Maria Luisa Daniele Toffanin
da: Dell'azzurro ed altro
Le stagioni dell'azzurro
Bioccola di
pioppo
Bioccola
il pioppo
nel
limpido vento
su
cascate di glicini
e
macchie di rose.
I
colori gli stessi,
altra
la stagione
del cuore
che
gioia traeva
da
un fiocco rincorso
afferrato
per primo.
Ignaro
era allora
dell'essenza
nascosta
nei
bianchi piumini:
miraggi
di pura felicità.
Ora
che braccia
non
cingono
il
tronco dei pioppi,
già
basta mirare
l'impalpabile
danza
e
lieti scoprire
che
ancora una volta
il
magico rito
figlio
dell'aria
si
rinnova per noi.
Ancora
quel gioco
Volava
la palla
nella
strada del sole
tra
mani fanciulle
aperte
nell'aria
a
pronta risposta.
Frementi
le membra
al
ritmo del lancio,
risate
di gola
in
spirali di salti,
stringendola
al cuore
come
se fosse il mondo.
Ancora
quel gioco
con
altri sembianti,
in
strade diverse
battute
dal tempo.
Cade
nel vuoto:
non
c'è ritorno di mani.
Trottola
pazza
a
Jone
Nello
stupore del mattino
già
mi attendevi
amica
per la vita intera.
Trottola
pazza
di
giochi di parole
segreti
teneri
mature
confidenze
pensieri
sull'andare
così
felici così mesti.
Una
trottola
che
si è piegata piano
a
cerchio non finito
per
non girare più.
Mi
resta solo quel suono
vivo
a suonarmi dentro
dolente
insistente
parlandomi
di noi.
Siete
voi
Folate
di viole
pulviscoli
d'azzurro
sciami
di lucciole
canti
di stelle
entrano
nella casa.
La
primavera?
Siete
voi, giovani
che
odorate di fiori
del
tepore di sere
di
maggio
che
stringete nelle mani
l'infinito.
Dilatano
pareti-orizzonti
le
vostre attese,
boccioli
di rose
al
mattino.
Esplode
ancora la vita.
Occhi
di foglia
Morbide
dita
pettine
di vento
sui
lunghi capelli.
Esili
sussurri:
Come
sei bella!
Refoli
teneri
fra
frange di cielo.
Vibra
la linfa
nelle
sue fibre
s'apre
in sorriso
di
verde.
Scuote
la chioma
di
fuoco vampata.
Sospira
felice
negli
occhi di foglia
come
ragazza
a
scoprire l'amore.
Ha
camminato il tempo
Nello
spiraglio
delle
luci prime
in
questo cubo
di
ricordi
riflesso
nell'antico lago
a
sé uguale sempre,
rivedo
schegge
d'azzurro
accese
nei tuoi occhi,
ingenui
capelli
di
seta corvina
a
disegnare
un
volto da ragazzo.
Come
ha camminato
il
tempo sulle morene
adagiate
intorno all'acqua!
L'azzurro
Corre
l'azzurro
sul
filo del prato:
il
tuo sguardo di allora
–
due gocce di cielo –
lo
stesso di ora.
Tanta
erba
cresciuta
tagliata
al
sole bruciata.
Profumo
intenso
infanzia
lontana
che
mi porto dentro.
Si
farà melograno
Si
sono ormai spente
nel
muto di bosco
le
tenere fiabe:
ronfare
profondo
di
scoiattoli fulvi,
pigrizia
beata
ai
richiami dei prati.
Si
sono spente
per
vento sgraziato
a
turbare il velluto
d'erba
matura
gettando
il seme
d'uguale
parlare
in
arido anfratto.
Germinerà
questo seme
nell'humus
di roccia?
Si
farà melograno,
germogli
nuovi
su
nodi antichi
frutti
rossi da succhiare
con
labbra avide d'Amore?
Con
i tuoi raggi, sole,
esplodi
la pietra
feconda
quel seme
nel
risveglio di luce.
Carezza
di velluto
Avanza
fredda
l'ombra
della sera
segnando
netto
il
dorso della croda
–
smalto di fuoco
ancora
acceso –.
Come
un'offesa
che
incide dentro
inattesa,
ogni tua fibra.
Poi
a chiedere venia
piano
con pudore
l'ombra
si fa carezza
di velluto
ampia,
distesa
sull'oro
ultimo del giorno.
Preludio
Si
turba la sera
nel
bianco gelsomino
si
tinge di porpora
nel
volto di cielo:
pudore
di cose non dette
tremori
d'anima velati
voci
raccolte dentro
nel
lento spegnersi
dell'ora.
Tenero
sentire
verde
languore
oltre
i cancelli della luce,
riverbero
sottile
del
giorno che muore.
La
casa del sole
Aria
di passato spira
nella
casa ritrovata
e
agita un pulviscolo d'emozioni.
Tra
pareti di sole,
sfumati
dal tempo
si
muovono volti.
Quasi
cascate irruenti
esplodono
voci
risate,
pianti
fra
odori buoni di vita.
Intorno
aleggiano
con
trepidi battiti
i
giovani sogni.
Il
cuore si perde
nei
suoni di allora.
Ma
proprio il mio tempo
si
fa musica forte
con
note chiare di gioia
cupe
di dolore.
Vibra
l'armonia
divina dell'amore
nelle
notti calde,
l'esplosiva
felicità
dell'infanzia
mai
sazia di vita,
mentre
penetra
come
dolente sinfonia
la
tristezza del padre
affaticato
sotto i tamerici.
Mio
padre
nella
casa del sole
moriva
ogni giorno un poco.
Mi
basta
Mi
basta l'oggi
che
mi pulsa dentro
con
battiti d'ali
di
giorni lasciati
fra
miraggi traditi
in
pozze-dolore
rischiarate
talvolta
dal sole.
Solo
velata dal sogno
invento
tracce non note,
magie
d'aquiloni, voli
oltre
il ligustro
verso
il domani.
Mi
basta l'oggi.
Con
stupore fiorito
Uscire
da pensieri chiusi
in
tondi di apatia.
Andare
tra filari di rose
a
ritroso nel tempo:
scie,
intensi profumi
d'erba
menta e viole
da
quei prati lontani
liberi
da covoni d'oro
aperti
alle corse
all'infanzia
vivace
a
magie di lucciole
stelle
di campo
al
buio rapite
in
gare di felicità.
Accendere
anche oggi
le
mani di luci
in
sere di maggio
sfogliare
petali
in
giochi-fantasia,
sorriso
respiro
di
limpide ore,
senso
dei giorni
da
riscoprire contare
con
stupore fiorito
come
se fossero
perle
vergini rare.
Angolo
di luce
Quel
raggio di sole
furtivo
che accende di
azzurro
il verde del melo
è
già guizzo d'Eterno
segnato
per sempre
nell'anima
di cielo
dal
grido di gioia
di
un solo momento.
Istante
felice
che
rimane dentro.
Parola
da lontano a noi
svelata
in un angolo di luce.
Grido
di gioia
Abbacinava
il sole
la
pineta
schioccante
perle
d'ambra
resinosa
nel
canto riarso
–
nenia ossessione –
di
cicale in riti
delle
ore calde.
Visioni
arcane
sempre
presenti
a
noi donate
per
un istante.
Ma
è già per l'animo
grido
di gioia,
e
anche le voci
del
silenzio scuote,
l'istante
catturato
oggi
all'Eterno
dalla
pineta
lungo
il mare stesa.
Ancora
quel gioco
Volava
la palla
nella
strada del sole
tra
mani fanciulle
aperte
nell'aria
a
pronta risposta.
Frementi
le membra
al
ritmo del lancio,
risate
di gola
in
spirali di salti,
stringendola
al cuore
come
se fosse il mondo.
Ancora
quel gioco
con
altri sembianti,
in
strade diverse
battute
dal tempo.
Cade
nel vuoto:
non
c'è ritorno di mani.
Per
sua terra di vita
Ruotano
le stagioni i colori dei fiori,
promesse
di bacche mature tra i rovi.
Raccoglie
la vita prati di affetti
in
covoni dorati
pagliuzze
riarse dal sole
sparse
lontano dal vento
al
tramonto del giorno.
La
fiamma-emozione,
guizzo
del vivere in musica d'ore,
forse
all'improvviso sarà divorata
da
voragine densa di umidi vapori.
I
battiti dei sogni
in
voli sempre nuovi
avranno
riparo in antri nascosti
o
libellule morte
saranno
inghiottiti
da
muti pozzi vuoti?
Non
dirmi che il tutto
è
un vortice pazzo
e
null'altro.
Dovrà
pure accadere
che
mano pietosa
conservi
in anfore d'oro
questi
canti-frammenti
per
sua terra di vita.
Se
l'ipotesi acerba
s'accenderà
di luce forte
sarà
meno cupo
il
buio di chi vive.
Lungo
la rena
Andrai
lungo la rena di quel mare
di
vele limpide tese d'energie
aperte
ai venti caldi di promesse.
Andrai
lungo la rena di conchiglia
a
ricreare il guscio esile di vita
nel
cerchio dell'Eterno ritornata.
E
nel fuoco-memoria della sera
il
canto d'oro dei sogni s'alzerà
dall'onda
spumeggiante della mia anima.
Suono
lontano, voce quasi umana.
Così
forte vibrando la conchiglia
tra
le mani brivide del soffrire
accenderà
d'echi ardenti-ali d'iride
l'infinito
intorno e dentro al sentire.
Oh
folle delirio, forza d'amore
segreto
fragile nutrito
ardita
sfida al fato di vivere
bagliori
perenni di un lume spento.
Oh
mia dolce illusione d'essere,
nel
giorno che mai non muore,
sabbia
acqua sole del tuo mare.
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