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MicheliGiancarlo Micheli è nato a Viareggio il 3 febbraio 1967. Dopo il racconto di esordio Fucking fist (Baroni, Viareggio 2003), ha pubblicato le seguenti opere di narrativa: Elegia provinciale (Baroni, Viareggio 2007; Fratini, Firenze 20132), Indie occidentali (Campanotto Udine, 2008; premio internazionale “Nuove Lettere”, XXII edizione), La grazia sufficiente (Campanotto, 2010), Il fine del mondo (Ladolfi, Novara 2016), Romanzo per la mano sinistra (Manni, Lecce 2017). Sono state pubblicate, inoltre, le sue raccolte di versi: Canto senza preghiera (Baroni, 2004), Nell’ombra della terra (Gabrieli, Roma 2008) e La quarta glaciazione (Campanotto, 2012; finalista del premio nazionale “Alpi Apuane”, XXXI edizione). Suoi versi figurano nelle
antologie L’ora d’aria dei cani (Baroni, 2003), Altramarea – poesia
come cosa viva (Campanotto, 2006), Atti di
Altramarea e Argonauti nel Golfo degli Dei
(Arcipelago, Milano 2010), L’evoluzione delle forme poetiche (Kairós,
Napoli 2013), Keffiyeh Intelligenze
per la pace (CFR, Sondrio 2014)
ed altre. Suoi articoli e saggi sono comparsi sulle riviste Il Ponte, Rivista di Studi Italiani, Zeta, La Mosca di Milano, Cultura e Prospettive, Erba d’Arno e nei volumi Percy B. Shelley – il cuore e l’ombra viva (Pezzini, Viareggio 2007), Il Mito nel Novecento letterario (Limina Mentis, Monza 2012), Memoires (Limina Mentis, 2014), La Memoria (Ladolfi, 2016), Envoi Gramsci (Campanotto, 2016). Sulla produzione letteraria dell'autore hanno scritto tra gli altri: Mauro Baroni «Si potrebbe qui ripartire da Duby e Le Goff, dalla nouvelle histoire – pensavano (grande illusione) che la Grande Storia venisse fatta dal basso, ignorando che la scrivono sempre i potenti e il corteo dei vincitori (cito il titolo d'una raccolta di poesie dell'ormai dimenticato Pietro Ingrao).» Mauro Baroni nella postfazione alla prima edizione (Baroni, Viareggio 2007) Franco Contorbia «Romanzo per la mano sinistra è un testo ammirevole per la determinazione, davvero massimalistica in tempi di desolante minimalismo, con la quale l’autore ha deciso di confrontarsi con temi che è riduttivo definire alti.» Elisa Davoglio «Grazie alla capacità del M. di offrire al lettore una trama non banale e non agiografica – riferendoci alla figura di Puccini – si assiste alla creazione di un romanzo davvero interessante, da cui viene bandita ogni retorica e si mantiene intatta l'attenzione nel seguire la vicenda di ogni personaggio, ben inserita nel contesto principale.» Carmen De Stasio «In una fluida narrativa per evidenze, Romanzo per la mano sinistra di G. M. consolida l’impressione di continuità antidiegetica propria del territorio umano. Nella flessione severa degli eventi, la scrittura paratattica si affida a gesti dinamici, a vasti significati intrinseci, mediante i quali M. giunge come sfida alla lacerazione quale esperienza capace di aggregare tanto l’intimità dei personaggi, che la loro concretezza, in una figuratività in continuo bilico tra presenza decisa e dissolvenza. » Giulio Ferroni «Il libro di G. M. Romanzo per la mano sinistra attraversa una fase centrale della storia del Novecento, dalla seconda guerra mondiale alle lotte degli anni Sessanta e Settanta, con un ritmo epico, che sovrappone fiction e vicende reali, invenzione e documentazione storica, con una trama in cui la narrazione in terza persona si intreccia con quella epistolare.» Fabio Flego «Tutto questo l’io narrante di M. lo ottiene con la sterniana capacità d’intervento nell’opera, di cui è onnisciente direttore, attraverso un sottile dialogo con il lettore, che coinvolge nella conduzione del lavoro.» in Erba d’Arno Nr. 112/113 (primavera-estate 2008) Julius Franzot «Le descrizioni dei paesaggi e degli ambienti, scritte con grande serenità, che riecheggiano Manzoni e Verga, fanno da degna cornice ai fatti del romanzo ed aiutano ad immaginare anche visivamente l' ambiente in cui si svolgono queste elegie provinciali nascoste dal perbenismo.» Umberto Guidi «Il romanzo si legge con grande interesse per la mole di informazioni che contiene e per la capacità dell'autore di far rivivere quello scandalo che quasi cento anni fa divampò nel microcosmo torrelaghese. Lo stile di M. è ricercato, forbito e letterario, con accensioni poetiche. Un libro intenso.» in La Nazione – Viareggio (Marzo 2007) Tomaso Kemeny [Il fine del mondo] «In un’epoca di scrittura superficiale, talvolta magari anche brillante, l’autore di Indie occidentali e della Grazia sufficiente ne esibisce, in esplicita controtendenza, una che è tutta densità, stratificata in piani polisemici che sempre stimolano la perspicacia interpretativa del lettore. In un passo di uno dei capitoli iniziali, che mi sembra esplicativo per illustrare quali siano gli strumenti espressivi caratteristici della lingua narrativa di M., è dato imbattersi in una tipica epifania joyciana, in cui il racconto si illumina di senso: «La corrente trascinava tronchi d’albero, suppellettili e veicoli con parimenti equanime inerzia. » Luciano Luciani «Romanzo per la mano sinistra di G. M. è un libro importante e impegnativo e non solo per la sua mole di oltre seicento pagine. Piuttosto perché è un’opera che presenta al suo interno l'assunto ambizioso di raccontare il "secolo breve" europeo attraverso le vicissitudini di una coppia di ebrei: lo psichiatra mitteleuropeo Stefan Bauer e la storica dell’arte napoletana Adele Ascarelli.» - «Ora voi provate a dilatare a uno scenario più vasto, europeo, quel piccolo mondo torrelaghese, provinciale anzi paesano, egoista e incarognito; applicate su scala più vasta la dinamica del disamore che sovrintende ai comportamenti degli uomini e delle donne di quel ‘mondo minimo’ e avrete la spiegazione della allora incombente finis Europae. Siamo infatti alla vigilia di quella guerra terribile, destinata a spazzare via una civiltà che aveva prodotto straordinarie realizzazioni economiche, civili, scientifiche, artistiche…» in Arcipelago (Dicembre 2007) Daniele Luti [Romanzo per la mano sinistra] «Se la letteratura fa bene alla ricchezza dei vocaboli, è anche vero che riprendere termini caduti in disuso ma luminosi, recuperare le diverse modalità di espressione, attraverso le quali la cultura ha potuto crescere in complessità e in intelligenza comunicativa, produce effetti rivoluzionari nell’arte e in quella vita che l’arte non riesce a mistificare. Storia, ideologia, verità della vita, personalità e umili esistenze, passioni e speranze, assieme al magistero della filologia, convivono in questo unicum che può essere considerato davvero un potente antidoto contro il veleno della sciatteria e della mortificazione del lettore.» - «Siamo di fronte a un fenomeno di anaglittica lessicale, a scelte di finissimo intaglio espressivo: l’autore, prima, descrive la scena, dando l’impressione al lettore che le vicende non sarebbero state plausibili se non inserite in quel preciso contesto, quindi, introduce la sua musica, aprendosi al vento travolgente della poesia e della creatività totale.» in Alleo discovering contemporary cultures (Giugno 2008) Giuseppe Marchetti «Al centro di questo nucleo narrativo si pone infatti, quello che una certa ricerca psicologica definisce come «l'impero dei sensi». M. ne è un accorto gestore e riesce così a cavarne quella segreta trama che dall'elegia evocata nel titolo passa alla tragedia, e dalla tragedia al grottesco in una lunga filamentazione di occasioni, dialoghi e strutture narranti. Ciò che però più stupisce in queste pagine è la lingua che M. usa: una strana lingua davvero che attraversa tutto lo spettro delle sue possibilità, dalla retorica al dialetto, dall'anacoluto alla metafora più ardita.» in La Gazzetta di Parma (Settembre 2007) Luciano Nanni «Con stile colto e raffinato l’Elegia provinciale aggiunge parti ‘ricostruite’ nel rispetto dei dati storici, integrati da note esplicative (oltre duecento) a piè di pagina.» Giovanni Nardi «L'episodio scelto da M. per descrivere l'età pucciniana a cavallo tra provincia profonda e contesto europeo è il suicidio, avvenuto a Torre del Lago nel gennaio del 1909, di Doria Manfredi, domestica, di casa Puccini, mentre il Maestro è alle prese con le arie della Fanciulla del West. Da una parte, un contesto sociale umile nel quale la terra e i suoi riti (le coltivazioni, i lavori manuali, la caccia, le funzioni religiose) sono gran parte; dall'altra l'ambizione della borghesia abbiente nel riconoscersi parte di un'Europa 'comune' superando le frontiere nazionali.» in La Nazione (Marzo 2008) Neil Novello «Nella sua più evidente presenza narrativa (la famiglia Bauer), Romanzo per la mano sinistra si qualifica allora come un corpo (la famiglia, il loro ebraismo, la loro erranza) vivente dentro a un altro corpo (la Storia). Essa però è anzitutto esposta, per riemergere nel tempo del figlio Bruno, nei lacerti epistolari scritti da Stefan Bauer, il padre.» - «L’intero universo stilistico dell’Elegia non è che volontà spregiudicata di lavoro sul prisma–parola, più ancora è insopprimibile desiderio di ricerca, lavoro di trovatore contemporaneo verrebbe da dire, o di spontaneo ma insopprimibile desiderio (e vocazione in M.) di allargamento del vocabolario rivelantesi, alla prova del lavoro, più che infinito, dalla sostanza infinibile. Ogni articolazione linguistica, per l’autore si fa quindi stile assoluto nel momento in cui il territorio lessicale è percorso per progressivo allargamento di confine.» Rodolfo Tommasi «Se dunque Elegia provinciale fosse andato in stampa allora, allorché fu affermato che il romanzo dovesse avere quale unico protagonista la scrittura – e da qui, naturalmente, Sanguineti, Balestrini, lo stesso Eco, sebbene a quel tempo di romanzi non ne scrivesse ancora –, ebbene io credo che l’opera di M., in quella congiuntura, avrebbe completamente scompigliato tutte le carte e tutti i vetri, giacché essa, nella sua conduzione, affonda tranquillamente le sue lunghe radici nella fabula e, nella sua forma, abbatte i muri del tempo, così come riescono a fare soltanto gli scrittori veri.» in Il Convivio (Ottobre 2013) Gabriella Valera Gruber «In Romanzo per la mano sinistra il grande sfondo è l’Europa contemporanea. La lingua è complessa, talvolta ‘cercata’ come si cerca una verità, sempre capace di farsi strumento e sostanza di conoscenza, dal momento che, senza nominarle, non possiamo conoscere le cose, le persone, le intime sfumature dell’essere. Voci e registri diversi adeguano il timbro linguistico ai personaggi che vivono le mutazioni antropologiche in atto durante le fasi di passaggio della storia. Né mancano inflessioni dialettali o lessici tecnici e specialistici, quando necessari.» Matteo Veronesi [Romanzo per la mano sinistra] «È interessante, in particolare, il modo in cui, nel romanzo, la sfera estetica si interseca con quella tragica, le meraviglie dell'arte (pur dense di significati e di potenzialità conoscitive, e pur evocate dallo scrittore in una luce affascinata e affascinante) assistono, per così dire, inerti, fatalmente impotenti, agli orrori e ai soprusi, come a sancire la possibilità, la seduzione, ma infine l'illusorietà e il fallimento, di qualsiasi catarsi estetica.» «M. fa il romanziere. Lo fa con passo asciutto ed elegante, scegliendo ora il linguaggio del popolo, con le sue parole così antiche e cariche di vita, ora quello della bella società. Ma soprattutto lavora intorno a una storia minore per raccontare attraverso questa la vita, un pezzo di società di inizio Novecento.» in Il Tirreno (marzo 2008)
09 ottobre 2017 |
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