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Nota a
La guerra... e la vita pulsava
di Lucia Beltrame Menini
L'autrice
Le ragioni
che mi hanno portata a dare alle stampe questo libro sono le stesse che, in
precedenza, mi hanno fatto pubblicare Ta-Pum, Lettere dal fronte. Questa
nuova opera vuole essere un doveroso omaggio ai Soldati e ai Caduti Morubiesi
della II Guerra Mondiale, non una loro celebrazione retorica, ma una accorata
partecipazione al dramma vissuto per la follia di una guerra inutile e crudele.
Guardati a
vista dal soldato di copertina, Sante Zamboni, ritratto mentre si trovava in
servizio nel 1941 a Riva del Garda, vengono passati in rassegna 557 soldati, dei
quali soltanto alcuni sono ancora qui a testimoniare le barbarie del conflitto
bellico. Dopo i settant’anni trascorsi dai fatti, è stato un privilegio
ascoltarne il ricordo, dalla loro viva voce.
Per fare
questo, mi sono servita della documentazione ricavata dalle interviste che ho
iniziato a raccogliere ancora dal 2002, per conservare pagine di storia, prima
che il tempo ne cancelli ogni traccia. Sono piccole storie che si intrecciano
con i grandi avvenimenti di quegli anni; vicende commoventi, di giovani uomini
costretti a lasciare la casa, gli affetti, le loro famiglie per rispondere alla
chiamata della Patria; uomini che hanno portato il peso di un’obbedienza
difficile da capire, uomini che hanno sofferto patimenti, molti la prigionia o
hanno pagato un prezzo altissimo, perdendo la loro vita.
Tutto è preceduto da una cronologia degli avvenimenti che vanno dal 1935
al 1948, ricavata e ragionevolmente mediata tra le diverse fonti bibliografiche.
Le notizie
riportate sulle pagine del libro derivano per la maggior parte dalla
trasmissione orale, dalla consultazione o dal rinvenimento di documenti, quindi
storicamente fondate. Le fotografie dei soldati, mi sono state fornite
direttamente dagli interessati o dai loro familiari.
Successivamente, dopo avere individuato i soldati registrati nelle liste di leva
del Comune di San Pietro di Morubio, consultando l’Archivio di Stato di Verona,
ho deciso di includere tutti coloro che prima, durante e dopo il conflitto, pur
non appartenendo anagraficamente al Comune di cui sopra, hanno gravitato nello
stesso, per lavoro, amicizie, frequentazioni pubbliche religiose o civili, o
hanno qui fissato nell’immediato dopoguerra la propria residenza.
Altri dati mi
sono stati forniti dalle Associazioni Combattenti e Reduci di San Pietro di
Morubio e di Bonavicina.
A questo punto è iniziato il lavoro più
gravoso: trascrivere i fogli matricolari dei soldati (circa 850), raccolti
sempre presso l’Archivio di Stato di Verona. Lavoro che mi ha impegnato per due
lunghi anni. Non potendo riportare integralmente i profili militari dei singoli
soldati, ho dovuto procedere ad una sintesi scrupolosa che comunque garantisse
il massimo di riconoscibilità. Per molti soldati, specie delle classi dal 1906
al 1912, il foglio matricolare risulta incompleto; i nomi di molte località
italiane o straniere sono apparse di difficile identificazione e decifrazione, a
causa della pessima scrittura. Ove possibile, alla scheda personale del soldato
fanno seguito una o più testimonianze e pagine di diario, che raccontano
fedelmente gli avvenimenti.
Questi
soldati hanno combattuto su tutti i fronti: la guerra d’Africa nel 1935, il
fronte greco-albanese, francese, nei deserti africani delle Colonie, ad El
Alamein, in Sicilia, a Cefalonia, in Russia, ecc. Hanno fatto parte dei più
svariati Reggimenti. Ho dovuto registrare, purtroppo, caduti dappertutto,
soprattutto sul fronte russo o in prigionia. Moltissimi i prigionieri finiti nei
campi di concentramento in Germania e altrove, come si rileva dalle loro
dichiarazioni.
La parte conclusiva del lavoro (3ª parte) riguarda le testimonianze di
“civili”, cioè di persone non militarizzate, che arricchiscono il libro e
puntualizzano le situazioni storiche riflesse sul territorio, perché vissute in
vario modo dalle persone coinvolte che lo abitavano.
Quindi, se è
vero quanto affermava Schopenauer che “la storia è figlia della pazzia degli
uomini”, è altrettanto vero che la memoria storica non può essere soltanto
celebrazione, ma dev’essere trasmissione di testimonianza da passare a chi verrà
dopo di noi.
Il libro, attraverso i suoi protagonisti, mette in luce i fatti salienti
della Grande Storia, ma ci autorizza decisamente ad affermare che “La storia
siamo noi”.
Concludendo, anche
questo libro mi autorizza a ribadire ancora una volta che “la guerra non
costruisce nulla, solo distrugge”.
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