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Intorno al ciclo artistico di Barbara Cotignoli

Scrivere alcune noterelle mirate ad interpretare la produzione artistica di Barbara Cotignoli non è facile. Ogni opera, quadro, ceramica od altro, si può interpretare dall'alto al basso ed è come avere davanti una clessidra che di momento in momento muta, cambia.

Traslato nella mente dell'autrice, a prescindere che sia un fatto inconscio o meno, appare comunque una certezza: ella rifugge da chiunque la voglia classificare e far risaltare all'interno di uno stile generalizzante. Emerge nondimeno il bandolo della matassa della sua vita, nella gestione del segno, del colore e delle forme. L'autrice, mi riferisco soprattutto al quadretto intitolato "Paesaggio dell'anima", lascia emergere il riverbero di molti tratti di una personalità intercambiabili come i simboli di una scacchiera. Si intravedono forme decifrabili con significazioni astratte tali da poter leggere in un quadro di piccole medie dimensioni degli spazi semantici con raffigurazioni e messaggi cangianti, se letti dal basso o dall'alto. Mai l’anima è tangibile, apparendo come e quando vuole alla maniera di una nottola nel buio.

Scaturiscono in questo lavoro una sorta di ipersensibilità e incalcolabili competenze: architettura, uso polistratificato del colore. Si evidenziano uno stile poliedrico e una personalità eclettica fino a rendere alcune cose impalpabili e di una femminilità e dolcezza da lasciare immoti.

L'autrice possiede il dominio della materia, la sa collocare nelle posizioni adeguate, come quando usa foglie o elementi della natura di altro tipo aderenti ad una tela in un palinsesto per nulla casuale. È qui presente un panismo di colei che coglie i palpiti della natura, perché l'ama. Le piante, gli alberi, la terra il cielo, il mare emergono anche nelle piastrelle, dove la disposizione del colore è tale da lasciarsi plasmare con massima libertà. Anche nelle ceramiche, le matrone simil romane si trasfigurano quasi in ieratiche vestali; vi sono inoltre raffigurazioni di oggetti domestici, di una rassicurante intimità fino a legarsi all’immagine del nido domestico di Giovanni Pascoli.

Vaso in ceramica.

Marinaio, ceramica.

Barbara Cotignoli intende trasmetterci un messaggio: “ho trovato le radici del filo rosso della mia esistenza,” sussurra addio ad una piccola malinconia e afferma di aver trovato una solida base su cui costruire.

Ora però lasciatemi altri spazi e come un paracadutista scopre nuove sensazioni ogni volta che approda in paesaggi nuovi. D'altro canto l’artista è consapevole di dover essere vigile, rimanendo costante nella dolcezza trasmessa nelle sue produzioni.

Nella stesura del colore, si delinea uno stile assai personalizzato, dove spesso emergono spazi bianchi non casuali. Sono valvole e sistemi di sicurezza e di emergenza dettati dalla consapevolezza che non c’è tempo prefigurato per cambiare, per modificare, per ritrattare. Questo, a volte, la pone in isole felici dove possono convivere e coesistere la sua individualità e la comunicazione con gli altri.

Le sue produzioni lasciano trasparire una rinascita meritata e una forte possibilità di donarci altri lavori, senza interruzione.

Ogni lavoro di Barbara Comignoli conferma, a volte in modo esplicito, a volte in modo più nascosto, la presenza del “fanciullino” di Giovanni Pascoli, da cui straripa un impeto di perfezione formale classico e tipico dei poeti simbolisti-parnassiani francesi. Alita, pertanto, un senso di libertà psicologica come negli spiriti liberi, senza preamboli e pregiudizi.

In tutti i suoi lavori, anche all'occhio del più acuto osservatore sfuggono piccoli segni intriganti, messi lì senza preavviso: sono ben altro che casuali, ci avvertono invece del compiersi di un colpo di sonda con l'uso della ragione e dell'irrazionalità: l'una e l'altra cosa sono sempre immediatamente contigue.
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