Il libro di
Anna Marton

(nonnAdele)
Cachi
La nuova casa ha un giardino
pieno di alberi di cachi.
Si è deciso: i cachi non piacciono
e sporcano i grembiulini.
Son più belle le palme e le rose.
E’ rimasto solo un albero di cachi.
Tondi, pieni brillano di giallo violento
frutti pesanti su rami quasi spogli,
Restano appesi come palle
sull’albero di natale, ma nessuno dice
che belli anche se non si stancano
di stare immobili per tanto tempo.
I passeri ingordi e le tortore svampite
cercano e beccano altrove.
Il succo colerà da una ferita
sulla pelle tesa e sottile,
soffocherà una fila di formiche
indaffarate lungo il tronco
Una poesia dolce come il frutto che descrive. Una delle tante
poesie di fiori, frutti, animali, giochi e filastrocche raccolte in nonnaAdele,
un volumetto con il quale la nostra collaboratrice Anna Marton ci regala
ancora intatte le atmosfere magiche della sua e della nostra infanzia.
Riportiamo per intero una delle recensione al libro apparsa
nella rivista letteraria “Punto di Vista” a firma della
sua direttrice responsabile M. Rosa Ugento che troviamo particolarmente
ispirata e che condividiamo.
Nasce spesso nel lettore un’inconscia diffidenza
verso la congerie di libri e libricini che si intestano agli usuali affetti
familiari. Più che commuoverci e turbarci, capita che ci disturbino, scavando
nella memoria privata storielle più o meno leziose e sentimenti che suonano
antiquati. E’ così: i nostri gusti si stanno abituando a linguaggi aridi o
concettosi che coprono la presunzione sotto apparenze di modernità. Perciò è più
che una sorpresa quella che ci attende sfogliando le pagine limpide e vivaci di
nonnAdele: un volumetto lirico che, dagli stessi sentimenti scioccamente derisi,
trae invece convincimenti spunti di testimonianza e poesia.
L’autrice, Anna Marton, sotto quel titolo intimo e
carezzevole, coglie entro segreti rapporti fra nonni e nipotini una breve
silloge di storie che, dalle radici autentiche del passato, estraggono spunti
felici e pensieri originali.
La fonte di ispirazione offre in sei sezioni i titoli di un
affascinante documento di vita: visioni di natura, incanti di infanzia, paesaggi
e parole che evocano un mondo di meraviglie ed esperienze capace di contagiarci
senza sforzo e persuaderci con voli improvvisi di immagini/pensieri. Nulla di
trito, nulla di zuccheroso o artificiale sotto i temi candidamente enunciati:
Fiori, Frutti, Animali, Giochi, Le storie della sera e dei perché, Filastrocche
delle nonne. Ogni tema sviluppa il proprio vocativo lirico in un gioco di
risvolti incisivi, marcati di indiscutibile personalità.
Bastano pochi esempi scelti tra le sezioni. Fra la quindicina
di fiori, tutti prevedibilissimi a rendere unica l’invenzione, bastano le chiuse
di “occhietti della Madonna” e ancor più di “Giglio”, per scoprirvi la firma di
un’autenticità imperiosa. Le cinque righe degli “Occhietti” stendono una
parentesi infantile fra l’inizio “calze di lana… ruvide come la terra” e la
fine…”avrò bellissime calze a pois celesti”. Nei versi di “Giglio” la sorpresa è
ancora maggiore: “…il giglio è fiore d’orto e di santi (inizia Anna, senza
entusiasmo) “…L’hanno detto al catechismo”. Perciò “Mi sono piaciuti tutti i
fiori,| il giglio mai”. Ed ecco la svolta: “Arrivò poi il giorno, | che lo
deposi su un altare | per restituirlo ai suoi santi”. Così, senza stucchevoli
riverenze.
Il medesimo piglio, lo stesso amore per la natura e la stessa
capacità di cavarne giudizi inattesi si trova nella sezione dei “Frutti”.
Leggiamo da “Cachi” “…i cachi non piacciono e sporcano i grembiulini” …”il succo
colerà da una ferita sulla pelle tesa e sottile | soffocherà una fila di
formiche indaffarata lungo il tronco”. Altro esempio nei “Gattini”. “..Non
credetti a mia madre | ma non seppi perché | alla gatta il giorno dopo | rimase
un solo figlio” …”Piansi con lei nel buio della stanza”. Un dolore che rompe
l’incantesimo, ma lo traduce in rapporto.
Il titolo delle “Bambole” sta fra le liriche dei “Giochi” in
un testo che andrebbe riportato per intero; ma e sufficiente la conclusione.
“..Un gesto di forbici per poterla imboccare | ma non fu il solo a renderla più
vera”.. “Per Celestina imparai a cucire e cucinare, | a credere che qualcuno mi
volesse bene”. E’ il sotteso valore della verità.
Si tratta qui solo di pochi esempi – dei quali
abbiamo trascurato il tenero lirismo del buon gusto e del gioco – per dar
rilievo a quelle intuizioni, che sono le fortissime virgolette con cui Anna
Marton pone alle pagine di nonnAdele il sigillo della sua libera personalità.
Auguri all’autrice, davvero nuova nei sentimenti e nella concezione.
M. Rosa Ugento
da: Punto di Vista, 43/2005, p. 40.

Biografia minima: Anna Marton è nata a Mogliano Veneto
(Treviso), dove trascorre l’infanzia delle piccole cose e delle grandi scoperte;
durante e subito dopo la guerra è ospite presso parenti a S.Alberto di Zero
Branco vivendo fra animali, campi e stoffe di sarta. Questo ambiente
contribuisce a darle un’impronta che poi caratterizza la sua vita: l’amore per
la natura e per i bambini.
La sua fantasia ha potuto alimentarsi quasi di nascosto nella
libreria paterna dove, da adulta, ha lavorato per molti anni. La passione per la
parola scritta, nella quale si è cimentata fin da bambina, l’ha portata alla
pubblicazione del suo primo romanzo con la casa editrice Sperling & Kupfer,
“Giorni rubati al tempo” uscito nel ’98. Un secondo romanzo è in attesa di
pubblicazione.
Attualmente vive a Vittorio Veneto, sempre in provincia di
Treviso. E’ vicepresidente dell’Associazione Culturale intitolata al padre
“Bruno Marton”, che fu una figura di spicco nella politica del Veneto*.
Si dedica da sempre alla poesia e ultimamente anche a testi e
scenografie teatrali per l’infanzia che poi rappresenta, curandone la regia e
gli allestimenti, in Istituti scolastici.
www.AssociazionebMarton.com
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