Note critiche brevi a
Su paesaggi toscani ed oltre...

Su “Canzone”
Mariella Bettini
Nenia del pensiero che comprende
ogni aspetto della vita
interiore mescolato con
l’espiazione della natura che
fa da convertitore delle sensazioni.
Nicole Martini
E’ bellissima Gianni davvero.
Su “Di rame e d'oro”
Mariella Bettini
Tema eterno
della
vita
e della
morte che
trova forma
in un
faggio dalle
“magre dita” spazzate dal
vento in un turbinio.
Le nuvole acquistano un
senso di pensiero e
sembrano comprendere il destino del faggio e quasi con rispetto
finiscono il loro lavoro di
spoliazione delle foglie, i
suoi unici ornamenti, come a sapere di
non ucciderlo per sempre.
Su “Quando finisce questo passeggio”
Mariella Bettini
Tema della
natura che
nei movimenti
ricorda
quello dal
pensiero
umano. Esuberanza
del corteggiamento tra pavoni e passeggio
al brontolio del vecchio.
Su “Le nuvole”
Mariella Bettini
Tema dell’incertezza del movimento
d’amore
che
nella sua
indefinitezza è
talvolta
duro e pauroso, senza via
d’uscita.
Su “Filar di viti”
Mariella Bettini
Leggera,
soave, piena
di musicalità
e di
colori,
la natura
è ordinata
come è
ordinato e libero l’intimo
dell’uomo in questo momento.
Su “Lividi Appennini”
Mariella Bettini
Maliziosa e
vibrante l’immagine del drago. Un
drago … da dita sconosciute. SULL’ALTRA
SPONDA
Contrapposizione tra inanimato
ed animato, fulmine = forza
prorompente della natura.
Su “Mugello I –
Vento”
Mariella Bettini
L’odore del
vento annuncia
l’arrivo
della pioggia
che
come
uno scialle
avvolge la
mente di ricordi e oggetti lucidi come le gocce.
Su “Tramonto”
Mariella Bettini
Confronto
tra pensieri
e ciò
che
li
circonda.
Il tracciato
sicuro
delle rondini
riassume i colori del cielo e
le idee.
Su “Castiglione”
Mariella Bettini
Leggero senso di paura proprio di
tutto ciò che è immobile.
Il castello viene
visto
come un drago
che colorato dalle ombre dei pini e dal rosso della pietra nel silenzio
del tramonto, scende
verso il mare. Tutto è nella più assoluta
determinatezza, tanto che c’è un orizzonte netto
tra cielo e terra senza lasciare alcun
spazio all’immaginazione.
Su “Maremma I, II, III”
Mariella Bettini
Immagini, istantanee
dei
momenti
in
cui
la
natura, i
cipressi,
i girasoli,
le
colline attendono qualcosa di
cui sono ignare, il loro destino?
Su “Mremma II”
Francesca Montomoli
Sì Gianni, così la vedo, ogni estate, spingendo lo sguardo oltre la
provinciale….inciampa un attimo soltanto sulla sponda di una gora e poi si tuffa
nella giaculatoria delle corolle, rosario campestre sgranato dalle nere dita che
così bene conosci.
Su “Maremma IV”
Mariella Bettini
L’attesa della natura ha trovato
la sua via
e infatti i cipressi
“trafiggono” le colline, i pini,
seppure inchinandosi salgono i pendii,
ecco che l’odore del mare si mescola
ai pensieri, ora che la natura ha
ritrovato la sua via, anche l’uomo può ritrovare la sua permettendo al cuore di
diventare leggero come il vestito della prima comunione.
Su “Cerchio di sacerdoti”
Mariella Bettini
Forte tensione, toccante messaggio lirico.
Al tramonto davanti al mare, due gabbiani in volo offrono l’occasione
per fare un resoconto di
tutto ciò
che nel
corso
del tempo
si è
dovuto
seppellire dentro noi stessi e questo viene rappresentato come un grande
braciere nella sabbia, dove con
sacralità si bruciano i sentimenti fra
i fantasmi dei ricordi spunta la vita che non potrà essere.
Forte desolazione
Silenzio della fine, silenzio
generato da una totale assenza di
parole, dettata dalla ragione, che
potevano fare un commento
plausibile di un
evento.
Ma al
silenzio si
contrappone la
parola della
natura (mare,
onda) che
nascondono
le orme di ciò che è stato per volerne conservare il segreto per sempre,
senza giudizio.
Su “l mio cuore è
grande”
Nicole Martini
Il tuo cuore è grande, non c’è dubbio.
Bellissima
Su “Bianche colline di Epidauro”
Mariella
Bettini
Accettazione della morte.
Paragone tra la solarità
della vita accennata dai
colori, dagli
odori e
la decomposizione
della morte ( cancro dei gradini ) fino all’ultima immagine quella della
inevitabile accettazione della morte da
parte dell’uomo
che non può
che
guardare il
tutto con “l’occhio perso
verso l’amato mare”.
Su “Alla colla” (poesia)
Angela
Marano
Scrittura onomatopeica. Si ode questo gran caldo!
Maria
Piras
Bellissima ode…complimenti
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