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«Il poeta che finge
sa rendere
il vero amore»
Intervista a Paolo Ruffilli
in: “Romagna Corriere”
16 novembre 2011
TREVISO. A Treviso vive ormai da molti anni, Paolo Ruffilli, ma Forlì, la sua
città di origine, quella dove si è formato e ha messo a punto gli strumenti per
la sua esperienza di scrittore. Un'esperienza che lo porta oggi, a pubblicare
nella prestigiosissima Collana bianca Einaudi la sua ultima raccolta di poesie
Affari di cuore, cento liriche che tracciano una "fenomenologia dell'amore":
un "corpo a corpo" fra due persone che allo stesso tempo vogliono vincere e
perdere. Ma sull'amore Ruffilli sta riflettendo da parecchio tempo.
«Nel corso degli anni, cominciando da un lungo poemetto, "Per amore o per forza"
della raccolta Piccola colazione sono arrivato a questo "libro" compatto.
L'amore del resto è uno degli argomenti che sento più coinvolgenti riguardo al
rapporto con l'altro sesso: nella mia esperienza di allora – spiega l'autore di
La gioia e il lutto e di Camera oscura –, e stata sorprendente infatti la
scoperta di due mondi estranei e lontani come quelli maschile e femminile.
Uomini e donne parlano lingue diverse, ma fanno di tutto per intendersi, perché
si attraggono come opposti. La cosa riesce e non riesce, ma è comunque
un'avventura straordinaria, coinvolgente, produttiva anche nel contrasto e
perfino nel fallimento del rapporto. In ogni caso, è più forte di noi: l'amore è
la forza che trascina verso l'alto, anche quando sembra precipitarci verso il
basso».
Antonio Di Ciaccia, curatore dei "Seminari" di Jaques Lacan per il suo stesso
editore, sostiene che l'amore «l'unica strada che permette di superare il
problema dei rapporti fra uomo e donna, e in generale fra gli esseri umani.
Infatti è proprio l'amore, che, paradossalmente, permette loro di mettersi
d'accordo nonostante gli ostacoli che tenderebbero a impedirlo».
Condivido queste considerazioni: l'amore è una forza capace di trascinarci
fuori da noi stessi, dal nostro egocentrismo e
dal nostro egoismo, liberandoci nello sforzo tutt'altro che facile di
congiungerci a un'altra parte. Attraverso quella forma di "cannibalismo"
reciproco the e l'amore dei corpi, si approda magari inaspettatamente all'amore
tra persone.
La naturalezza delle sue liriche sembra nascere da una loro "sincerità": ma
quanto ci si "protegge" con il filtro della letteratura?
Come diceva Roland Barthes, la naturalezza è il massimo degli artifici. Perché
quello che chiamiamo "naturalezza" passa attraverso la più sottile delle
operazioni possibili. O, come diceva Fernando Pessoa: il poeta è un "fingitore" e
finge così bene da rendere più autentici i sentimenti come l'amore o il dolore.
Io sono un fingitore, appunto: non sono uno scrittore autobiografico, certo,
faccio riferimento alla mia esperienza di vita, ma mi rovescio sempre nelle vite
degli altri. Anche in questo caso, raccontando il percorso ambiguo, contrastato,
drammatico, ma salvifico dell'amore.
La Collana bianca: cosa significa esserne entrato a far parte?
Soprattutto una diffusione più capillare, una penetrazione più ampia e più
duratura nel tempo grazie alle ristampe dei singoli titoli man mano che vanno
verso l'esaurimento.
Lei pratica la prosa e la poesia: a quale si rivolge con più confidenza?
Per me non c'è una differenza sostanziale tra poesia e narrativa. Credo nella
mescolanza e nell'ibridazione, perché elementi dell'uno e dell'altro genere si
intrecciano sempre nella mia scrittura. Certo, la poesia persegue poi una economicità di parole che non
è quella della narrativa. Ma per me contano i modi
fondamentali, cioè l'allusione e, dunque, il dire meno che si possa; e la
musica, cioè il ritmo che trascina.
Ma si scrive poesia d'amore oggi in Italia?
L'Italia è il paese del melodramma, per lunghissimo tempo l'unica nostra forma
di cultura nazionale. Probabilmente proprio come reazione all'eccesso dei
sentimenti che proponeva, i poeti italiani moderni si sono tenuti lontani dal
sentimento per eccellenza che è
l'amore, lasciandolo ai cantautori. C'è naturalmente qualche eccezione
significativa, come ad esempio Umberto Saba.
Ma i pochi che ne scrivono, lo fanno da una posizione così rarefatta e
intellettualistica da risultare inattendibili: come lo stesso Montale, che si
rivolge a "donne dello
schermo" conficcate dentro una fumosa memoria avulsa dalla fisiologia dell'amore
e da quel salto nel vuoto, che l'amore pretende. I poeti considerano questo tema
di serie
"b": da giovane ho avuto anch'io questa tentazione snobistica. Ma, per fortuna,
mi sono accorto per tempo che non si poteva rinunciare a dare espressione
poetica alle emozioni dell'amore.
«L'amore è una forza
capace di trascinarci
fuori da noi stessi,
dal nostro
egocentrismo
e dal nostro egoismo»
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