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Note critiche a
Isole e vele
Domenico Cara
in: Traversata dell'azzardo, Forlì 1990
Isole e vele è poema simbolico efficace di Veniero
Scarselli, suasivo nel pathos e nel clamore mistico struggente del
«romanzo lirico», composto per la «specie umana», gli eventi della ragione
riflessiva, lo stato di febbre che lascia e decanta lo stile folto di una forza
espressiva coraggiosa, didattica, corrispondente ad un clima del passato, ma
riassumibile in un'idea di veglia dell'eterno collettivo ed in una puntuale
orma al di qua non ibrida e neanche soltanto desolata.
Vittoriano Esposito
Il Ragguaglio Librario, n. 7-8, 1989
Vena fluviale, direi, per sovrabbondanza di motivazioni e dovizia di linguaggio, è quella di Veniero
Scarselli, fiorentino, già libero docente di fisiologia generale all'Università
di Milano. Ritiratosi da qualche tempo sulle pendici dell'Appennino
tosco-emiliano, dove se ne vive in solitudine coltivando le scienze umane e la
poesia, ha di recente raccolto la sua produzione in versi, d'un quindicennio
circa, in un denso volume dal titolo Isole e vele (Forum, 1988). D'accordo con
l'autore, definirei anch'io un «romanzo lirico» queste pagine, che si muovono
tra il bisogno di una conoscenza sempre più approfondita della realtà,
sovraccarica di mali inesorabili, e l'urgenza di difendere l'autonomia
dell'anima assetata d'amicizia e d'amore. La fatica di vivere e il timore di
morire si danno un po' la mano, nell'ansia di nutrirsi del silenzio dei falchi
e «scoprire il segreto delle vette» mentre «con la mano timorosa quasi |
tocchiamo | la parete dell'occhio i Dio».
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autore |
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