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Un tardivo e intenso percorso artistico.
Riflessioni tra noi
Milano 10 Marzo 2011
Il fatti più importanti che caratterizzano il
periodo di Castelli tra il 2007 ed oggi (2011) sono quattro: il Film Escape
al silencio; il sito Fermoposta Paradiso; le ricorrenti
pubblicazioni letterarie di scritti brevi sul sito di Literary, e
l’utilizzo di YouTube.
Amplia documentazione su dati inerenti quanto sopra si possono
facilmente attivare con semplice ricerca Internet, che qui comunque
riassumo:
Escape al silencio
Film documentario della durata di un’ora e venti.
Opera prima del regista cileno Diego Pequeño. Tratta della storia di un
musicista jazz leggendario e tuttavia oscuro: Alfredo Espinoza. Il film
viene presentato a fine 2009 al pubblico ed alla giuria del Festival
internazionale “Inedit Nescafe” e viene subito premiato. Ad un anno dalla sua
prima proiezione totalizza già tre premi internazionali ed in Maggio 2011
uscirà il Dvd ufficiale.
A questo lavoro artistico Castelli ha partecipato sia collaborando nella
elaborazione del materiale storico, sia testimoniando sulla sua convivenza
musicale con il protagonista durante gli anni 80 in Sudamerica, ed infine
come attore narrante nella pellicola.
Fermoposta Paradiso
Un nuovo libro, un nuovo cd recitato e musicato ed infine un sito: il
sito stesso dell’autore, appunto
Fermoposta Paradiso.
Con tale mezzo è in atto, dal 15 Marzo 2010, una produzione progressiva di
pubblicazioni: testi di lettere al Paradiso; testi di lettere ai viventi,
Forum; testi di poesie, audio, notizie.
Un’esperienza senz’altro molto .. viva.
Literary
E’ qui.. ed è una splendida vetrina, la migliore d’Italia!
YouTube
Già presenti oggi 6 riferimenti artistici in continua diffusione, gli
ultimi son stati caricati pochi giorni fa. L’insistenza e la collaborazione
del mio “Maestro Editore” e nuovo grande amico
Corrado Barbieri, hanno reso
possibile il mio inserimento in questa (per me) troppo moderna dimensione
mediatica quale è
YouTube. Grazie Cory.
° ° °
2006
Nelle nostre
famiglie ci sono stati personaggi artistici di vari livelli anche molto
disparati tra loro. Dal trisnonno Pietro Castelli che negli anni del 1800
suonava la spinetta mentre il figlio, Luigi, cantava una romanza, al grande
pittore e Maestro Massimo Campigli, marito della zia Giuditta Scalini, a sua
volta scultrice. E così fino alla ballerina solista dell’Opera di Vienna
Ernestina Crochat, figlia anch’essa di una ballerina dell’Opera di Vienna.
Diffuso poi nelle tradizioni e nell’attualità, un senso dell’eleganza, della
fantasia, dell’amore per il bello, la pratica del ragionamento, la ricerca della
vivacità intellettuale, elementi propizi sia per comportamento di lavoro e di
famiglia, come pure per diversioni artistiche varie, che vanno dalle musiche,
alle arti figurative, alla letteratura.
In un humus
quindi piuttosto favorevole, nella mia vita ho, grazie a Dio, potuto svolgere
anche una buona attività artistica. Dico anche perché non ho mai “dovuto fare”
il professionista nell’arte. Lavorando in azienda in ruoli di responsabilità ho
infatti vissuto una doppia identità, scendendo per esempio in cantina detta
“sala musica” ogni giorno a mezzogiorno nell’intervallo aziendale, a studiare e
suonare dal 1994 in poi. Questo aspetto della vicenda mi ha però permesso di non
essere costretto a dover “vendere” la mia produzione poetica, letteraria o
musicale. Ciò non è poco, anzi è una liberazione dal giogo del mercato che ti
costringe a fare ciò che la gente, gli impresari, i critici ed i politici si
attendono da un artista. Un ultima riflessione sul termine “artista”. Ho ormai
sessantun anni e quindi posso parlare senza troppi timori. C’è un grande baratro
di cui non si parla che divide gli “artisti” da quelli che io definisco gli
“artigiani”. L’artista, (senza che necessariamente debba disporre di una tecnica
eccelsa) è chi ci mette il cuore, e sempre ce ne si accorge. Gli altri (magari
anche virtuosi), che non mettono il cuore perché non ce l’hanno, non sono
artisti ma artigiani, cioè lavoratori nell’arte.
Per quanto dico
sopra sono pronto ad “apriti cielo”, ma non mi importa molto.
Qui dunque
riporterò molto brevemente i fatti principali del lato artistico della mia vita.
Poesia e scrittura
A 10 anni mi
prese d’improvviso la necessità di scrivere dei versi poetici. Senza una
particolare ragione, senza uno studio sulla poesia e senza alcun motivo esterno
che mi spingesse a farlo. Fu un periodo di pochi mesi, in cui scrissi una decina
di composizioni che mi emozionarono. Successivamente non ne scrissi più sino
all’adolescenza inoltrata, quando dai 16 anni in poi ripresi e non lasciai più
di scrivere poesie, alternando però a epoche feconde, periodi anche di anni, in
cui non scrissi per nulla. A diciassette anni scrissi una novella Una ragazza
per quattro mesi ispirata ad un innamoramento. Fu molto apprezzata da Italo
Calvino. Poi solo sui 55 anni scrissi in prosa, un racconto autobiografico,
Dove si forgiano gli uomini.
Avevo
quarantasette anni quando l’editore Guido Miano pubblicò il mio primo libro, un
libro di poesie Emigranza. Fino ad allora e salvo qualche ingrata esperienza,
non avevo voluto passare le forche caudine del lavorio frustrante della gavetta
professionale, fatta di partecipazioni e di “premi”, di iscrizioni a circoli, di
sviolinamenti a critici e di iscrizioni a partiti. Ma quando Miano insistette
con me, avevo scritto in tutto un centinaio di poesie. Nei 14 anni successivi ne
avrei scritte duecentocinquanta in più, per l’entusiasmo per questa nuova e
tardiva stagione. Entusiasmo che l’anno successivo, a 48 anni mi prese anche per
la musica e nella determinazione di studiare più seriamente il jazz ed anche il
canto.
Ora a distanza
di una quindicina d’anni, ho la grande soddisfazione di avere qualcosa che in me
migliora col tempo, quando l’età non è generosa in tal senso. Per contro con la
musica, ho anche il rimpianto di non essermi applicato seriamente nella prima
parte della vita, perché mi rendo conto – senza false modestie – che avrei
potuto ottenere dei grandi risultati.
Finalmente,
vorrei qui schematizzare i punti che hanno maggiormente segnato la mia vita
artistica.
Poesie
- Le mie “poesie dei dieci anni” vengono apprezzate
da Quasimodo, a cui le aveva date mia madre, divoratrice di libri e libraia, con
orgoglio.
- Molti anni più tardi mia zia Rosa, disegnatrice,
fece leggere le mie poesie (quelle scritte intorno ai vent’anni), ad un noto
scrittore, Pierangelo Soldini, il quale ne fu estremamente ben impressionato.
- Dopo anni di mio silenzio letterario, mia moglie
Sherry un giorno se ne uscì con un: “ma una volta non eri un poeta?”. Questo mi
spinge inconsciamente a ridarmi da fare.
- Nel mezzo del cammin di nostra vita, mi contattò
quell’editore: Guido Miano, fratello di uno splendido poeta silenzioso
(pubblicato postumo): Alessandro Miano. Lavorammo così insieme per il primo
libro (Emigranza) che fu l’inizio di una serie consistente di altri libri
pubblicati.
- Federica Re scrisse parole appassionate sulle mie
poesie, e ciò non lo dimentico.
- Nel 2000 l’Istituto Italiano di Cultura di
Santiago del Cile patrocinò l’edizione di Amolore testo a fronte italiano e
spagnolo e contemporaneamente il libro venne presentato alla Fiera
Internazionale del libro, di Santiago.
- Nel 2002 e 2003 scrissi le parole per due temi
musicali di Alfredo Espinoza.
- Nel 2005 uscì Poesie Scelte edito dalla famosa
casa Scheiwiller. Per me fu come una laurea. Successivamente decisi però di non
premere ulteriormente per nuove edizioni, che significano sempre e comunque
compromessi, accordi, e sviolinamenti. Andai avanti così da solo e mi feci
stampare libri artigianalmente rilegati a mano come “Edizioni Private”.
- Due grandi artisti divennero miei appassionati
estimatori: Paolo Conte e Pupi Avati. È questo fu per me ben più che una laurea!
Successivamente
le mie poesie e il mio jazz ricercarono una unione artistica e convertirono nel
progetto che chiamai Jazzpo.
La musica jazz
- Da piccolo amavo ascoltare la musica in generale,
a dieci anni mi nascondevo spesso nella stanza di mia madre col giradischi
fingendo di dirigere la New York Symphony Orchestra, imitando i gesti di
Toscanini.
- A tredici anni sentii il desiderio di suonare uno
strumento vero, non quelli giocattolo. Amo il Rock and Roll (Elvis Presley, Bill
Haley). Mio cugino Vittorio Castelli mi convinse a lasciare perdere il Rock and
Roll e a conoscere ciò che c’è prima e c’è sopra il Rock: il Jazz. Mi fece
ascoltare i primi dischi che mi piacquero subito molto. Volli quindi suonare la
tromba ma Vittorio mi “costrinse” a suonare il trombone a coulisse. Oggi gliene
sono molto grato.
- Dopo molti anni passati con lui e con suo fratello
Guido, purtroppo senza metodo, a suonare alla meno peggio, a 34 anni emigrai in
Sudamerica, perfino in dubbio se portare con me il trombone oppure lasciar
perdere…
- Per mia fortuna lo portai. Questo avrebbe segnato
l’inizio della mia seconda vita jazzistica, quella vera. Per qualche anno suonai
in Cile con la "Retaguardia Jazz Band", un ottimo gruppo tradizionale piuttosto
arcaico. Con quella banda scopersi per la prima volta il gusto del successo.
Incisioni, teatri importanti, canali televisivi, trasmissioni prestigiose
diffuse in vari paesi dell’America latina, giornali,
tournée, concerti a New Orleans ed anche del discreto
denaro.
- Soprattutto però suonare per anni insieme ad un formidabile
jazzista, ex colonna portante della "Porteña J.B.", di Buenos Aires, il sax-alto
Alfredo Espinoza. La sua frequentazione, sempre coltivata anche negli anni
successivi, avrebbe profondamente influenzato la mia formazione musicale.
- Al mio rientro in Italia entrai nella "Riverboat
Stompers Jazz Band", un complesso non molto dissimile dalla
"Retaguardia Jazz Band"
e vi suonai per una quindicina d’anni, continuando a gustarmi quel successo a
cui mi ero facilmente “abituato”.
- Ma solo a 48 anni mi venne veramente voglia di
fare un passo in avanti come musicista, di rilanciarmi. Decisi di tirar fuori il
talento inespresso che mi sentivo dentro, anche se tardi nella vita formativa di
un artista. Contrattai il nostro clarinettista dei "Riverboat Stompers", un altro
mio splendido “Alfredo”: Alfredo Ferrario, per darmi lezioni di Jazz.
All’inizio entrambi non sapevamo da che parte “ricominciare” per il mio
insegnamento, ma dopo alcuni esperimenti trovammo tutte le vie, e negli anni ci
affiatammo musicalmente e come amici, fino a litigare come marito e moglie.
- Con lui formammo presto il "Barcelona Milan
Washboard", che con Marcelo De Castro, il grande Rossano Sportiello e il notevole
Roberto Colombo, vinse subito il Festival olandese di Breda del 1996, con
menzioni internazionali a tutto campo. Importante, in questo periodo, l’inizio
della mia carriera di cantante, molto voluta dall’amico e washboardista Marcelo
De Castro.
- Nel 2000, sempre con Alfredo fondammo il “Duccio
Swingers”, di cui esiste un bellissimo (a detta di tutti) CD del 2003: “Musici
sono gli usignoli e i passeri che primi hanno dischiuso finestre oltre la vita”.
Il "Duccio Swingers" segnò l’entrata nelle mie formazioni di altri magnifici
jazzisti, tra cui Paolino Alderighi, Alfredo Zunino e Massimo Caracca.
- Soprattutto con la profonda intesa compositiva con
il pianista e giovane amico Paolino Alderighi iniziammo il “Jazzpo” nel 2005 in
quartetto la cui formazione è:
Duccio Castelli: |
testi poetici, trombone e canto in jazz |
Paolino Alderighi: |
composizioni musicali e pianoforte in jazz |
Alfredo Ferrario: |
improvvisazione poetica e clarinetto in jazz |
Massimo Caracca: |
improvvisazione poetica e batteria in jazz |
Si tratta di uno spettacolo che combina puro jazz a testi
poetici recitati e accompagnati da musica composta appositamente. L’esperimento
è in pieno corso.
Concludo con un
tributo ai cinque jazzisti che personalmente han marcato a tutt’oggi la mia vita
musicale, cronologicamente:
Vittorio Castelli: |
mi ha trasmesso la passione per il jazz e
l’amore per il vero blues. |
Antonio
Campusano: |
quale leader della Retaguardia Jazz Band, che
mi ha rilanciato artisticamente
e fatto conoscere il
successo. |
Alfredo Espinoza: |
un grande artista con cui ho a lungo lavorato e
che lascia il segno. |
Alfredo Ferrario: |
il mio maestro ed amico. |
Rossano
Sportiello: |
un grande artista con cui a lungo ho lavorato e
che lascia il segno. |
dcastelli@enter.it
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