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La poliedrica Elsa
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Se poi qualcuno, come la mia coscienza storica, controbattesse che la Belle Époque è finita con la prima guerra mondiale e, nel nostro mezzogiorno, con gli ultimi sogni degli anni '60, io gli darei ragione ma distinguendo: allora finì la belle époque delle cose.
La prosperità dei sogni, la fiducia nel futuro. Finirono sotto il piombo di delinquenti organizzati che si firmavano BR, sempre restando assassini; finì con il degrado del buon gusto sancito da parlamentari che pur di restar sullo scranno svendettero il paese, ne sperperarono le ricchezze insegnando al popolo a sostituire il lavoro con il piagnisteo e peggio.
Fini la Dolce Vita, quella gran voglia collettiva di vita che chiunque può rivedere oltre che nel film eponimo, in Vacanze Romane. Ma non ne sono finiti gli eroi e le nobili principesse.
Questa per esempio. Fa raccontare alla sua altera ego la propria storia: un amore impetuoso durato una vita, segnato da avventurose scorribande in rombanti vetture quando ancora non esisteva l'autostrada tra Catania e Roma; quando raggiungere Lagonegro era una impresa degna di Ascari; quando nel tragitto si trangugiavano mangerizie senza mollare il volante. E si sbarcava nel Grand Hotel di via Veneto stanchi morti, ma pronti a vivere la passeggiata tra l'ambasciata USA e il Tritone.
E si incontravano i principi veri, gli attori di Hollywood, gli intellettuali che hanno segnato la storia, quelli stranieri innamorati dell'Italia che lasciavano il loro cuore in via Margutta, come cantava Renato Rascel.
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Quei ricordi, con uno stile immediato che li rende vivi all'istante, si leggono nelle pagine. Si vedono nelle foto numerosissime che arricchiscono il volume. E lì vedo il fascino della Bella Italia: Elsa voluttuosamente immersa nel sole; Elsa che audacemente va in Vespa (con un dolce sorriso ammaliante), Elsa con l'abito da sera alle prime del Massimo... Sempre lei: nella redazione del nostro giornale, nelle serate accademiche (è stata protagonista delle scene e della vita culturale etnea), Elsa che si immerge tra gli alberi come una ninfa dannunziana. Elsa con il marito (un amore costante e costantemente radioso)...
Ha lasciato la parola al marito in alcune pagine che possono valere come la descrizione della nostra dolce epoca, degna di un altro film felliniano: «Elsa si esibì nello sci nautico: avvennero i nostri naufragi a mare, lei con una barchetta di plastica ed io piombando in acqua senza sapere nuotare e completamente vestito mentre dal molo salivo su una barca a remi dopo aver venduto un motoscafo che ci aveva lasciati in mezzo al mare investendo l'unico scoglio affiorante tra i Faraglioni dei Ciclopi».
Ha ragione la poliedrica Elsa: la bella époque, la gioia di vivere, non ha confini cronologici, quando si ha una gran voglia di vivere. La joie de vivre.
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