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Nota critica a
Spettacolo e palcoscenico
Rino Cerminara
Continua, la poetessa Ugolini, nel suo
personale percorso di contaminazione tra arti sorelle, come già
nel precedente Imperdonate, testo poetico che si faceva rappresentazione
teatrale. La nuova raccolta è scoperta fin nel titolo,
distinguendosi in una sorta di partitura poetica (Spettacolo) ed una
serie di monologhi (Palcoscenico), a dar voce e sfogo a figure femminili
finora troppo semplicemente intagliate nel marmo del mito. Una nota introduttiva
della poetessa inquadra il senso di un progetto in fieri,
che troverà espressione e partizioni più
propriamente teatrali: "Il testo non è stato volutamente
elaborato né affinato nella poetica visiva con scansioni
e spazi perché il lavoro su questo
verrà fatto teatralmente", quindi
rivelando il senso di uno sperimentalismo originale e
militante. Se le liriche sono dunque pensate come scansioni di un canovaccio, se
la parola, prima che alla lettura silenziosa, aspira al gesto drammatico,
all'intonazione, chi legge è convocato ad un'operazione
mentale complessa, ad una decodifica che deve tener conto della (o meglio
immaginare la) destinazione declamatoria. Si spiegano forse in questa
prospettiva la frequenza di giochi fonici, il gioco
combinatorio della lingua: le enumerazioni ("la metamorfosi, |
scarafaggio d'acciaio, | seconda pelle ecc."), le
paronomasie ("indispensabile | dispensi i sensi
acquattati"), l'invenzione neologistica ("conava", "stratomiche",
"traforornati", "cordiopassione"), le allitterazioni ("Esse, sicura, rassicura
d'Oriente"), certe prestidigitazioni tipografiche ("...Lei assorta
diletta-n-te"), fino al limite dell'enigmistica ("Concitazione – citazione –
azione – ione –one – two – three – four... su!"). Del
resto, l'arditezza del dettato appare connaturata all'ambizione del progetto: "Il
teatro è lo scavo parola e in assenza di questa,
| è parola.".
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autore |
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