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Non tutti odiano lo stare stretti...

AbcVeneto, nr. 17 / 2005

Rosella Mancini

Mentre Adamo porgeva ad Eva la mela
il gatto dalle fessure degli occhi
l'esito prevedendo maledetto
ritrasse a punto il panorama
beato del paradiso in terra.
Con tale ricognizione
duratura della memoria
una volta uscito dal reame
si raccolse in se stesso
a riassumere il benessere antico.
Sì che saggio d'un nirvana sublime
vive tuttora il suo dolce farniente.

Rosella Mancini, Gatti Stellari e Terrestri, Ed. felinamente - Premio "Gatti Magici 1005" per la poesia.


Doris Lessing

AbcVeneto, nr. 9 / 2004

Ecco come Doris Lessing descrive in modo splendido le reazioni di una sua gatta alle coccole e ai complimenti che le faceva in un momento di particolare bellezza dell'animale:

"Oh gatta, le dicevo, o per meglio dire invocavo: beeelliiissima gatta! gatta splendida! dolcissima gatta! gatta di seta! gatta che sembri un morbido gufo, gatta con le zampe come farfalline, gatta preziosa come un gioiello, prodigiosa gatta! Gatta, gatta, gatta, gatta. Sulle prime lei mi ignorava; poi girava la testa, morbidamente arrogante, e a ciascuno di questi elogi, per ognuno di essi, separatamente, socchiudeva gli occhi. Poi, quando avevo finito, sbadigliava, intenzionalmente, con atteggiamento fatuo, mettendo in mostra una bocca rosa come un gelato e la rosea lingua arricciolata".

Ed ecco invece quando descrive la gatta grigia il mattino prestissimo quando la sveglia per farsi aprire la porta:

"La mattina, quando vuole che io mi svegli, mi si accoccola sul petto e mi accarezza la faccia con la zampa. Oppure, se sono su un fianco, si accuccia e mi fissa. Morbidi, morbidi tocchi della sua zampa. Io apro gli occhi, le dico che non mi voglio svegliare. Li richiudo. La gatta mi tocca dolcemente le palpebre. Mi lecca il naso. Comincia a fare le fusa, a pochi centimetri dal mio viso. Poi, mentre me ne sto ferma fingendo di dormire, mi morde delicatamente il naso. Io rido e mi metto a sedere. Allora lei salta giù dal letto e corre di sotto. Perché qualcuno le apra la porta del giardino se è inverno, o per essere nutrita se è estate".

Infine, il disegno di una cucciola alla quale piaceva in modo particolare dormire nel letto della sua padrona:

"Quando era piccola, questa gatta non dormiva mai fuori dal letto. Aspettava che io mi ci fossi infilata, poi passeggiava su di me da un capo all'altro, considerando le varie possibilità. Quindi si ficcava direttamente sotto le coperte a partire dai piedi o dalla spalla. Oppure si infilava sotto il cuscino. Se mi muovevo troppo cambiava posto, con aria stizzita, facendo in modo che si capisse che era seccata. Quando rifacevo il letto, le piaceva che lo aggiustassi con lei dentro; e se ne rimaneva tutta contenta fra le coperte - una sorta di piccola protuberanza, a vedersi - talvolta per molte ora. Se si accarezzava quel mucchietto, questo faceva le fusa e miagolava. Ma lei non ne usciva a meno che non fosse costretta".

(tutti i brani sono tratti da: Doris Lessing, Gatti molto speciali, La Tartaruga edizioni).


Il racconto di James Herriot

AbcVeneto, nr. 8 / 2004

Tra gli altri titoli segnalo di questo scrittore segnalo: Creature grandi e piccole (1974), E il Signore le creò (1982), Per amore di tutte le creature (1993), tutti editi da Rizzoli. Di Herriot è stato pubblicato nel 1998 anche un delizioso libretto, dal titolo Storie di gatti in cui vengono messi insieme alcuni 'brani felini' più belli e già inclusi nelle sue opere maggiori. Dei nostri amici, lo stesso Herriot scriveva : "I gatti hanno sempre avuto una parte di primo piano nella mia vita, prima quand'ero ragazzo a Glasgow, poi nell'esercizio della professione di veterinario, e ora che sono in pensione, eccoli lì ad illuminare i miei giorni. Sono stati una delle ragioni per cui ho scelto la mia carriera: la loro grazia ed eleganza innate me li rendevano cari" da I gatti della signora Bonddi James Herriot, Lavoro per i gatti:

 

Quando le feci visita per la prima volta, la signora Bond si presentò così. Mi strinse vigorosamente la mano e protese il mento con aria provocatoria, come per sfidarmi a dire la mia. (...) Compresi subito ciò che intendeva con quella frase. La grande cucina-soggiorno era completamente invasa dai gatti. C'erano gatti sui divani e sulle sedie, gatti che si riversavano a cascata sul pavimento, file di gatti seduti sui davanzali delle finestre e, proprio in mezzo, il minuscolo e pallido signor Bond dai baffi sottili, intento a leggere il giornale in maniche di camicia. (...) la signora Bond soleva prendersi cura dei randagi:dava loro da mangiare e, se lo volevano, anche un tetto. Questo mi aveva ben disposto nei suoi confronti, perché secondo la mia esperienza questa disgraziata specie è spesso trascurata e vittima di ogni genere di crudeltà. Ai gatti si sparava, si tirava addosso di tutto, contro di loro si (colonia di gatti) aizzavano i cani e li si faceva morir di fame. Era bello vedere che qualcuno ne aveva preso le difese. (...) Con la signora Bond stabilii immediatamente un ottimo rapporto, grazie anche al fatto che ero sempre pronto a dedicare un po' di tempo ai suoi piccoli (..) La prima volta che la vidi in azione era una tranquilla sera d'estate. I due gatti che voleva farmi visitare erano fuori in giardino, nascosti chissà dove. La seguii fino alla porta sul retro dove si arrestò, giunse le mani al petto, chiuse gli occhi e intonò, con voce melliflua di contralto: "Bates, Bates, Bates, Ba-hates". Cantilenò il nome, adottando un'unica, rispettosa nota, cambiando deliziosamente ritmo solo per pronunciare Ba-hates. Dopodichè, come una prima donna dell'opera, allargò di nuovo l'ampia gabbia toracica e ripetè l'operazione con grande impeto. "Bates, Bates, Bates, Ba-hates". Ad ogni buon conto il metodo ebbe successo, perché il gatto Bates se ne uscì trotterellando da dietro una fitta siepe di alloro. Mancava ancora un paziente, e io continua ad osservare la signora Bond con grande interesse. Lei riprese la sua postura, inspirò, chiuse gli occhi, atteggiò il volto, accennando un soave sorriso e riprese. "Sette-per-tre, Sette-per-tre, Sette-per-tre-hee". La melodia era la stessa usata per Bates, con la medesima deliziosa variazione di ritmo alla fine. Ma questa volta l'effetto non fu immediato e la signora Bond dovette ripetere la performance più volte; le note sospese nell'aria quieta della sera erano incredibilmente simili al canto di un muezzin che chiama i fedeli alla preghiera. Alla fine, però, ebbe successo: un grosso gatto color tartaruga strisciò con aria contrita lungo la parete fin dentro casa. "Senta, signora Bond", chiesi, cercando di essere disinvolto, "non ho capito bene il nome dell'ultimo gatto". "Quale, Sette-per-tre?". Sorrise, come se stesse ricordando. "Sì, è un tesoro. Ha fatto tre gattini sette volte di fila, sa, e ho pensato che fosse un nome piuttosto azzeccato, lei che ne dice?" "oh, sì, certo. Splendido nome, splendido davvero".

I gatti visti da Patrizia Cavalli

AbcVeneto, nr. 7 / 2004

Nota e apprezzata poeta italiana Ed è padovana anche la gatta, perciò Veneta purosangue.

 

Lara, la certosina

In un punto del loro acuto svolgersi
s'empivano di verde gli occhi del gatto,
specchio brevissimo e attento
degli alberi e dell'erba. E ripeteva il gesto
senza saperne lo splendore.

Un gatto che dorme il pomeriggio
nel larghissimo letto padronale
in un punto qualunque, però comodo,
che si sveglia in un'ora qualunque
perché qualcuno passa e lo carezza,
non si sveglia del tutto né si chiede
chi è che lo carezza, ma si sporge
dal sonno solo un po'
per stirarsi in arrendevole lunghezza
perché duri di più quella carezza.
Forse così potrebbe essere l'amore.

Così dopo un ritorno a casa
e nessuno che mi aspetta
anzi che non mi aspetta più
sono in ritardo
telefonando sempre all'ultimo momento
svogliata e appesantita

guardo il gatto
tornato dalla fuga
che non ha smesso di saltare
per le mosche ma che per me
non salta più .
Ha preso un'aria strafottente
come chi ormai conosce
altri mondi e a questa vita
comoda e tranquilla
non ci crede più.
Seguita a pulirsi
e a togliersi le pulci
e si riposa spesso
quasi sempre
un po' lontano però
indifferente
e la notte non mi fa più
il solletico coi baffi


Baudelaire e la storia del “Gatto Nero”

AbcVeneto, nr. 5 / 2004

Vieni, bel gatto,
vieni sul mio cuore amoroso;
trattieni i tuoi artigli,
ch'io mi sprofondi
dentro i tuoi begli occhi
d'Agata e metallo…

(dalla poesia "Il gatto")

…sempre Baudelaire dalla poesia "I gatti":

I fervidi innamorati e gli austeri dotti amano ugualmente,
nella loro età matura, i gatti possenti e dolci, orgoglio
della casa, come loro freddolosi e sedentari..

Per restare in Francia, apriamo le pagine del sito web dell'ANFI (Associazione Nazionale Felina Italiana) anfitalia.it dove si può leggere l'interessante e divertente articolo di Mirella Rodriguez Lo Savio dal titolo: "Montmartre e 'Le Chat Noir": l'anima felina di Parigi', che racconta la nascita dell'omonimo locale nel celebre quartiere parigino.

   

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