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Berni
Il suo nome è il
diminutivo di Bernardo. Nella cucciolata era il più robusto - mantello
bianco latte, coda nera, occhi gialloverde - ben piantato sulle
zampette diritte, il primo ad uscire dalla cesta comune per avventurarsi da solo
in ricognizioni via via sempre più lontane dalla base. Per lui quella cesta era
diventata un po’ troppo frequentata e miagolante…

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Se ne andava in
cerca di esperienze nella giungla del giardino, poi nei campi tutt’intorno
alla casa, in perlustrazione, sempre con un’aria seriosa,
quasi corrucciata. Assomigliava ad un piccolo cane san bernardo, e di qui il
nomignolo. Gli altri gattini
trovarono casa da amici comuni, ma Berni, era sottinteso che sarebbe
rimasto: era già a casa. Per la stazza e
il cipiglio fin da subito segnò e difese il territorio dalle intrusioni degli
altri gatti sfaccendati della zona. Lui invece aveva sempre qualcosa da fare,
qualcosa da scoprire, annusare, puntare. A volte spariva per tutto il giorno per
poi far capolino sulla porta con il musetto sporco e bruno di terra e ragnatele.

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Quando si
lasciava accarezzare aveva un suo particolare modo di premere la testolina
contro la mano, quasi volesse meno delicatezza, quasi a voler sentire e
prolungare di più quel contatto. Ed anche le fusa erano di un tono grave, come
di chi non concede volentieri smancerie. Di buon appetito,
puliva la sua ciotola fino all’ultimo boccone per poi incamminarsi dondolante
verso l’ombra più vicina con la pancia tesa e gonfia di cibo.
Quando ebbe la giusta l’età si trovò per
compagna una soriana che abitava nei paraggi e che andava a trovare verso sera.
Ma aveva anche altre “viste”… Come ci dissero, non disdegnava di fare il suo
maschio “canto d’amore” anche ad altre belle della zona. Col tempo, prese
l’abitudine di allontanarsi anche per giorni. Chissà che avventure, cosa andava
cercando nelle sue spedizioni, certo che dovevano essere perigliose viste le
ferite ed il pelo “smagnuzzato” che leccava e rileccava lungamente.
Ma
non era sempre così. A volte se ne tornava bello-bello con la coda diritta, lo
sguardo fiero e con il pelo candido sul petto gonfio, come chi ha dato prova di
tutto il suo valore. Dopo quelle uscite vittoriose sembrava acquietarsi,
con la sua smania d’avventura appagata. Per pomeriggi interi lo si poteva
vedere fermo come una sfinge sopra un pilastro della cancellata. A
tradire la sua immobilità indifferente erano però gli occhi: vigili, attenti a
seguire gli scarti e i voli in picchiata delle rondini in caccia verso sera.
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