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Nese
Angelo Nalgeo (Laurino 1938), poeta e narratore, vive a Baronissi. È inserito
in dizionari storici ed ha pubblicato scritti in varie riviste letterarie e
raccolte antologiche ed è apparso più volte nelle cronache letterarie di
riviste, settimanali e quotidiani. Già condirettore di “Verso il Duemila” di
Arnaldo Di Matteo e redattore de “Il torchio artistico e letterario” di Rino
Pompei. Ha pubblicato le opere poetiche:
Attimi e sogni (1969),
Ombre e silenzi (1981), Prigionia
(1984), Viandanti (2005, prosimetro). Tra le
riviste e i giornali che si sono occupati della sua attività letteraria
ricordiamo: Sìlarus, Pan Arte, La Ballata, Fiorisce un cenacolo, Il Castello,
Nuovo Sud, A-Z Arte e cultura, Il Tizzone, Il Torchio, L’età verde, Presenza,
Controvento, Verso il Duemila, Gazzetta di Salerno, Reportage, Gazzetta di
Caserta, Tribuna dell’Irpinia, Vesuvio, Il Corriere di Sesto, Messaggio d’Oggi,
Gazzetta di Latina, Antidoping, Candido, Il Secolo d’Italia, Il Tratto d’unione,
Gazzetta di Napoli, Il Pungolo Verde, La nuova frontiera, La Voce del Meridione.
Numerosi critici si sono interessati alla sua produzione letteraria, tra
questi: E.M. Cipollini [presentazione della
raccolta Prigionia] «Poesia meditata, che assume un posto a sé stante
nella nostra letteratura. Produzione, quella del N., che con consapevolezza
assume e nel contempo sintetizza la estrema inquietudine dell’Uomo e della
fatica d’essere contemporanei (...). L’uomo d’oggi s’é costruito delle camicie
di forza pur di non prendere decisioni, non così il N. che manifesta un saldo
coraggio nell’impegno di ridare dignità a questa creatura che deve riabituarsi a
pensare, a concretizzare il connubio tra l’essere e l’esistenza. Questo è il
significato che si può ricavare dalla poesia “etica” non moraleggiante o
semplicistica, di questo Poeta che ha già dato ed ancora ha un bagaglio immenso
di sensibilità da rendere esplicita» e P. Di Domenico
[in: Tracce di letteratura italiana] «Un poeta che non ha bisogno di
presentazioni dopo la trilogia poetica rappresentata da Attimi e sogni,
Ombre e silenzi e Prigionia. Oggi pensare “dialetticamente” è
assai difficile se non arduo: N. riesce a farlo trasportandoci in livelli
difficilmente raggiungibili. La poetessa Gianna Martini Guerra, giustamente
scrive, trasportata dalla poesia del Poeta salernitano, di aver trovato le
sillogi incantevoli, tutte soffuse di un’atmosfera autunnale, ma che ancora fa
pensare, fa sperare. N. filosoficamente è un neo-kantiano...»;
G. Corvino [rivista “Nuovo Sud”]
«...Chiamo colloqui i due volumi Attimi e sogni e Ombre e silenzi.
Chiamo colloqui tutto il contenuto del suo lavoro poetico, perché chiunque si
accinga a leggere i suoi versi si accorge subito che, vicino a lui c’è un’anima,
una vita, un fiore con cui parla. Sempre vicini. La sua poesia non porge la
dimensione del lontano proprio per dire agli altri che se non si resta nel
“colloquio” (del bene, del male, dell’avvenire, dell’intimo, dell’eterno) ci si
disperde. Ed è il nulla. N. colloquia con la natura. Lo fa con grande
attenzione. Con linguaggio accessibile (non è da tutti) per testimoniare che la
poesia, in fondo, è vita ovunque: sia che si guardi nel nostro intimo sia che si
glorifichino gli aspetti del creato con la parola.»; G.
D’Alessandro [rivista “Il Tizzone”]
«...N. è il poeta dell’accentuato lirismo [Prigionia], denso di slanci
estetici indiscutibili e di una densità di concetto tale da riassumere in sé il
migliore mondo lirico presente. (...) Per il N., l’uomo d’oggi è ridotto a
portare una maschera, come già in Pirandello, per recitare una parte che non gli
si addice (recitare a soggetto) tra una folla impazzita dietro falsi miraggi.
Gli “ideali smarriti” vanno ricercati onde reintegrare l’uomo con sé stesso e
ricondurlo alla sua natura, al suo sentimento, alla sua spontaneità primigenia,
alla sua coscienza...»; A. Florio
[in "Cronache del Mezzogiorno", 2005]«La lirica
filosofica di N. L'emozione dei testi lirici si unisce alla narrazione dei testi
prosastici in una continuità coerente, che cerca di coinvolgere i lettori e
suggerire loro le vie più autentiche dell'esistenza, quelle collegate ai
sentimenti e all'esistenza che riesce a seguire i dettami morali, senza i quali
la vita umana non ha dignità e non ha energia autentica. Un testo anche morale
perciò quello di N., che scommette sulla sua inattualità per conquistare un
pubblico più vasto, dati i caratteri autentici del suo sentire e della sua
espressività. Anche da questo si comprendono i legami fra scrittura in prosa in
versi e filosofia.»; A. Gallotta [in
“Sìlarus”, 1965] «La vita, questa indefinibile, amara, desiderata cosa, la
troviamo presente in quasi ogni poesia di questa raccolta di N. La vita è nella
foglia, nel canto dell’usignolo, è nella morte stessa! Il modo di procedere del
verso si presenta spesso un po’ “antico”, con parole ed accostamenti quali non
eravamo più abituati a sentire. Tenero e dolce, decadente in alcuni momenti, lo
stile del poeta, i cui argomenti sono strettamente legati a sensazioni che
investono la sua persona. Ma il pensiero dominante è quello della vita anche se
il passato, le delusioni, la nostalgia, hanno egualmente segnato il cuore del
poeta»; A. Limongi [rivista “Pan
arte”] «Si tratta di splendide rappresentazioni poetiche [Ombre e silenzi],
visioni piene di freschezza e d’stintiva attrazione. (...) La sua poesia è
sempre spontanea, immediata e, proprio per questo, particolarmente efficace.»;
C. Manzi [rivista “Fiorisce un Cenacolo”] «...Il poeta indugia alla ricerca di qualcosa
che purtroppo non trova più nella vita di oggi ed il suo canto si colora di
amarezza e di pessimismo. Un’attesa continua, lacerante, rende la sua solitudine
più intensa ed aumenta la sua sfiducia e il suo torrnento»;
G. Marzoli [rivista “Controvento”, 1985] «...Le liriche di N., edite col titolo Prigionia,
sono di una linearità incantevole, si fanno leggere con interesse e
partecipazione: i versi si interiorizzano con immediatezza, senza sforzo
mnemonico. I suoi concetti sono quelli comuni del vivere quotidiano, sono cioè
sostanze elementari della vita, nell’infinita gamma delle vicissitudini
esistenziali. La semplicità del canto è spontanea, mai ricercata, mai
disarmonizzata da forzature linguistiche, tanto meno da stonature sillogistiche.
Tutto è chiaro e coerente, sia nel respiro che nei contenuti...»;
S. Moffa [rivista “Antidoping”] «Sono
temi di intramontabile risonanza quelli che il N. affronta nei suoi versi, temi
che alludono a basilari problematiche esistenziali: quelle della solitudine, che
rende prigionieri a portare il peso dei conflitti, quelle della ricerca della
verità che di continuo sfugge. (...) La natura nei suoi multiformi aspetti è in
costante osmosi con le vibrazioni del suo animo sensibile, che stabilisce con il
paesaggio di ogni stagione un rapporto di recupero memoriale.»;
V. Nicchi [rivista “Il Torchio”]
«L’immagine surreale che ci viene offerta dal testo della raccolta poetica
Ombre e silenzi di N. è senz’altro una delle espressioni figurative
interiori più eloquenti e nuove che il nostro tempo ci presenta. L’intenzione
del Poeta in quest’opera rivela una decisa volontà di ritardare, come in un
quadro, le cose della vita, in spazi e tempi, in una forma evanescente che offre
una visione delicata di una realtà inafferrabile, colorita di toni sfumati e
pacati che riflettono il desiderio di un’esistenza quieta ed equilibrata in
contrasto con l’ansia dell’animo, inquieto, amareggiato dalle provate delusioni.
(...) Il Poeta ci offre una poesia ricca di pensiero profondo, di emozioni
purificatrici, di toccante liricità in cui balza evidente una spiccata
sensibilità alla descrizione suggestiva, alla chiarezza e all’armonia placida
del verso.»; E. Orlando [rivista “Il
Pungolo verde”] «Va detto che i problemi esistenziali, espressi dagli asciutti e
densi versi del N. in Ombre e silenzi, partono dall’individuo e si
estendono all’umanità, che la solitudine, la cecità vegetativa,
l’incomunicabilità tetragona e la violenza dissacrante del nostro tempo si
scontrano nell’animo del poeta coi sani ideali e coi saldi principi che
costituiscono l’humus e la linfa del suo “credo” poetico, niente affatto
contaminato da materialità sperimentali né da vacuità accademiche, ma teso e
vibrante dalla radice al vertice.»; C. Pastorino
[rivista “La Voce del Meridione”] «In versi ben ritmati, dove ogni parola
riassume e rappresenta un mondo a sé, si scioglie l’ideale poetico di N., ancora
una volta impegnato nell’obiettivo uomo, come risulta dalla sua ultima raccolta
di liriche dal titolo Prigionia. I versi del N. si snodano piacevolmente,
totalizzando, in forma elegante e in un ritmo musicale, la massima espressione
del travaglio dell’uomo del nostro tempo, di cui interpreta, con estrema
efficacia, i risvolti dell’animo e del sentimento fedelmente riflessi nella
difficile transizione dell’era moderna. (...) Sono liriche improntate sul più
acceso realismo, dove non c’è posto per sentimentalismi banali o illusori,
tuttavia i quadretti descrittivi che fanno loro da sfondo vivificano di luce e
di suggestive impressioni le emozioni scandite in versi. (...) L’autore affonda
le sue scorie e l’onere di essere figlio del suo tempo in meditazioni
accompagnate immancabilmente dal canto della natura, dal suo linguaggio che mai
tradisce e che riscopre l’uomo nella verità,senza falsificare la bontà della sua
storia originaria.»; R. Pompei [in: Nuovi
saggi critici] «... In un continuo processo di interiorizzazione il N. si
pone tra il romanticismo ed il parnassianesimo in un naturale riscatto del
sentimento dell’uomo come essere sensibile e pensante e nella rivalutazione
dell’arte come libera espressione di un’estetica incontaminata e connaturata
dell’essere. Egli vive nel mondo ed al di fuori del mondo, ne respira l’aria e
ne respinge l’ossigeno inquinato, si scalda al sole che impallidisce al cospetto
del proprio ideale e canta, con accorati accenti, in una terra opprimente
popolata di nulla. ...si libra al di sopra dell’umana platea e canta il suo
lamento all’uomo senza rimproveragli nulla, responsabilizzandolo delicatamente
attraverso un lirismo che andando oltre l’espressione del sentimento personale
del Poeta si carica di valore educativo e sociale come elemento di paideia. Ed
anche in questa funzione pedagogica la lirica di N. penetra la natura e la vive
mentre la sua estetica si armonizza in essa traendone spunti di rapido
effetto.»; L. Pumpo [rivista “Presenza”, 1994] «Un sicuro poeta è senza dubbio A. N.
Basterebbe, a confermarlo, la citazione di pochi versi [Prigionia]:
perché l’essenza lirica di questo autore salernitano è subito in quella capacità
che è molto rara di granire espressioni che vivono di una loro individualità
organica; per cui non si scordano, né si confondono con altre. (...) A. N. è
assetato di grandezze, e delle civili grandezze del passato: nell’aura mitica
sente risuonare i bronzi. Perciò, sia che canti il mare, la giovinetta troppo
verde per il suo amore o la vita in tutte le sue ansie e le sue aspettazioni, o
cento altre cose, un’aura di eterno spira nei suoi versi e li rende degni di
essere letti e meditati».
Si sono inoltre interessati alla sua poesia critici letterari, scrittori,
poeti, letterati, giornalisti, tra i quali: Vittorio Di Benedetto, Roberto
Mancosu, Giuffrida Farina, Augusta Busico Zuccari, Salvatore Salustro, Antonio
Limongi, Girolamo Mennella, Donato Accodo, Gennaro Corvino, Dante Pace, Domenico
Apicella, Rino Pompei, Eduardo Orlando, Vera Nicchi.
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