, il tuo, ma capisco il perché. Senza mantenere
il distacco, forse le tue mani, la tua bocca, i tuoi sguardi, si sarebbero
adoperati per sopraffarmi, per rendermi succube di te.
Ti ringrazio del tuo rispetto, se tu non l’avessi avuto io forse adesso non
potrei parlarti così, sentirti così.
Ma non ne posso più del tuo sacrificio che è diventato da tanto anche il
mio. Ci hai coinvolto anche me nella tua rinuncia: hai lasciato il mio cuore
senza voce, la mia mente senza luce, la mia anima senza pace. Possibile che
tu non possa dirmi quello che io ti sto dicendo, almeno adesso? Sono solo
due parole: TI AMO»”
E adesso parliamo un po’ del futuro di questo romanzo.
Sogni ne ho fatti tanti nella mia vita. E qualcuno sono riuscita a portarlo
alla luce nella realtà.
Sapevo di scrivere buoni libri, interessanti e avvincenti.
Certo ho anche sempre saputo di non essere Thomas Mann, l’autore che ammiro
di più. E non vorrei esserlo. Lui fa parte di un’altra scuola e di alta scuola.
Ma questo piccolo romanzo qui, Elizabeth, è nato proprio per essere esploso
nelle immagini di un film o per essere interpretato a teatro.
E questo è il mio attuale sogno: che Elizabeth non resti rinchiusa fra le
pagine del suo libro.
|