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Note critiche a
Memodia
di Lucia Gaddo Zanovello
la
Scheda del
libro

Cesare Ruffato
11.11.2003
Nel panorama letterario
contemporaneo, piuttosto fragile e stranito, una presenza testuale cosí nutrita
è già elemento rimarchevole e significativo di appassionata operosità e di una
personalità elitaria dallo stile sapientemente controllato, con innovativa
eleganza formale, cogitata, insistita, in un vissuto inventivo fluttuante ed
esteso costantemente nei vari registri e morfologie compositivi…
Risaltano,
anzitutto, l’elevato senso estetico, escatologico e il dominio della parola
recuperata, culta, elettiva, in una fosforescenza lessicale pregnante di
entità etico-filosofica, di sapienza, di segreto, di astrazione e fuga nel
tempo. Sono frequenti rime baciate, alterne, rime incostanti, rapide, accordi
metrici, sia pure in “metrica” libera o che indulge a licenze tecniche.
• Pangrammi quasi completi (p.19 in g; p. 23 in c; in r,
p.54; p. 68 in s). Piuttosto diffuso il reticolo allitterativo
onomatopeico con ludico rinforzo verbale, p. 14: “quando tenti il
ricordo, | accordi corde | scordate” – “strada/strappa” p. 92; “gola…strangola”,
p.19; “perfetta perfezione”, p. 14)
• Onomatopea monovocalica in i,
p.70; latinismi o simili: “emato”, “igneo”, p.8; “speculi”, “osculi”,
“memento”, p.12;
• Neoverbalità di tipo parasintetico: “insatellita” “luna
che si insatellita di amore”, forse hapax, p.33; “scialbare”, p.13; “riperlano”
p. 67.
• Rafforzativi omologhi: “inferma infermità”, p.
46 – Prospettive di speranza: “e il male nel bene finisce”, p. 33.
• Ossimori: “dissonanti
silenzi”, p. 15; “il guscio dell’acqua”, p. 92; “scalare una cima profonda”,
p.65.
Il testo, non tanto da raccontare o frammentare, ma da leggersi in stretto
contatto globale, è intenso, astuto, elusivo, poliverso, sommosso da
scintillazioni edeniche ed abissali, plurisfaccettato come ocello, un frattale
di suggestioni ed emozioni, implicite, insinuate, da scoprire, recepire con
affettuosa disponibilità di sensi e d’attese. Perché il silenzio che si propone
è anzitutto mentale, bianco, colmo di energia vitale, potenziale, segreta, che
imprime alla parola che mette in via, ed espone alla composizione-articolazione
concettuale, vocale e scriptoria…Questa poesia abbisogna di una lettura
cogitabonda, attenta, silenziosa, altamente riflessiva, quella che nel viaggio
del testo non viene in genere esaurita dal lettore normale, sia pure implicito,
ma alquanto esaustivamente, in aura (profondità) di compenetrazione, ed
emozione, soltanto dal lettore strategico, sollecito a convivere e a
dissertare, penetrare con la semiosi globale esplicita e latente del testo,
quasi colla medesima fruizione del silenzio bianco mentale, che mette in via la
parola consegnata alla voce e allo scriba, per avere corpo nel testo…”
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autore |
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