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Autunno

Autunno è ritrovare nuovamente il piacere di una coperta morbida e leggera, di richiudere la finestra all’imbrunire, di farci una tisana e sorseggiandola guardare la luna che in queste notti è grande e piena. Dirsi che la luce sì, ci mancherà, ma che ameremo anche l’accenno delle prime nebbie verso sera. La voglia di colori densi e caldi. Dei gialli luminosi dei topinambour lungo gli argini, del grande ginkgo biloba vicino all’aereoporto, delle bacche rosse-rosse delle siepi, dei melograni, ricchi e sfaccettati fruttirubini. E cercando le rondini sui fili della luce, vederle, immaginarne i voli altrove…chissà...

Spero che quest’anno l’autunno sia lungo e mite così che possa maturare pian piano, ripetendo l’incanto del mutarsi dei verdi in gialli, dello sfumarsi in rossi, in bruni sulle fronde dei lunghi viali alberati. Alla prima pioggia intensa poi vederli sfogliare, diventare tappeti, arazzi...

Fu così in un altro autunno.

Autunno 2003

Ricorderemo questo autunno
vibrante d’oro, di ruggine
sontuoso nella luce sfrigolante dei pioppeti.

Lungo l’argine,
in città
l’edera si screzia di rosso cardinale.
Anche il platano è regale
pomposo, fa memoria di colore
per una spogliazione che l’attende.

C’è un manto giallo-ocra in terra
sotto l’ombroso ippocastano,
un tappeto d’oro fine, veneziano.
Foglie grandi, piccole, perfette,
tutte con la loro intima struttura.

Mi trovo silenziosa e colma
davanti a questo fasto che resiste –
quasi un dolore
una bellezza che vorrei baciare,
e dire, e mostrare.

Voi vedete? Voi vedete?

Mi si dice che chi ha un albero in giardino quest’anno non rastrella le sue foglie.

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