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A tu per tu con Paola Lucarini

La nuova Tribuna Letteraria
n.102/2011

Non dice tutto di Paola Lucarini un asciutto elenco di dati, non dice tutto di lei, della sua passione, devozione da sempre alla cultura, del suo innamoramento infinito per la poesia. Solo leggendo i suoi versi e colloquiando con lei penetri nella sua anima. E la senti sempre disponibile a partecipare alla vita, in ogni suo incontro, ad accettare con entusiasmo ogni nuova esperienza. Ed è stato così anche quella sera sui Colli Euganei, a Luvigliano, nella piccola chiesa di San Martino, il 10 giugno 2010. Ha accolto il mio invito subito, pur con modesto preavviso, a leggere i salmi da Come una goccia di rugiada – nuovo salterio del 2000 seconda serie dell’Abate Norberto Villa e le mie poesie da Fragmenta nell’evento “Insieme nell’umano e nel divino”. Commossa la sua interpretazione dei testi, nella cornice magica dei Colli euganei, nel mistico silenzio arpeggiato da note di flauto e organo, nel respiro trattenuto di 150 persone. Un momento di partecipazione e condivisione di valori. E la sera dopo, a Montegrotto, Paola da me invitata da tempo per incontrare l’Associazione Dino Durante, ha condiviso con altre donne, in generosa offerta di sé, la sua anima-vita-poesia. Nella foga affettuosa del raccontare non lasciava però spazio alle mie domande di amica, improvvisata intervistatrice.

Così continuando ora il virtuale colloquio di quella sera, rivelami a quando, a dove risale il tuo innamoramento per la poesia che esonda da ogni verso?

L’ innamoramento per la poesia è nato in me dal primo giorno di vita. In famiglia tutti amavano e si dedicavano alla letteratura. In particolare il fratello di mio nonno, Ostilio Lucarini, redattore capo del “Resto del Carlino”, scrittore e poeta, iniziava e concludeva la giornata declamando versi, a sera mi addormentavo incantata alla musica delle sue parole. La mia potrebbe definirsi una vocazione nativa e naturale, favorita dall’ambiente familiare.

Il tuo ambiente familiare quindi ti ha plasmato e in particolare la figura di tuo padre che sento così presente nelle tue liriche. “Mio padre mi ha generato due volte: / con atto umano agli uomini, / con atto divino di agonia e resurrezione a Dio.”…”Quando nel tempo / ti facesti tempo / l’imbrunire divenne mattino / fu di sera / che ci fermammo / alla soglia di pietra / del giorno.” “Ti ho accompagnato alla soglia, padre; / oltre la quale hai proseguito. / Volgendomi / il mondo era cambiato”…”Tu, padre che sei nel Padre, / visita la mia finestra / posa su alloro e quercia / l’infinito cielo. / Tocco di vento, sosta di rondine. / … Più mi allontano dalla tua morte / più mi avvicino a te.” (Alla vita) Solo citando alcuni versi colti qua e là dalle tue pagine risulta che la sua morte attraversa la tua poesia e ne diviene nutrimento vitale aprendo a te spiragli inattesi di luce. Puoi confermare questa mia affermazione?

Sicuramente. Mia padre è guida e luce. Dal giorno in cui è trapassato per la vera nascita, sento il suo respiro dentro di me, m’accompagna dovunque e mi accende all’esistere. Ereditiamo la vita dei nostri cari.

E della madre, del non detto nei tuoi versi, puoi ora toccare qualche nota in più?

Ho avuto un rapporto affettivo molto tormentato con lei, che soffriva di profondi stati depressivi, ho dovuto io provvedere a farle da madre. Solo nei suoi ultimi mesi di vita ci siamo confessate un reciproco amore. Ed è stato un addio sereno.

Si può dire che la tua poesia si nutra del vissuto trasfigurato nei versi e così universalizzato. Quindi anche di esperienze felici?

In realtà per me la vita è un inno alla gioia in quanto le esperienze trascorse, anche quelle negative o addirittura drammatiche, le sento vibrare in me come segnali di maturazione, prove necessarie che ci vengono provvidenzialmente offerte per rafforzare la fede: la fiducia che quello che accade è orientato ad un fine di giusto e di vero come del resto affermo nell’incipit di “Alla vita”: “La nostra forza/sta nella profonda inconoscibile giustezza/di ciò che accade.” Durante l’esistenza ci incamminiamo verso il bene che ci aspetta e ci spetta.

Certamente la tua formazione si alimenta pure del rapporto con molti autori del Novecento: quali particolarmente hai conosciuto? E in che occasioni ? A chi ti senti più vicina?

Mi considero privilegiata in quanto ho conosciuto personalmente quasi tutte le figure più rappresentative del mondo culturale italiano (e non solo italiano) dalla seconda metà del Novecento in poi. Per molti anni ho collaborato alla rivista letteraria “Firme nostre” di Antonio De Lorenzo pubblicando interviste a grandi poeti e scrittori. In queste occasioni spesso nasceva amicizia. Con particolare emozione ricordo Primo Levi, Primo Conti, Carlo Bo, Carlo Betocchi, Giorgio Caproni, Vittorio Sereni, Elio Filippo Accrocca, Mario Luzi, ma la poetessa che amo con tutta me stessa è Margherita Guidacci, che considero maestra di vita, per me non è mai scomparsa.

E di Mario Luzi uomo-poeta che cosa ami di più?

Anche Mario Luzi fa parte della mia vita, di lui umanamente mi ha sempre attratto la pensosa severa dolcezza, poeticamente il genio orientato alla trascendenza, al sublime.

E Luzi, prefatore di Dal rogo al melograno, che cosa ha apprezzato maggiormente dei tuoi versi?

Nei miei versi ha individuato ”il rischio e il fascino che sono nell’avventura del linguaggio della poesia”, “quel combattimento tra il tutto e il nulla, tra l’esuberanza trascendentale del significato e l’insignificanza, che si sviluppa e si consuma all’interno delle parole della poesia”.

Amo molto Siena e anche la tua scrittura. E del libro Il pozzo, la rocca, ispirato da S. Caterina, mi ha incantato in particolare il tuo modo poetico, sospeso tra sogno e realtà, di rivivere e la terra e nella terra-cielo la Santa. Puoi dirci qualcosa di più di questa esperienza poetica?

Considero importante il luogo nel quale viviamo la nostra esistenza: la terra. E’ il primo libro che l’uomo sfoglia con i propri occhi innamorandosene, è il primo luogo da amare e universo di simboli da decodificare. Per me è stato vitale il contatto nella campagna toscana, in particolare senese, con la sua natura soave, nobile, araldica, severa e serena. E di questo paesaggio ho sempre prediletto gli alberi che la Santa Caterina amava: gli ulivi emblema di pace universale, i cipressi con la loro tensione verso l’azzurra trascendenza.

Si percepisce in tutta la tua opera una forte spiritualità derivata da un rapporto costante con Dio. Vuoi parlarcene?

Sul dialogo con Dio ho fondato l’esistenza, è l’Autore della nostra splendida storia volta al riconoscimento del Bene, dunque che cosa esiste di più consolante e giusto di scrivere insieme a Lui, mano nella mano, il diario di ogni giorno? Anche se la nostra trema, la sua è ferma.

Sono avvicinabili a questo rapporto trascendentale l’incendio, il rogo, il fuoco che ardono nei tuoi versi e che diventano anche titoli di due bellissime raccolte Dal rogo al melograno e Un incendio verso il mare?

Gesù apprezzava i cuori ardenti, con slanci vitali accesi da generosità, entusiasmo, passione. Particolarmente amo la figura di Maria di Magdala “Dinanzi agli uomini / deposi la cesta dei peccati // che tutti vedessero / giudicandomi indegna // ma se uno di loro soltanto / crede a queste parole // quanto più grande apparirà / nel mio fragile trasparente vetro / la tua forte sostanza, Signore…” I versi sono tratti dal mio poemetto a lei dedicato (rappresentato poi in teatro) che conclude il libro Un incendio verso il mare titolo che allude all’esistenza terrena considerata un incendio di emozioni destinato a confluire nel mare dell’eternità, quell’azzurro che tutti accoglie.

Allora i tuoi testi, resi con una poesia trasparente, leggera come un’ala in volo, profonda come il cielo, sono dei viaggi dell’anima alla ricerca dell’assoluto, della trascendenza che dia il senso alla nostra immanenza?

Si, solo l’assoluto dà senso all’esistenza. Dall’amore verso l’amore, tutto si compie in giustezza.

Ogni libro, un viaggio mistico in ascesa dal particolare all’Uno che è arrivo, sintesi. Tu attraverso questi viaggi che accompagnano la tua vita ti senti arrivata a un punto conclusivo o sei ancora in fase di ricerca?

Ogni giorno è una conferma, un dono di luce. Il viaggio è inesauribile, verso orizzonti di armonia e di gioia.

° ° °

Questa visione mistica della vita-poesia permea tutta la tua opera e ne eleva temi e figure ad una valenza sublime. Parlo di quelle già incontrate: il padre, la madre, S. Caterina, Maria di Magdala e di molte altre tralasciate invece nel nostro colloquio. Il mitico capitano di ventura Lucarino, tuo antenato, è infatti altra presenza significativa di Dal rogo al melograno in cui “l’oscura forza del retaggio” è motivo trascinante del libro secondo il prefatore Mario Luzi. Così la Casa antica, là esaltata, e quella attuale, incontrata anche in molti tuoi testi inediti, sono altri temi ricorrenti nelle tue liriche. E come non parlare della presenza della favola, nella struttura del tuo percorso poetico, quale bisogno forse di ritornare all’infanzia, quale esigenza di dare un tono di leggenda, di eternità alle tue radici “Le fiabe si raccontano davanti al camino, / iniziano un lungo cammino / dalla casa a paesaggi lontani. / Si brucia la realtà / per accendere miracoli all’infanzia. / Nella luce splendente il dolore si dimentica / e la gioia, madre della felicità, rifulge. // Il cuore dell’albero s’incendia, narra: / - C’era una volta una donna, s’addormentò / stanca presso il fuoco, d’improvviso / le apparve un melograno dai rossi cuore. / Dall’alto discese un Lucarino, disse…”

E come non parlare della tua anima che si fa parola in un linguaggio di cui solo tu conosci il segreto più profondo. Ma lasciamo così incompiuto il nostro colloquio come promessa di rincontrarci nei tuoi versi. Concludiamo con la tua decisa affermazione sul ruolo della poesia oggi: Il suo compito è di tenere deste le coscienze.

E allora arrivederci ad un prossimo appuntamento e grazie per la tua disponibilità, cara amica. Ti dono questi tuoi versi in cui più ti ritrovo “Semplicità del cuore / ti farò terra / di rari e scelti fiori. / Anche di frutti.”.


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