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Dal Zilio

Mara (Quinto di Treviso), scrittrice, vive a Padova.

Attrice, scrittrice, sì è occupata di teatro scrivendo una parte integrante di un testo teatrale da lei liberamente ispirato ad Albert Camus. Ha recitato con numerose compagnie teatrali tra cui il “Teatro dell'Università di Padova”.

Ha pubblicato Zina, il mio tempo (2005), Ipotesi su Giulia (2005), Di pari passo con la vita (2016).

Sulla sua produzione letteraria hanno scritto, fra gli altri: F Aglieri «Zina, il mio tempo è in sintesi l'emblema dell'uomo moderno, combattuto tra felicità e angosce, che vive e sopravvive ai piccoli drammi quotidiani in quel rasentarsi di solitudini che è la vita; perciò il Suo racconto induce alla riflessione sui più svariati argomenti del vivere sia nel quotidiano impatto esteriore che nella continua ricerca interiore, e dovunque affiora, senza appesantire il testo, l'illuminazione filosofica dell'Autore, cioè la Sua filosofia di vita. Sta al lettore coglierla (e confrontarsi) o limitarsi ad inseguirla, collegando le varie vicende narrate. Dal punto di vista tecnico del libro colpisce una caratteristica che consiste nel saper mettere in moto le frasi una dopo l'altra così che l'universo narrato, qualsiasi sia l'argomento, pare rotolare con coerenza e leggerezza trasparente; difatti, la qualità principale dell'opera sta nella quantità di informazioni suggestive che riesce a comunicare al lettore, affidandole ad un linguaggio semplice, esauriente, che dà una compattezza corale alla lettura.»; G. Bárberi Squarotti «[...] il suo racconto è molto interessante e originale, sia per la costruzione a brevi e rapidi ed efficacissimi lampi di essenziali esperienze fino alla maturazione dell'anima e del cuore, sia per la capacità singolare di cogliere la verità della protagonista e degli altri personaggi. [...]»; D. Benigni «Zina, il mio tempo è un libro sul quale sembra anelare davvero la presenza di un angelo. Quasi un custode della vita di un’adolescente come tante, ma dotata di un’anima profonda come poche. Gli angeli hanno una natura divina, ma si calano costantemente nei nostri pensieri, nel nostro cuore, donandoci protezione anche quando dimentichiamo di chiederla. Questo sembra voler dire Zina al lettore, trasportandolo in una nuvola di leggerezza, quasi come un origami di carta che accompagna il piccolo volo intrapreso. La scrittura dei brevi capitoli di cui è composta l’opera, ricorda molto lo stile pacato e pulito della prosa orientale, e lascia negli occhi un’impronta di grande serenità, oltre che di tenue saggezza.»; F. De Napoli «L'alba del terzo millennio mostra come le vessazioni ai danni delle donne si siano moltiplicate nei più remoti angoli del mondo. Mara Dal Zilio in Zina, il mio tempo (Edizioni del Leone, 2005) ci presenta Zina, diciottenne in fuga da una cittò morta "dove gli angeli piangono" per inseguire l'incerto "puzzle" dell'universo. Avvincenti le sue confessioni: "Con l'utopia di una adolescente tenterò di manipolare il tempo guardandolo trascorrere." Zina intende riappropriarsi del proprio corpo reclamando "il riscatto alla vita". Ma quale immenso coraggio occorre per vivere! E' una sfida al velo della notte: "Ancora la mia ombra sarebbe uscita dalla luce e diventata luce nel buio". Viene alla mente E. M. Cioran: "Il Nulla era senz'altro più confortevole. Com'è difficile dissolversi nell'essere!".»; M.G. D'Ettoris «Protagonista e spettatrice, Zina è figlia di questo tempo. Un tempo breve come un batter d'ali. Fragile come un globo iridescente. Un tempo che induce, tra vessilli e illusioni ottiche, all'attesa eterna del messaggio dell'imperatore. Come in un piccolo gioco delle parti, Zina si specchia nei suoi simili. Ascolta attorno a sé la vita pulsare. Ascolta l'animo femminile, un universo di antiche alchimie. Adolescente con occhi curiosi sul mondo, percorre questo tempo in divenire, immaginandone nuovi percorsi... e, convinta che la forza e l'incanto ci rendano eterni, ci chiede di non dimenticarla.»; F. Lepre «Queste storie hanno un approccio diverso, quasi uno specifico poetico, profondo e variegato, con un'ottima struttura narrativa. In questo volumetto, l'esperienza del tempo non è intesa ontologicamente, ma come semplice oscillazione e scoscesa a trascorrere. Superfluo è, quindi, il parlare a lungo di questi lavori, perché nella loro brevità, è concentrato tutto il positivo di un racconto che si fa leggere con sincero gradimento.»; L. Nanni «Leggerezza di tocco in un ‘serial’ di racconti che possono costituire un romanzo tanto le storie sono collegate, come peraltro i personaggi. Tale felicità di scrittura si riscontra soprattutto nelle parti ove la capacità fantastica ha modo di esprimersi appieno: ed è esemplare ‘Il labirinto della città vecchia’ per la finezza espressiva e psicologica che forma un quadro unitario. È presunzione ritenere simile stile tipicamente femminile? Ora per l’autrice in IV di copertina si parla di ‘primo racconto pubblicato’: di là di ogni tipologia conta il risultato.».

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