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Forti
Gemma (Roma), poetessa e scrittrice, vive a Roma.
Ha compiuto numerosi
viaggi di lavoro in diverse parti del mondo,
venendo a contatto con realtà molteplici. Pur occupandosi di scrittura sin da giovanissima, ha
pubblicato con la casa editrice Fermenti: Zeffiro Cortese (1996, con proprie illustrazioni e prefazione di
Dario Bellezza); Finestra in alto (1997, introduzione di
Plinio Perilli, copertina e tavole di Sergio Ceccotti);
Gli occhi della genziana (2000, nota introduttiva di
Stanislao Nievo
e copertina di Umberto Mastroianni,
una storia in
versi che attraversa il Novecento; vincitrice del premio per la
poesia "Fiore di Roccia 2001"), il lungo racconto La
casta pelle della luna (2002, Fermenti),
Candidi Asfodeli Vezzose Ortiche (2004,
Fermenti, prefazione di D. Di Stasi e copertina di M. Cossyro; raccolta di
poesie 1998-2003), Zeeero (2007, poesia, introduzione di
Marco Palladini),
Ruvido Lago (2010, romanzo),
Il pollice smaltato (2013, poesia, introduzione di
Gualtiero De Santi).
Ha partecipato come coautrice “sine
nomine” a Marcha Hacker - risata cyberfreak
(2005, Promopress). Nel campo della narrativa ha
pubblicato diversi racconti: Il fermaglio
e La polvere bianca, inseriti nell'antologia
"Partitura per voci narranti" (2000, a cura di Donato
Di Stasi, Fermenti editrice); e nella rivista
Fermenti ha
pubblicato: Cielo di stelle
e La bocca (nr. 223);
Il letto
rosso e Paloma rispettivamente nei nn. 225 e 226;
Corri, corri, corri e
Una sera d'estate nel nr. 236 e il lungo racconto
Gloria pubblicato nel nr. 238.
È presente con inediti nelle antologie
Riluttanti al nulla - 10 poeti del dissidio (2007, Fermenti editrice),
Letteratura italiana. Poesia e narrativa dal
Secondo Novecento ad oggi (2007, vol. I, Bastogi) e
La trama strappata (2011, a cura di
Donato Di Stasi,
Fermenti editrice). Antologia n. 9 - Nuovi Fermenti Poesia
Dentro spazi di rarità; con testi inediti (Fermenti Editrice,
2015)
È inserita in diverse antologie poetiche
(Geometrie e l’Altro Novecento, voll. IV, V
e VII), nella Storia della letteratura italiana
contemporanea (2003, a cura di N. Bonifazi, Edizioni Helicon) e
nell'almanacco I Limoni, oltre che su quotidiani e riviste. È stata
recensita, tra l'altro, dalle riviste Poesia e Gradiva. Promotrice ed ideatrice di vari progetti artistico-culturali, si sono occupati della sua attività letteraria nomi significativi della critica e della cultura.
Sulla sua produzione letteraria hanno scritto, tra gli altri: G. Bárberi Squarotti
«Il suo è un presso che ininterrotto discorso di amore e di vita, condotto con
ritmi e notazioni essenziali, nette, precise. Il rischio è una certa secchezza.
Il positivo sta nella vittoria su ogni tentazione di effusione e di patetico» -
D. Bellezza «F. abbatte con le sue parole le
forme della consuetudine. Infatti non registra avvenimenti, ma crea eventi
poetici.» - G. De Santi
(dall'introduzione a Il pollice smaltato) «E'
una scrittura...che vuol investire e anzi aggredire il presente. Nel succedersi
delle soluzioni sbigottenti e persino a tratti eccentriche determinate dallo
sfaldamento della realtà e dallo stupore che questo ingenera, non si dispiega
nessuna polemica per mero partito letterario volendo solo agire contro le
convenzioni, avverso un feticismo archeologico della letteratura che oggi sembra
imperversare presso veneranti neo-arcadie. O meglio questo anche avviene. Ma
rimanendo per così dire implicati nella meccanica dei versi e dei lemmi, delle
strofe e del ritmo: tutti insieme mezzi necessari per una terapia d'urto contro
un presente insostenibile. In questi andamenti e scorrimenti delle frasi
poetiche in cui le parole scaturiscono l'una dall'altra per contiguità e insieme
per connessione semantica, per evocazione fonica, i concetti poetici divengono
in un tratto sintagmi pittorici (o scultorei, nella logica di un rimario
pietroso) e insieme concetti pratici, funzionali al discorso, perché no anche ideologici nel senso di una concezione del mondo e di una sua lettura
critica.» - D. Di Stasi
(nell'antologia
La trama strappata, scheda critica) «F. vi fa entrare nel suo raffinato ristorante, preparandovi
manicaretti magistrali, farciti di ingredienti oscuri, dal sapore
ambiguo... abile miscelatrice di personaggi patinati e storie torbide, di
esistenze edificanti e vicende vorticose come l'inferno.
Sotto le sembianze di tacite convenzioni espressive, ribolle un mondo agli
antipodi, un intero albero genealogico di individui avvelenati dall'eccesso
di denaro, o frustrati dalla sua eccessiva mancanza.
I due racconti... configurano l'invecchiamento e il decadimento di una
società che autorizza sguardi sinistri e conclusioni poco consolatorie.» - «(in La
casta pelle della luna) F. è maestra nel disegnare linee precise di
oggetti, segmenti di dettagli ordinati che in vero nascondono il caos della
corruzione, della decomposizione, della morte. Scrittrice visionaria (non
casuale il riferimento a Light breaks where no sun shines di Dylan
Thomas) e iperrealistica avvince il lettore con una scrittura rapida,
paratattica, che non concede alcunché all'orpello e all'esibizionismo
retorico...» - «(in Partitura
per voci narranti, Fermenti, Roma 2000) La cabala dell'arte degenerata
non ha nulla da dividere con la primitiva rudezza, con la prorompente
sensualità di queste storie che indagano i luoghi più scabrosi e remoti della
personalità di una donna. Priva di complicanze contrappuntistiche e di false
sottigliezze armoniche, F. insegue un effetto ritmico compulsivo, un immediato
coinvolgimento sensoriale... Amore e morte rivivono nei suoni più oscuri e
sanguigni di un jazz sinfonico.» - «[Candidi Asfodeli Vezzose Ortiche] F.
sorprende per il suo scrivere zigzagante fra una pletora di suoni soffiati nella
spenta phoné odierna; colpisce la lunga schermata di immagini sovraccariche,
tracce in movimento di una tradizione che dal paroliberismo futurista, ai versi
percussivi di Rebora, alle improvvisazioni tonali di Aragon, ha attraversato il
Novecento per venire a depositarsi, quasi sempre in modo originale, nella sua
poesia. Candidi Asfodeli Vezzose Ortiche affonda in una negatività tanto
profonda da rivoltarsi nell’estremo opposto dello slancio invocatorio, della
forza vitalistica a fondamento dell’immaginazione mitopoietica, sempre decisa a
rinnovare se stessa e il mondo.» - L. Fontanella
(in "Gradiva" n. 19/2001) «Poesie (con forte tendenza alla forma del
poemetto narrante) di notevole capacità rappresentativa laddove la
rappresentazione slitta facilmente in striature surreali, sinuose, eleganti
nelle quali convivono, in ossimorica armonia, componenti parodistiche, tragiche,
(auto)ironiche e autologiche che credo sarebbero piaciute a un poeta come Dario
Bellezza. Si tratta di una fisicità tenera e terrena, ammiccante e stralunata,
piuttosto originale nel panorama odierno della poesia-in-prosa.» -
M. Lunetta (in: Fermenti, 227/05) «Candidi
asfodeli (con tutto il profumo di pallida morte, secondo l’arcaico mito
ultraterreno) è un libro plurale, una operazione che elabora il sogno senza
chiudere gli occhi, e anzi chiamando a raccolta tutte le facoltà (materiali e
intellettuali) di un’autrice che non cessa di rafforzare, su una acuta
sensibilità nativa, le proprie risorse di cultura e di confronto.» - D. Maffia
«...anche F., dopo le sue prime raccolte apprezzate dalla critica e da un poeta
come Dario Bellezza, volge la sua attenzione al poemetto e, nella bellissima
introduzione, Stanislao Nievo si domanda "quale destino può avere oggi
...un racconto in versi che si svolge al principio del secolo nella prima parte,
e alla fine dello stesso nella parte conclusiva". La risposta non è
difficile ed è positiva, perché F. narra in versi con naturalezza, proprio
come una che abbia Gli occhi della genziana
e sappia indagare nell'animo umano riuscendo a scandagliare ciò che di vitale e
necessario sta nel sentimento e ciò che invece si consumerà nel succedersi
degli eventi senza lasciare traccia alcuna...» - «F. non suggerisce soluzioni,
lei entra negli avvenimenti, nelle piccole sfumature, nel ‘gioco consueto’, ma
non vi s’adagia, vuole, ad ogni costo, far parte del senso degli esseri e così
si coinvolge, si fa forma di tutto, ansia di tutto, voce che invoca e racconta,
creatura che ascolta la disperazione del tempo e dello spazio...» - S. Nievo
«...Nella vicenda appaiono poeti e personaggi della storia del Novecento a
condurre i pensieri della protagonista e questo è il punto di forza dell’eroina
innamorata per scandagliare e sorreggere il suo cuore. Al tempo stesso
costituisce la trama nascosta di questa storia in versi... È il passo doppio che
fa penetrare nei meandri linguistici i compagni di viaggio di Angelica e della
sua autrice. Il finale è a sorpresa...» - M. Palladini
[dalla prefazione a Zeeero] «...dentro il concetto della sua 'vuotità'
matematico-filosofica potrebbe contenere risonanze 'zeromaniache', di
'zerofollia' da 'zerolandia' del corrivo cantante Renato. Quasi nulla oggi si
salva, non lo ignora certo F. che cita ad hoc Cicerone ("O tempora! O mores")
e tampina scettica l'anima "animale sociale" di un uomo che rifiuta di essere
ciò che è, dissipatore mortale contro la natura e contro la sua stessa
natura...» - R. Paris «La poesia di F. è intimamente religiosa. Per lei la morte è qualcosa che lavora nel profondo, che scava e rende più luminosa
la Finestra in alto. In Finestra in alto,
l’autrice raggiunge la sua piena maturità espressiva.» - R. Piazza «(in: "Vico
Acitillo 124-Poetry Wave: recensioni") Poesia dalla cifra originalissima [Gli
occhi della genziana] quella di F., dalle tonalità vibranti e
contenute, tuttavia, in uno stile, una forma pura e classica, dominata da un
nitore e una maestria nel descrivere situazioni...». Oltre a A. Rosselli, G. Rimanelli, P. Perilli, V. Esposito, D. Cara, S. Folliero, G. Sicari, A. Veneziani, D. Argnani, D. Di Biasio, M. Gregorini,
G. Neri, W. Nesti, G. Scartaghiande, G. Ladolfi, M. Battilana, C. Depetro, F.
Verdi, C. Carotenuto, M. Racioppi, F. De Napoli, A. Di Consoli, G. De Santi, S. Schimperna, C. Chiodo,
K. Mariottini, M. Ragazzoni ed altri ancora.
- e_mail ferm99@iol.it
- web www.fermenti-editrice.it
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