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Calamassi

Gianni (Firenze), poeta, narratore e pittore, vive a Firenze. Si laurea in Scienze Biologiche. Frequenta la Piccola Accademia presso la Galleria dello Sprone, ed è uno dei fondatori del Gruppo Harf nel 1970.

"Si direbbe che il male di vivere montaliano sia fortemente inteso nella poesia di C., ma qui la parola sostiene e richiama con un suo percorso inusitato immagini e sembianze, memorie e occasioni. (Guido Miano)». L'autore è inserito nel "Dizionario Autori Contemporanei" (2006, G. Miano, Milano).

L'autore è molto impegnato anche nell'attività artistica ed è socio di alcune fra le più rilevanti associazioni culturali toscane; "Circolo Poeti e scrittori di Empoli", "Armonia delle Muse", Centro culturale "Firenze - Europa - Mario Conti" e "LiberArte" di Sesto Fiorentino.

Ha pubblicato: Birbonate fiorentine (2003, racconti), Compos mei (2004, poesia), Bacheca (2005, poesia), Nina, al femminile... è meglio (2006, racconti), Angeli stanchi (2009, poesia), Le parole rubate (2011), Il lustro cosparso - Orcheomai (2014), Discordanze intermittenti (2015, poesia), Paesaggi toscani ed oltre... (2015, poesia), Le radici dell'albero caduto (2018, poesia) Parole finalmente attese (2018, poesia), Birbonate fiorentine (2018, narrativa),  Una vita tra segni e parole (2019, with Gabriella Vegni).

Numerose sono le sue presenze in apprezzate antologie letterarie.

Sulla sua produzione letteraria e artistica hanno scritto, tra gli altri: S. Arfelli (2014) «La forza del disegno è preponderante nella produzione di C., disegnatore a tutto tondo, raffinato e preciso, di quelli che le Accademie oggi non sfornano più. La varietà simbolica che si riscontra nelle sue opere grafiche (dal disegno all’incisione), la ricchezza interpretativa e la sensibilità cromatica, lo rendono un autentico Maestro del genere …» - M. Batisti (2007) «Lottatore d’indole, C. non ha mai rifiutato il confronto con la vita, spesa giorno dopo giorno con misurata saggezza, facendo tesoro delle varie esperienze di insegnante, di promotore di idee e di progetti, di proponente espressioni artistiche permeate di una rara interiorità.» - A. Becchi Azzurrini (1984) «Tu scrivi come per costruire un disegno, uno di quei tuoi disegni terribilmente precisi, così tanto precisi da far sempre credere che all’improvviso c’irrompa un granello di follia. (E, talvolta, succede).» - L. Bicchi (2007) «Per chi intenda avvicinarsi ad opere di grafica non è semplice: non troverà infatti l’accattivante invito del colore, al contrario dovrà misurarsi, nella definizione dei volumi, delle prospettive, della tridimensionalità degli oggetti e dei corpi, con l’ombra del nero, l’anticolore. Con la Grafica si chiede quindi, un supplemento di pazienza e di attenzione per ricercare e catturare nei segni scuri le idee dell’artista. E’ evidente che questo sforzo supplementare, sarà tanto più compiuto quando l’autore riesce ad inserire nella sua opera quei tratti capaci di mantenere vigile l’attenzione del visitatore. In caso diverso avremo una lettura rapida e quasi superficiale dell’opera: sono sufficienti un abuso d’ombra, un tratto incerto, una non convinzione del progetto realizzativo. Non è questo il rischio che si corre con C.; anzi il gioco sottile che compie tra segno ed ombra, avvince ed introduce il fruitore dell’opera ad un percorso quasi misterico nella paziente costruzione del soggetto rappresentato. E’ poeta di buona lena C., tra realismo e trascendenza, del poeta ritrasporta sulla carta la capacità di analisi, la ricerca del tratto come parola specifica per la realizzazione. Quindi pazienza, fatica, precisione e poi il segno deciso che fa individuare il percorso artistico, l’ombra sottile che sottraendo al soggetto la dimensione temporale, regala al complesso una piena astrazione, sia che si riferisca a soggetti architettonici che a corpi o ad oggetti di uso comune. E’ questo il gioco sottile che regala al visitatore, adesso fruitore pieno, la ricerca e la scoperta di significati personali dei quali l’intera opera di C. è pervasa.» - «C. biologo, insegnante, progettista, inizia la propria esperienza nelle arti visive nel modo più appropriato: il disegno con grafite. Il percorso è interamente dedicato alla figurazione ed in questa al ritratto (anni '60), negli anni '70 prosegue la propria esperienza/formazione con alcune escursioni nell'uso dell'olio e, successivamente, delle tecniche miste. Dalla lettura delle opere, ancorché dettagliate e precise, si intuisce che l'artista avverte di non aver trovato una propria definitiva maturità espressiva. L'esperienza successiva è con le chine, e qui G. C. inizia a trovare il proprio mezzo per comunicare un pensiero, una sensazione, un ricordo. A mio parere si definisce una sintesi più perfetta tra il C. uomo del fare e l'artista che sente dentro di sé. La figurazione si fa ancora più accurata; L'introduzione di alcuni elementi surreali ed onirici lo aiuta ad ammorbidire la secchezza del tratto di china. Questo accorgimento si fa ancora più marcato man mano che l'artista si addentra nelle sfere più intime e nascoste dei propri convincimenti e desideri (tra gli altri Crisalide Celtica, Sogno erotico, Il presagio, La signora degli Acheni, L'adulterio). Raggiunge in modo particolare l'apice di questa esperienza, pronto ad affinarsi ancora, con due opere entrambe del 2008: Omaggio a Fattori (che tanti consensi ha raccolto nell'omonima mostra collettiva, organizzata da LiberArte, tenutasi nello stesso anno al Centro Espositivo Berti di Sesto Fiorentino) e Kaminari. In queste due opere si individua un ulteriore avanzamento della qualità espressiva di Gianni Calamassi, una maturità di tratto, un tempo sospeso nella lettura delle due opere che rimanda all'altra caratteristica di C.: lo scrivere. E del suo scrivere tanto si legge nell'attesa vigile dei due soldati della “Vedetta” (quadro del Fattori ispiratore dell'opera), nella polvere della strada bianca, nel muro calcinato, nella precisione del ritratto del maestro), nel sonno turbato della donna giacente, nell'ideogramma marcato di “Kaminari”. Questo collegamento tra composizione scritta e arte visiva, forse rappresenta oggi la nuova frontiera dell'artista, qualcosa di già tentato nel '65 con la poesia inserita nel ritratto di Daniela, ma che adesso raggiunge un momento più alto in quel dire e non dire, in quell'accennare senza marcare troppo, in quell'eleganza di tratto che caratterizzano la più recente produzione. I percorsi della grafica non sono mai agevoli, G. C. pare aver trovato un giusta chiave interpretativa. Ci attendiamo altre positive evoluzioni in questo cammino che vediamo molto più lungo dei cinquanta anni che l'artista ci propone.» - M. Carocci «C. non è solo un ottimo poeta, non solo un bravissimo pittore, ma un artista a trecentosessanta gradi che tramite l'osservazione attenta di ogni cosa, luogo, sensazione, profumo, memoria, sa trovarne l'essenza, la parola, il tratto. Niente di ciò che egli crea è statico, illogico, retorico. La sua poesia è vita interiore ed esperienza umana dove la ricerca dell'attimo da assaporare diventa per il lettore immediatezza di sensazioni da vivere e da comprendere. Così la sua pittura, tratto morbido, osservazione e attenzione, trasmigrazione introspettiva fra il vedere e il sentire dove il tutto prende forma, armonia, trasparenza. Mattoni incrinati, fiori da sbocciare, vicoli antichi, chiome degli alberi mai immobili quasi che il vento li accarezzi. I suoi vetri trasparenti, le sue conchiglie amate, delineate, immortalate in quell'amore che sa di abbraccio, ricordo, sapienza. Uomo di grande cultura, impegno e storia, uomo di umiltà e di valore; sa scrivere storie di poesia e pittura in un unico tracciato senza mai scindere le due arti, un unicum di emozioni dove il carattere sensibile dell'uomo diventa firma d'autore.» - «La parola dell’autore, prende il sopravvento, riuscendo da sola a levigare il pensiero soffermandosi in quei “nodi” che la vita ci propone senza scelta e cercando così nella matassa delle emozioni, quella linea che conduce alla verità sul dubbio.» - A. Carraresi «Le parole rubate rappresentano il top della tua opera poetica. Tutto in questo lavoro è particolarmente ispirato, anche le parti in prosa. Le tue “riflessioni sulle parole” , mirabilmente esposte con una forma narrativa perfetta sono di una profondità e di una saggezza infinita.» - R. Cassigoli «La Parola è particolarmente importante nella poesia di G.C. non solo perché è l’ingrediente fondamentale senza il quale non è data poesia, ma per come nei suoi versi dolci e saettanti, magicamente pervasi dalla nostalgia e dalla curiosità dei bimbi, G.C. la ripropone in acrobatici accostamenti di suoni, di immagini e di colori a definire paesaggi della memoria alla ricerca dell’Io più nascosto e più profondo.» - Bruno Chisu - A. Ferragina (2003) «Caro G. le tue opere sono accomunate nella loro diversità dai valori e dalla esecuzione. Tutto dice: vai avanti perché la tua è una meravigliosa ricerca di grosso valore.» - R. Fiorini (2008) «C. artista fiorentino con le sue chine raffinate in cui si alternano il tratto rigoroso nei temi di paesaggio e il segno mobile e fluido dalle intonazioni liberty nelle figurazioni simboliste.» - «Il segno pulito e le luci intense nei temi realisti come nelle composizioni che attingono all’immaginario, riescono nel bianco e nero a non soffrire dell’assenza del colore.» - A. Franceschini (2005) «C. è un artista completo quello che io definisco un cantastorie moderno che profuma d’altri tempi. Domatore Domato da una fedele compagna: la sua matita che rapito dall’ispirazione utilizza sicuro con grazia e competenza, sia per disegnare che per scrivere alla ricerca continua di un’alternanza perfetta di ritmi, immagini e colori.» - G. Giovannoni «È nella profondità appena percepibile del significato, grumo della coscienza di sé nel mondo, che la ricchezza espressiva della parola si addensa, intrisa di emozione prima che il suono modulato la renda chiara e distinta comunicazione. È questa la parola che Gianni Calamassi predilige; questa la parola che cerca, questa la parola che lo tormenta nella tensione di decifrarla.» - (2008) «C. è un fiorentino del Rinascimento; se lo cercate, lo trovate probabilmente in un cantiere .Fino a poco tempo fa l’avreste trovato anche a scuola, a insegnare ai ragazzi il rigore del modulo o la simmetria delle conchiglie. Se, per caso, lo vedete a una scrivania, la scrivania è ordinatamente ingombra di disegni nitidamente incisi paesaggi, cattedrali, volti intensi, figure femminili in pose quasi sfuggenti, misteriose. Pochi tratti, morbidi o decisi, linee curve, rette, ondulate. Ma ogni tratto rimanda a un ”altrove”, a uno spazio più ampio, anche oltre il limite del foglio; ogni tratto vi cattura nella raffigurazione, ma vi suggerisce di immaginare l’”oltre”. Nel brusio del cantiere o solitario alla scrivania, G. C. ascolta le parole del quotidiano, ma le”ruba” all’uso immediato, ne coglie la profondità complessa del significato. Sa che le parole portano sempre”oltre”. C. è anche scrittore e poeta.» - M.L. Guaita Vallecchi (2005) «Complimenti vivissimi. Mi piace molto il posto e i lavori presentati.» - N. Guelfi (2010) «Scrittore e poeta dal riconosciuto talento, le cui doti potranno continuare ad essere foriere di lusinghieri esiti artistici. Raro incontrare un artista così padrone del disegno… Opera con impegno professionistico, partecipando a numerose manifestazioni artistiche, aggiudicandosi continui riconoscimenti. C. ha la forza di saper guardar con giudizio ironico e di saper demitizzare e disincantare con la sua pittura. Non si arrocca sotto l’etichetta di una qualsiasi ideologia. La sua una tecnica raffinata che tocca il limite del virtuosismo e del compiacimento. Opere dalla circostanza poetica ove la creatività è documentale di una visione della natura con l’insieme di tristezza e felicità. Ci troviamo realmente di fronte ad un’estrema purezza artistica ed espressiva.» - A. Pasolino (2011) « La grafica specialistica di C. potrebbe portare a una certa difficoltà di lettura descrittiva e di superficie, ma se riusciamo a entrare nel simbolo suo equivalente, quello Tantrico, in sintonia con la lettura e l’interpretazione onirico-dinamica del titolo medesimo, ci accorgiamo che l’opera parla già da sé, ai cultori dell’energia occulta, il fuoco sessuale del Tao, ovvero quella del tantrismo indiano, non c’è che da osservarla con l’occhio dell’iniziato, con umiltà e con le stesse speciali emozioni che hanno suscitato nella percezione del critico, così dello studioso di religioni e mistiche orientali. L’artista ha rappresentato graficamente quelle emozioni e quelli stati d’animo trasmessi da certe situazioni difficilmente traducibili in un modellato-schema grafico, delle forme di pensiero psichizzate sulla parte inferiore del rachide umano. Per questo si dovrà comprendere nell’ottica di lettura dell’opera di C. – graficamente pre-puntillista –, in quanto analista dell’anima, come nascono le polarità essenziali di Spirito e materia. L’opera, si è detto, la risultanza di un’investigazione nel grembo immenso di un profondo stato d’animo…più profondo, asseconda più il cuore della ragione. L’opera è un omaggio all’atto estetico e della femminilità ispiratrice (riflesso di Dio) del mentale-superiore. Nella ricerca di quell’energia comunicativa che si trova in ognuno di noi. E che, nella grafica, può essere raggiunta con una parziale astrazione della realtà, assecondandone percezioni che vanno oltre il pensiero razionale dell’uomo. E’ un’autentica vera opera d’arte, in sintonia con il paradigma di Leonardo: ricerca, comunicazione ed emozione.»- D. Pronestì (2011) «Leggere i versi del poeta e pittore fiorentino C., significa assaporare la forza evocativa della parola, il suo essere sottile, vibrante sonora, descrittiva o astratta, carezzevole o aspra, a seconda dei casi; sensazione non diversa da quella che si ricava osservando i suoi paesaggi, in cui il segno grafico descrive l’incanto della Natura, la sua bellezza che commuove e ritempra, ma anche il mistero che l’avvolge e la rende terra di confine tra luce ed ombra. Può accadere che la parola intervenga in aiuto dell’immagine quando questa non risulti immediatamente comprensibile, e viceversa sia l’immagine a sciogliere i nodi di senso e farci calare dolcemente nei recessi più oscuri della parola. E’ possibile, invece, che entrambe si caratterizzino per semplicità e chiarezza, tanto da risuonare l’una nell’altra come note di una sola armonia che si fa canto universale.» - S. Ranzi (2005) «Diligenza e rigore sono le peculiarità più interessanti della sua grafica a china che mette in opera soggetti di lirico naturalismo e tematiche di composito simbolismo. Complimenti all’artista e allo scrittore.».

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