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ZangheriStefano (San Giovanni Valdarno), nasce e vive in Toscana. Dopo il liceo compie studi universitari di Giurisprudenza esercitando poi l'attività professionale. La particolare sensibilità genetica, acuita dalla assenza della madre, morta quando aveva appena sei mesi, e la conflittualità nei rapporti con la matrigna e con il padre, daranno alla sua vita quel leit motiv di profonda solitudine fra grandi slanci vitali e distruttive ossessioni. Dicotomia che gli creerà un profondo senso di impotenza esistenziale, sofferta in quei versi liberatori che scrive di getto senza alcuna rivisitazione, la cui profonda e solitaria intensità lo porta a considerare la poesia incomprensibile fuori dal poeta e quindi impossibile a essere condivisa nella sua completa essenza. Dopo la presenza di alcune sue poesie nell’antologia Lumen pubblica, poco più che ventenne, le raccolte di poesie Pensieri d’amore e Pigreco. e dopo decide di non pubblicare più i suoi scritti, cosa che farà per quasi quaranta anni. Pubblica nuovamente infatti solo nel 2007 e le sue opere ottengono subito importanti riconoscimenti in diverse manifestazioni letterarie e vengono scelte ed inserite da Elio Pecora, Michelangelo Camelliti, Ninny Di Stefano Busà, Antonio Spagnuolo, Mattia Leombruno in importanti antologie. Nel 2010 pubblica quindi la sua terza opera singola “Petali di luce” seguita poi da raccolte di poesie, romanzi, saggi. Da un progetto con il Teatro Cultura Beniamino Ioppolo di Patti Messina nascono alcune raccolte di poesie pubblicate su CD con presentazione e lettura di Luigi Ruggeri e accompagnamento musicale del maestro Pippo Calò. Partecipa come Relatore e Presidente di Sessione in vari consessi letterari come i Convegni Internazionali tenuti dalla Accademia Italiana per l’Analisi del Significato del Linguaggio nella casa del Petrarca ad Arquà Petrarca e i Seminari Internazionali Interdisciplinari di Psicologia, Psicoterapia e Letteratura del Centro Italiano Studi Arte Terapia tenuti a Napoli dall’Istituto Italiano di Cultura, con l’adesione della Presidenza della Repubblica, presentando alcuni saggi ampiamente ascoltati e discussi. Estimatore del racconto breve (che definisce perla della letteratura) ne pubblica in antologie e online; cura inoltre diverse prefazioni di opere poetiche di autori italiani contemporanei (come il giovane Davide Rocco Colacrai e il classico Dante Pastorelli) ed è nella giuria di importanti premi letterari (come Franz Kafka Italia e Il Musagete). Con il critico ed editore Luigi Ruggeri (Presidente del Teatro Cultura Beniamino Ioppolo di Patti Messina) partecipa attivamente a Strade di Poesia, progetto culturale itinerante che ha portato manifestazioni di poesia nelle principali città italiane, compreso a Matera Capitale Europea della Cultura. Presiede eventi letterari (con il patrocinio del Comune di Firenze) presso l’Aula Magna del Distretto di Biologia Molecolare dell’Università di Firenze in via del Proconsolo (nello splendido cinquecentesco Palazzo non finito, sede anche del Museo Antropologico e importante sede di governo nel periodo di Firenze Capitale d’Italia) con importanti esponenti della Cultura contemporanea, come il poeta bolognese Roberto dall’Olio, il poeta fiorentino Dante Pastorelli, lo scienziato fiorentino Brunetto Chiarelli, la scrittrice emiliana Rita Coruzzi autrice fra l’altro del best seller Matilde (Edizioni Piemme). Nel 2017 interessi familiari si impossessano dei suoi beni sconvolgendo legami ed affetti e lo lasciano in un futuro di solitudine e insicurezza economica. Questo gli procura un profondo stato di sconforto cui segue una forte depressione che mina profondamente la sua salute fisica e psichica, costringendolo ad interrompere ogni sua attività, compresi i rapporti letterari ed editoriali, e da cui sta tentando con continui alti e bassi di riemergere (come vincitore di concorsi letterari in una settimana scrive d’impeto e con la rabbia di un riscatto la raccolta Lessico mentale, alla quale è poi stato conferito il Premio Giovanni Pascoli nella casa del poeta a Barga Castelvecchio, e riesce a pubblicare anche il romanzo Lettera a una donna scritto anni prima e vincitore del Premio Letteratura Istituto Italiano di Cultura). Le sue opere hanno ottenuto innumerevoli ed importanti riconoscimenti nei più importanti consessi letterari dai maggiori rappresentanti della letteratura italiana ed estera contemporanea come Ninnj di Stefano Busà, Guanam Alliende, Vittorio Sgarbi, Maurizio Cucchi, Sveva Casati Modignani, Franco Loi, Alessandro Quasimodo, Corrado Calabrò, Michelangelo Camelliti, Alessandro Vavassori, Davide Rondoni, Haidar Hafez (già candidato al Nobel), Roberto Pasanisi, Steve Carter della State University of California, Constantin Frosin della Università Danubius Galati, Antonio Illiano della University of North Carolina , Mario Susko della State University of New York, Nàsòs Vaghenàs della Università di Atene, Nguyen Van Hoan della Università di Hanoi. Per meriti letterari gli sono stati conferiti il Premio alla Carriera a Matera (capitale europea della Cultura 2014) e a Firenze, è stato nominato Accademico Onorario dell’Accademy Universum Switzerland (2014) e dell’Accademia Italiana di Analisi del Linguaggio, gli è stata conferita a Lugano la Laurea honoris causa in Letteratura Filologia e Linguistica Italiana (2014), ha ricevuto la Medaglia d’argento del Presidente della Repubblica Italiana, il Riconoscimento particolare di Papa Francesco I e il titolo di Cavaliere del Sovrano Ordine di Malta. Nel 2021 è stato nominato Presidente delegato dell'Universum Accademy Switzerland – Istituzione della Sede Culturale della città di Firenze. Nel 2018 è stato invitato, quale autore rappresentante l’Italia, al Festival mondiale della Letteratura, che ha riunito letterati di oltre venti nazioni a Nizniy Novgorod in occasione del 150° anniversario della nascita di Maxim Gorkij e dello svolgimento delle manifestazioni per il Campionato Mondiale di Calcio in Russia. • Pubblicazioni edite:
• Presenze in Antologie
– Lumen
Mondo Letterario Milano 1966, £ 1500 • Premi letterari conseguiti (prox) • Sulla sua produzione letteraria hanno scritto fra gli altri: Antonietta Benagiano [scrittrice, saggista, Accademico Emerito dell’Istituto Italiano di Cultura] «(…) Anche Stefano Zangheri, poeta già acclamato, riprende la foglia quale correlativo della sua particolare condizione esistenziale che non nella realtà fluente al momento presente tenta la ricerca dell’ubi consistamma nella “nuvola di ricordi”. Totalmente da essa si lascia il Poeta prendere nel suo essere fisico e mentale (pregnante di significato ci sembra l’avverbio “soffusamente” con cui lo Zangheri dà avvio alla poesia) e nell’anima, giammai appaiono nel Nostro disgiunti. Ma non riesce quella “nuvola” ad approdare ai “lidi di sogni”, gratificazione massima nell’estraniamento dal reale (anche qui un avverbio, “immensamente”, rende a pieno l’ostacolo metaforicamente configurato dal mare), genera nel Poeta solo “sensazioni belle” che tali restano nel loro fissarsi ora come “cose belle” , “senza pensiero di domani”. Forse solo quando la bellezza non è più nel momento reale può essere vissuta nella pienezza, libera ormai dall’ansia del futuro. Comunque, nella incapacità di vivere l’esistenza in una naturale progressione reale cogliamo essere la “debolezza” di Stefano Zangheri, come chiaramente manifesta nel verso posto a centralità del componimento. Punto focale del discorso lirico è appunto quell’ “io sono debole”, sincera confessione da cui si diramano gli annunci dell’incipite dei successivi versi, e poi quelli che seguiranno, chiaramente intrisi di nostalgia della giovinezza in cui lo Zangheri si “rivolta”, “forte simbiosi/ forte penetrazione”. Ma ora l’ “occidente fatuo” e l’ “oriente sperato”, distesi “in una sola voce” sono “come foglia vecchia” che “scricchiola / strusciandosi vogliosa sul sentiero”, epilogo che abbiamo posto in esergo a significazione di questa poesia senza pause, celere com’è sgorgata. E’ infatti proprio in quellavische non si spegne la particolarità di cui s’ammanta la foglia di Stefano Zangheri (…)» Aldo Gamba, Paolo Raviola, Vittoria Bruno [Accademia Studi Alfieriani] «Una silloge che rivitalizza il verticismo del verso libero della tradizione, rompendo gli schemi logico grammaticali con una sintassi capace di trasferire in una sensibilità mediterranea forme, temi ed immagini della poesia concreta di matrice nordica, dipanando in versi di musicale scioltezza una matassa metaforica di grande intensità immaginativa...» Mattia Leombruno [Presidente della Fondazione e del Premio Internazionale Mario Luzi] «(…) Nella raccolta di racconti “Anatomia di un Sileno” (…) La rappresentazione teatrale del dramma, così come Stefano Zangheri ha voluto intendere il suo romanzo, è la forma più autentica per mostrarci, senza mediazioni, una scena di cui siamo parti, un modo per non essere spettatori ma parte in causa…Anche se non ci appartiene la storia non è estranea e ci trafigge e tormenta con uguale intensità, come se ne facessimo parte: è sempre lo stesso animo umano con il nome di un altro che assume altre parvenze e che riconosciamo riflettere in noi la stessa immagine(…).» Rita Mascialino [Presidente Accademia per l’Analisi del Significato del Linguaggio e del Premio Internazionale Franz Kafka Italia] «(…) La caratteristica intrinseca a tutta la poesia di Stefano Zangheri riguarda la presenza di uno stile a poderosa e inarrestabile raffica di immagini che si susseguono come lampi semantico-emozionali ininterrotti e sempre marcati da forte condensazione polisemica come pure originalità nell’elaborazione dei simboli nei vari contesti. Tale stile implica che le immagini abbiano il sopravvento su spiegazioni qualsiasi o chiarimenti, anzi le immagini vengono chiarite con la produzione di ulteriori immagini che a loro volta fondono insieme ulteriori significati a livello intuitivo e che possono apparire proprio grazie alla sovrapposizione in contrasto le une con le altre se il lettore si ferma al primo significato, alla prima lettura. al contrario,se si analizzano i versi di Zangheri per comprenderli, risulta straordinaria a livello estetico la coerenza interna delle immagini .(…)» Fulvia Minetti [Presidente dell’Accademia di Significazione Poetica e del Premio Internazionale Apollo Dionisiaco] «(…) La parola distillata dello Zangheri è intaglio di preziosi universali a serbare, a perpetuare vita, oltre la dipartita dall’incertezza della forma, alla metamorfosi di sé nella commozione dell’altro. Il parlante non possiede la verità, eppure la verità è fra le parole, al silenzio donato, al possibile ancora, al luogo di eccedenza dell’umano, nel gadameriano “andando in certo modo al di là di noi stessi”: è ciò che parla con voce inestinguibile e ciò che è capace di acquisire un presente sempre nuovo.(…)» Nicla Morletti [Presidente del Premio Internazionale Il Molinello fondato da Mario Luzi] «(…) L’autore introduce così la sua visione del mondo a ritmo di musica ed i suoi versi sono melodiose note che danzano al suono della vita. Danzano così la bellezza e il bene, sostano un attimo per poi riprendere il via la virtù e l’eccellenza, tenendosi per mano nella giostra dell’esistenza il cui perno è l’amore. Una poesia che ha il grande merito di essere armoniosa, musicale, al tempo stessa concreta e agile, spigliata e pur tanto, meditativa e quasi fiabesca, da rasentare l’autentica apparizione di personaggi e cose, di eventi e situazioni. La vita in chiave poetica.(…)» Luigi Ruggeri [Presidente Teatro Cultura Beniamino Ioppolo, Patti Messina] «(…) Poiché la poesia, dice la “verità del cuore”, quella verità che si percepisce come autentica e profonda e che solo parole particolari e sapienti sanno rivelare ritrovando l'assoluto nell'immersione nel quotidiano e nel privato, ma anche nella lettura dei “segnali” più discreti dell'”essere”, delle sue “vibrazioni poetiche” impercettibili a chi non ha sensibilità e consonanza, ad essa Zangheri si rivolge con accorato richiamo perché riesca a dar senso al “dolore” e all’”amore”, che come tutti gli altri sentimenti, sempre turbano e commuovono, fanno vibrare le corde più profonde dell’animo umano e lo impegnano a cercare le parole adeguate per esprimere il “sentire”. Così Stefano Zangheri, riesce a dar senso alla Sua vita, raccogliendo e custodendo continuamente i “frammenti del Suo tempo” per “nascere”, per così dire, provvisoriamente, da qualche parte e comporre soltanto a poco a poco in Lui il luogo della Sua origine, per nascervi, come dice Rainer Maria Rilke, “dopo, e ogni giorno più definitivamente,. “Si vive / sorseggiando / lenti petali / di luce / distillati / dal cristallino / dei sogni / dispersi / nelle immagini / dei giorni.” in una poesia capace di porre domande sospese, domande senza mai forse soluzione e che si staglia sul piano di un persistente e forte simbolismo con gli occhi aperti alla curiosità interiore, alla fantasia, o a qualsiasi emozione sia essa positiva che negativa (…).»
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