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Premessa a
Emigranza
Pier Angelo Soldini
Caro Castelli,
ho letto le sue poesie e, per prima cosa, mi scuso di
averlo fatto con tanto ritardo. Ma ho avuto un'estate piena di impegni. Tra
l'altro, un editore mi ha chiesto un lavoro dandomi due mesi di tempo per
condurlo a termine. Queste cose non si dovrebbero dire a un poeta, lo so. Ma ci
sono anche delle esigenze pratiche – che lei adombra appunto in una sua poesia,
dando loro un accento ossessivo – ci sono anche necessità alle quali non si può
sfuggire.
Le poesie che più mi piacciono sono quelle che hanno
dentro un senso della natura, un senso dell'estate: un valore, cioè, che ritorna
attraverso il ricordo e un costante desiderio di vivere. "Esistere è già poesia"
lei dice. E sono le poesie scritte in questa chiave che più rivelano la sua
personalità.
Dovessi scegliere, metterei in testa "Marina di campo",
subito seguita da "Il tuo collare nel mio cassetto" (mentre quell'altra lirica
dedicata anch'essa al cane contenuta nella Retrospettiva dei dieci anni mi
sembra più ferma, più imprecisa e quasi impacciata). Ma non sono solo le due
poesie citate che mi hanno colpito: la raccolta ne contiene altre che danno la
misura del suo mondo e della sua autenticità di poeta. Vi è ancora, qua e là,
qualche reminescenza, qualche verso meno poetico degli altri; ma nel complesso
le poesie che io qualifico "buone" sono buone davvero. E lei può essere
contento. Le occorre forse meno rigore con se stesso, meno severità, meno
autocontrollo, meno paura di abbandonarsi. Veda Montale come ha superato questa paura in "Dora Markus"; veda
Quasimodo nella poesia dedicata al padre e alla madre; veda Ungaretti e Saba: e
badi bene che le porto dei poeti italiani di oggi più controllati e più
castigati.
A proposito di linguaggio, le chiedo scusa di parlarle
così semplicemente, per così dire alla buona. Ma mi piace essere schietto e
chiaro, nemico come mi sento di tutte le terminologie equivoche. Mi scusi
inoltre se il mio giudizio non è completo. Le ho detto solo che lei è poeta:
poeta vero, con una voce propria. E le ho accennato ai limiti contenuti nella
raccolta che mi ha dato in lettura. Se può pubblicare qualcuna delle poesie che
io ho letto, lo faccia senza esitazione. Si sentirà più sicuro dopo. E la
scelta, con il senso critico che dimostra di possedere, la può fare benissimo da
sè (...).
Suo Pier Angelo Soldini
Milano, 30 agosto 1972
(...) Caro Castelli, ed è per questo che mi permetto di
dirle con una qualche certezza, pur non avendo gli strumenti critici, che
occorrono a disposizione, pur non possedendo un linguaggio appropriato, che le
sue poesia sono tutte, dico tutte, valide e autentiche. La mia conclusione è di carattere puramente personale: è
cioè frutto di paragone, di confronti. E, confrontando le sue liriche con quelle
di più noti poeti nostri, vedo che lei non ha nulla in meno, nulla da perdere.
Possiede anzi una asciuttezza che non è aridità come in altri, e un nascosto
senso musicale lontano da ogni esercitazione letteraria (...).
Suo Pier Angelo Soldini
Milano, I ottobre 1973
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