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Prolusione alla Tavola Rotonda sulla
poesia di Veniero Scarselli
Firenze, 28 Settembre 2005
Anna Balsamo
(...) Nel precedente poema – Ballata
del vecchio Capitano, Ibiskos 2002 – lo stato d’inquietudine dell’Io narrante
portava il Poeta a guadagnare con la sua barca spazi e oceani, forse cieli,
d’intemerata navigazione alla conquista dell'infinito, finché l’estremo e
casuale incontro col relitto di un bastimento, e con l’anima del vecchio
Capitano incapace di liberarsi dal limbo ch’è il relitto della sua nave, gli fa
intravedere per un attimo la vita oltre la morte e fa del giovane Protagonista
un Timoniere dell’Eterno che resuscita la nave affondata e la conduce verso la
Luce. In questo nuovo poema invece si cerca la conquista assoluta di un nirvana
che non lasci più tracce né echi del proprio ego: suprema astrazione al cui
confronto sbiadisce la stessa catarsi in cui il lettore smemorato galleggia,
virtualmente, anch’esso distaccandosi da tutto. Il Poeta chiede alla sua Diletta
Sposa: Appena è cessato il respiro | devi pormi le tue labbra amorose |
vicinissime al mio orecchio corporale | per farti bene udire dai miei sensi |
(...) | Pronuncia, ti prego, distintamente | le invocazioni dettate dai Sapienti
| per proteggermi dai turbini dei sensi, | ma ricordati, non devi trattenermi |
fra le tue calde braccia amorose, | e nemmeno toccarmi con le mani | forse umide
di pianto, ma anzi | aiutarmi per sempre a dimenticarle.
Solo il tempo ci dirà se nel progetto
letterario scarselliano queste poche immense pagine sono un nuovo passo verso la
trascendenza oppure sono un testamento, lo stadio terminale della moderna epopea
epica da lui creata, il cui lungo tracciato attraverso tante mutazioni nel
contenuto delle sue riflessioni poetiche ci ha continuamente meravigliati. Uno
stadio più avanzato, relativo ad una momentanea devozione al pensiero orientale,
o il traguardo da sempre anelato di chi si appresta a tirare i remi in barca?
Rileggiamone i versi cruciali: Dovrai, mia Sposa diletta, | lasciarmi andare,
| così come talvolta si lascia | nell’oceano che sembra tempestoso | la mano
d’un naufrago a noi caro | che anela a non più soffrire | e a tornare nel
profondo dell’Essere | luminosa molecola fra le molecole. Certo è che si
tratta di un nuovo distinto e luminoso segno di poesia che va ad arricchire
ancora di tanto l’articolata e unitaria mole dei poemi di Veniero Scarselli.
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