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Lippo
Angelo (Taranto 1939-Taranto 2011), poeta, scrittore, critico letterario e
artistico. Nipote di carrettiere, ha sempre militato
nella sua Taranto pur non negandosi diversi momenti per partecipare alla vita
culturale nazionale. Negli anni ha partecipato a Convegni nazionali in qualità
di relatore, nonché a manifestazioni poetiche e recital. L’inizio della carriera è fortemente
segnata da un’attività pubblicistica espressa a più livelli, soprattutto su
settimanali a diffusione regionale. Notevole la presenza sulle pagine de La
tribuna del Salento (Lecce), Il Gazzettino dello Jonio
(Siderno-Reggio Calabria), Il Giornale del Mezzogiorno (Roma), La rivoluzione
liberale (Taranto), La Tribuna (Roma), con interventi di natura socio-culturale, di politica e di economia locale, anche sotto forma di inchieste ed
interviste. Insolita, ma non meno importante, qualche sortita nel giornalismo
sportivo, con corrispondenza locale per Il Giornale di Bergamo.
Nell’ambito delle lettere assume rilievo
la presenza sui quotidiani regionali: La Gazzetta del
Mezzogiorno,
Corriere del Giorno,
Puglia, Tempo, nonché sulle più
importanti riviste di cultura nazionale: Lunarionuovo, L’Informatore
librario, Spirali, Oggi e Domani, Laboratorio,
Prospettive Culturali, Pietraserena, La Vallisa,
Terra del fuoco, Impegno ’70, Punto d’incontro, Il Secondo
Rinascimento, Quinta Generazione e decine di altre.
Ha organizzato e organizza manifestazioni di
ampio respiro su incarico di civiche amministrazioni.
Sul versante delle arti visive, ha
firmato alcune monografie di artisti italiani contemporanei, scritti in catalogo
o recensioni a rassegne d’arte, di cui soltanto una parte è stata raccolta in
volume. Nel contempo tenta a più riprese una storicizzazione della pittura
dell’area ionico-salentina, varando nel 1970 la rassegna
Proposta ’70 (catalogo
Centro Studi “Proposta” con introduzione critica di Ennio Bonea), poi
Figurazione settantacinque, mostre delle quali si interessano le più
qualificate riviste del settore, come Le Arti di Milano. Nel 1987, su
mandato dell’Assessorato alla Cultura del Comune di Taranto, organizza la mostra
fotografica Obiettivo mare, nell’ambito della rassegna estiva, progetto
che non passa inosservato, con degnazione sulla rivista milanese Reflex.
Negli anni ’90 riprende il contatto con
le arti figurative e vara alcune Rassegne: Percorsi e segnali – Arte
di fine millennio nel Mezzogiorno d’Italia per il Comune di Massafra (Taranto),
poi nel suggestivo scenario delle “gravine” a Palagianello (Taranto) la mostra
Parole & Immagini, entrambe nel 1999, mentre nel 2000 attua il progetto
itinerante Cinque percorsi dello sguardo, con tappe a Bari, Noicattaro,
Castellaneta, Massafra, Grottaglie. Nel 2001 un’altra rassegna itinerante:
L’immaginario silente, approdando a Palagianello, Sant’Andrea di Conza (Avellino)
e Taranto, nel 2002 il progetto Un libro, una mostra, svoltosi di
Atripalda (Avellino), che negli anni successivi si infoltisce di ulteriori rassegne:
I colori del vino, Identità del contemporaneo, Magie Mediterranee, Arte in
Salento (itinerante), Voci di frontiera (relativo volume
poetico-artistico), Artisti e Briganti: questa è un’altra storia.
Sue poesie sono apparse nel tempo su
moltissime riviste di letteratura italiana e straniera: Terra del fuoco,
Materia, Laboratorio, Il Volto, Piccolissimo, Il
Poliedro, Il Pensiero (Missouri), Il Policordo, Estuario,
Italia Turistica,
La Procellaria,
Ghibli, e nelle
pochissime occasioni in cui le presenta a concorsi, ottiene anche ampi
riconoscimenti, fra i quali vale la pena ricordare: Silarus, 1970;
Borgognoni, 1976; Tolentino Terme, 1978; Camposampiero, 1979;
Beniamino Joppolo, 1983; Rabelais, 1999; Giovanni D’Alberto,
2000. Sue poesie sono state utilizzate da
Luigi Bianco, direttore di Harta, per i progetti: Le case della
poesia: poeti a cielo aperto e La strada della poesia.
Ha pubblicato numerose opere:
opere di poesia:Quaderno
d’amore (1963), Tra questo e l’altro
(1976), La carne stretta (1979,prefazione
di Marcello Venturoli),
Filo Diretto (1982),
L’ape invisibile (1985, prefazione di
Giacinto Spagnoletti), Caprice des
Dieux (1992), Alfabeto del mare
(1992), La trama oscura (1992),
Il castagno di Martino (1996),
La vita si scandisce limpida (1996,
prefazione di Enzo Santese),
Origini (1997), La
morte felice (1999), Le sillabe del vento
(2001, prefazione di Dante Maffia), Calice (2002),
Fragile artificio (2006), Elogio
dell’ebbrezza (2009, prefazione di Luigi
Scorrano), Se non matura la spiga
(2011, prefazione di Dante Maffia);
opere di saggistica letteraria e d’arte:
Armando Meoni, profilo di uno scrittore
(1979), La vigna azzurra (1994),
Armando Meoni – La vita e le opere (1996),
Il respiro delle mimose (2000),
Il giardino degli dei (2001),
Il rumore dell’erba – A Sud delle incertezze: la poesia
(2003), Puglia: un’arte di frontiera (2005),
Il filo dell’affetto – omaggio a Giacinto Spagnoletti
(2008).
Sulla sua attività letteraria hanno scritto, tra gli altri:
D. Argnani «...il
verso incalzante, sottile, ironico, si mantiene sempre alto, distinto, assumendo
tutta quell’ampiezza di sonorità e di canto propria della poesia senza inganni.
(1993)»; E. Bagnato «...Tutto ciò L. le
sussurra in un soffio, quasi in un pudico alludere, perché la lingua fatta aria
e battito d’ali leggere e barbaglio di sole, tende a seguire il suo corso di
ritmo e di luce, avaramente distillando sensi e concetti, piuttosto concedendosi
alle immagini. (1996)»; G. Bárberi Squarotti
«Ho letto immediatamente La carne stretta che è un gran bel libro di
poesie.»; G. Cassieri «Ho letto le Sue
poesie e vi ho riportato l’impressione di una schietta, dolente umanità
(1979)»; G. Custodero «E’ una
pagina-confessione esemplare di una poetica misura dell’uomo, senza enfasi, a
fior di labbra. (1986)»; A. Errico «Quella
di L. non è l’ebbrezza dell’oblio. Invece è un’ebbrezza che riporta memorie,
storie, stagioni, voci, brusii, restituisce un passato nitido, senz’ombra,
riconsegna stupori, fa brillare colori. Azzurrità. ( 2009)»;
E. Garello «Il mare? È una silloge, ma forse
sarebbe meglio definirlo un poemetto, di grandissimo valore che colpisce per la
grande maturità espressiva di L., raggiunta, d’una intensità insolita nel nostro
panorama poetico dominato da delle scritture ‘deboli’ partorite da visioni
‘deboli’ del mondo”. (1994)»; D. Giancane
«Una prova matura, convincente, segno di una personalità poetica oramai
solidificata. (1985)»; V. Jacovino «È un
ritorno vibrante della poesia d’amore: una poesia tersa, la cui trasparenza,
assieme al gioco vivo delle metafore e dell’accesa musicalità, conferisce ai
singoli lacerti un ritmo unico. (1992)»; A. Meoni
«Questa tua poesia mi piace perché non è poesia cerebrale né poesia del
sentimento, non lo è di rivolta né di rassegnazione; è la poesia di chi porge e
in egual tempo aspetta dal proprio simile le parole che traggano entrambi da
quella che Rosa Luxemberg chiamava la ‘miseria quotidiana’. (1979)»;
R. Nigro «Il maggior poeta dell’ultimo
Novecento tarantino. (2005)»; P. Ruffilli
«...nella cui vocazione si evidenzia un’istintiva tensione orfica, il fluire del
lampo, la sua azione disgregatrice, la casualità del movimento, la mancanza di
orizzonti, il buio pesto della conoscenza, sottendono nella poesia di L, cui
l’Io del poeta oppone lo specchio riflesso attraverso il quale il passato
ritorna presente e si propone come futuro. (1993)»; L.
Sebastio «È in questa metaforizzazione – che chiameremmo antologica –
il lavoro poetico del L., che non a caso si definisce ‘pescatore di sillabe’,
opposto a chi facile la scrittura e riceva ‘carnieri zeppi di selvaggina’: egli
è invece ‘paziente …minatore’, che però non s’ama: ‘per questo mi detesto’.
L’ideale estetico della poesia, perseguito strenuamente e pazientemente, è anche
a suo modo costrizione e limite, strumento di redenzione e di dannazione. È per
questo, insieme alla soluzione antilogica della metafora, che il classicismo del
L. – classicismo ermetico e post ermetico, si badi – non è rimpianto per il
passato della poesia, ma ci pare possa collocarsi nell’ambito dello
sperimentalismo se non della neoavanguardia. (2009)»;
G. Spagnoletti «Trovo La carne stretta una novità notevole
nell’ambito della nostra poesia meridionale.»; F. Ulivi
«Mi piace la densità e varietà di movenze del suo discorso poetico, e l’umanità,
pietosa del ricordo.»; D. Valli «Belle le
poesie, così essenziali, asciutte, ‘meditate’, portate al limite estremo di una
sponda oltre la quale, dal battito dell’onda, avvertiamo l’essenza della vita.
(1997)» oltre a A. Altamura, G. Amodio,
L. Angiuli, E. Bagnato, A. Cappi, G. Chiellino, M.I. de Santis, P. De
Stefano, D. Dolci, P. Giacopelli, D. Giancane, T.M. Giaracuni, G. Linguaglossa,
M. Marcone, G. Pampaloni, P. Perilli, L. Pierdicchi, G. Segato, C.
Serricchio, A. Spagnuolo.
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