Introduzione a
Una ragazza per quattro mesi
Lettera di
Italo Calvino
Torino, 30 marzo 1963
Caro Duccio,
ho letto Una ragazza per quattro mesi. Devo sul dirti
che hai nello scrivere un piglio di brilla disinvoltura. Si vede che la
spavalderia di tanti scrittori americani non è passata invano per te. Ma qui siamo
al punto dolente: il tuo sfoggio di bravura è quello di metterti in diretta
concorrenza con scrittori americani tipo Raymon Chandler o Damon Runyon. Non soltanto
punteggiando la narrazioni di espressioni tipo "riprovaci e ti faccio una faccia
come un pallone da rugby" proprio ambientando l'azione tra i teenagers americani.
Ora, io non voglio dirti tassativamente: "devi scrivere
solo di quello che hai vissuto tu personalmente", perché magari ci si può divertire
anche a scrivere di cose di immaginazione. Ma quando ci sono già centinaia
di
scrittori che parlano d'una cosa che nessuno può conoscere meglio di loro (in questo
caso: la vita e il linguaggio della società americana moderna) non
ti conviene mettertici
anche tu, che non potrai mai rappresentare questo mondo con la loro spontaneità
e
immediatezza. Ma tu mi rispondi: "Per me I'America è soltanto uno scenario di
convenzione: quello che mi interessava erano i dubbi e gli ideali del protagonista,
il
rapporto tra il costume del suo tempo e la generosità della sua giovinezza". Hai
ragione; e difatti ogni tanto ci sentiamo
– per fortuna – più a Milano che a Ghostville.
Ma se tu cercassi di rappresentarci la vita e il linguaggio dei tuoi coetanei
milanesi vedresti che dapprincipio incontreresti più difficoltà (ti parrebbe che
non ci sia niente da raccontare) poi ti divertiresti molto di più.
Perché il nucleo poetico di questo racconto che hai scritto è nel contrasto tra
i modi da bullo di Amos Turner, (tutta questa spregiudicatezza di modi e
costumi) e la sua realtà di ragazzo serio e pieno di buoni sentimenti. Ora
l'ambiente esotico fa sì che l'uno e l'altro elemento acquistino un sapore
convenzionale.
Sta attento: il linguaggio americanizzante che tu usi
sul serio, alle volte pare quello che certi umoristi italiano usano per "fare il
verso" ai vari Mike Spillane... Quindi, mentre mi rallegro perché hai dato prova
di saper costruire e far stare in piedi un racconto pieno di avvenimenti, devo
dirti che per cominciare a scrivere è meglio prendere episodi che fanno parte
della nostra esperienza diretta.
Soprattutto leggere. Leggere scrittori buoni, meglio di
quelli che mi pare hai letto fin qui. Se ti piacciono gli americani leggi
Fitzgerald che ha il pregio di essere piacevolissimo e pure d'essere un vero
scrittore. Leggi Hemingway, per esempio quello dei racconti di Nick, ispirati
dalla sua fantasia e giovinezza. Tra i francesi leggi Il diavolo in corpo di
Radiguet, un libro scritto quasi cinquant'anni fa ma freschissimo perché scritto
da un ragazzo pressappoco della tua età. E degli italiani leggi per esempio
Pavese, Il diavolo sulle colline e Pratolini, Il quartiere.
Salutami molto tuo padre e Federica. A te un cordiale
saluto.
Italo Calvino
|