Maria Luisa Daniele Toffanin
da: Dell'azzurro ed altro
Assonanze
Questo andare
Schegge
di pensiero
–
punti d'intensa luce –
strappati
al non senso
calati
in fondo al cuore.
Brevità
di lampo
guizzi
d'irreale.
Incontri
chiari di parole
similari
generate
da
una stessa terra.
Raro
accordo
di
voci di violini
melodia
raccolta
nel
cavo di una nota sola.
Trasparenza
d'occhi
nel
guardarsi dentro:
acque
di cristallo
neve
appena sciolta.
Alba
del senso
di
questo andare
alba
che si svela
per
le vie del giorno.
Riflessi
puri di pietra rara
in
fondo all'anima adagiata.
Assonanza
pura
Voce
dolce la tua, carezza
suasiva
di refolo lieve
venuto
da fuori dall'aria
dal vento,
ma
dentro la sento come eco
di
un parlare profondo immenso
di
un mare di assonanza pura
per
accordo di onde diverse
modulate
su stesse note.
Lento
muoversi insieme, soave
posarsi
sulla rena bionda.
Due
suoni che si fanno piano,
nel
respiro di questo mare,
un
unico parlare un idioma uguale.
Stupore
Tenere
labbra sorprendono
il
respiro della notte
sciolgono
memoria di tempo.
Dicono
mute parola segreta
venuta
da dentro
nata
lontano
nell'isola
giovane.
Prodigio
che
si fa nuovo
nello
stupore
di
ogni incontro.
Attese
acerbe
Cuna
di sogni
è
l'attesa.
Sogni
turgidi
sbocciati
tra colchici
in
mattini di rugiada
nutriti
quasi creature
al
seno dell'illusione
frementi
in volo
come
battiti d'ala.
Ma
questo tempo
–
uva senza sole –
non
matura
nelle
sagre
dell'indifferenza.
Ora
nelle vendemmie
acerbe
delle attese
tu
solo resti
grappolo
dorato
mio
nettare dolce
di
verità.
Trama
di pensiero
Fardelli
gravi si lasciano ai figli:
spazi
di sé rimasti nell'ombra
angoli
inquieti non aperti alla luce
per
vuoto di parole
quasi
abissi scavati
da
contrasto d'accordi
dissolvenze
di toni
nell'incastro
d'ansie delle note.
Ed
ora, figlio, una preghiera:
strappami
la maschera
plasmata
dai giorni,
fa'
ch'io parli
con
trasparenza d'amore
e
di cristallo sia
ogni
mia trama di pensiero.
Voglio
saziare dubbi e perché:
accarezzando
il cuore
nessun
ricordo ti colga
come
ramo di glicine ritorto
o
non senso di vuota incomprensione.
Gioca
coi figli a carte scoperte,
pareggia
i tuoi conti
lasciando
fardelli leggeri.
Affida
alla zona segreta del cielo
lo
spazio-mistero del tempo
radice
terrena mai chiusa
alla malinconia.
Struggente
è la marina
Struggente
è la marina
quando
acqua e cielo
d'indaco
i guizzi
si
scambiano tardivi.
Lenti
s'accordano
in
sinfonie sfumate
i
colori contrasto.
Si
stemperano i suoni
in
pastelli di quiete.
Sereno
incantamento
musica
impalpabile
d'acquerello
unico
immenso.
Epifania
dell'infanzia
del mondo.
Perdono
l'anime nostre
nella
magia salmastra
memoria
d'essere:
pensieri
nella sera
in
delirio di voli
inseguono
l'azzurro.
Prolungare
l'incontro
ai
giorni della vita
in
dolce armonia
di
elementi-sensi,
negare
i confini del tempo
nell'illusione
d'essere
dèi.
Casa-cuna
In
gomitoli di luci
si
snodano i riti.
Da
angoli di buio
tremuli
barbagli
divampano
lontani
in
luminoso falò:
per
magia, la Casa.
Mia
madre la gran fiamma
riscaldava
ogni cosa
sprizzava
ognora
scintille
di festa
tra
animali di gesso
bambini
come pastori
per
scene di Notte Santa.
Ali-parole
di angeli
aleggiavano
intorno,
pentagramma
per musica d'anima
poi
sorriso di gesti.
Splendeva
cometa d'oro
in
occhi puri di padre
e
sopra il Presepe.
Qui
le mie radici.
Ora
che mi sento chiusa
in
un tondo d'angoscia
persa
in un vuoto di cielo
come
se troppe stelle
insieme
si fossero spente,
cerco
la Cuna d'amore
per
dissetarmi di Luce.
Nell'ora
che
E
questo Dio
mio
mistero
sembianza
lontana
da
ombre velata
presenza
attesa
nel
vuoto invocata
sereno
di cielo
frescura
di oasi
in
segreta preghiera.
È parola più accesa
tra
l'immenso di crode
corona
sottesa all'Eterno.
Sigillo
d'esistere
nei
colori turbati
dei
titani nell'ora
che
il sole va a morire.
Ed
io resto stranita
come
la dolomie di coralli
incandescente
all'imbrunire.
Fino
all'ultimo
Riverberi
accesi
in
tramonti di primavera
turbano
creste limpide
tra
i veli della sera.
Fragile
l'anima
da
magia dell'ora
per
scale di velluto
sale
alla cupola del cielo
a
chiedere grazia di fermarsi
fino
all'ultimo
raggio
di sole.
Suggere
ancora
quella
goccia di luce che muore
tante
volte scordata
in
fondo al calice
del giorno.
Cieli
settembrini
Acque
di prato
di
tenero verde,
arabeschi
di fumo
nel
blu del cobalto.
Già
mutano i contrasti
in
accordi accesi
di
lucidi smalti.
Il
giallo dell'oro
diviene
pentagramma
per
musica inventata
da
prezioso tramonto.
Tessere
musive
sorrisi
di colore
nei
cieli settembrini.
Stupore
primitivo
canto
selvaggio e puro,
come
nascesse il mondo.
Pastorale
Ardono
fiamme
d'oro
ramato
nel
fitto del verde.
Il
giallo di larice
il
rosso di faggio
accesi
di sole
si
fanno suoni
nell'aria
di cristallo
per
concerto d'autunno
pastorale
antica di bosco:
toccate
di bacche
su
punte di rovo,
fughe
di orme
nel
fresco di muschio,
silenzi
di nidi
lasciati
da poco.
Note
dolci, calde
striature
solari
d'estate
tardiva,
tramonto
di vita
prima
del vento
di
gelo impietoso.
Così
le
sere dei giorni
prima
d'ogni notte.
Camminare
nel sole
Camminare
nel sole
su
smalti accesi
di
verde splendore.
Abbandonarsi
al fuoco
sentito
di dentro
con
movenze del corpo
cadenze
di passi
ritmati
di danza
in
cui si raccoglie
l'armonia
del momento.
Modulare
tra sé
fantasia
di parole,
seguire
quel canto
che
viene dal cuore
e
s'allarga in magia
di
musica dolce.
L'anima
parla così
libera
d'ansia del tempo
con
ali dischiuse
in
volo felice.
Venezia,
non morire
le
donne morbinose
al
tocco del tuo sole
accendono
anche oggi
di
vezzi di parole
le
rosate quinte
di
pietra bigia orlate.
Eterea
scenografia
di
Campo Santa Margherita.
Minuti
i copricapo
ad
esaltare sguardi
zigomi
eleganti.
Avvolte
da colori
setosi
di Venezia
rubati
alla commedia
nuova
del Goldoni.
Donne
di ieri e d'oggi
a
ridare vita all'arte
di
ciacole risate
liquide
brillanti
–
alzate le velette
di
ogni malinconia –
in
quei caffè, nicchie
d'antica
poesia.
Morbida
laguna
striata
di tepore
stende
sull'acqua d'oro
l'ultimo
novembre.
Dentro
E
quando i veli calano
del
silenzio denso
manto
alle pareti
mi
voto a te
mio
Dio antico
al
colloquio con me stessa
forgiando
le parole
con
il maglio
che
mi pulsa dentro.
Amaro
silenzio di canti
Dammi
parole d'afflato divino
forti
a spezzare l'assedio
assordante
di gesti,
fuoco
impetuoso
che
brucia le trame lievi
germogli
di idee.
Solo
sussurri di voce
solo
bisbigli sottili,
impronte
di gabbiano
sulla
sabbia dell'anima,
esili
a levarsi in volo.
Immobili
echi di onde lontane
in
vuoto di mare.
Amaro
silenzio di canti
nell'arenile
grigio delle ore
ove
arido soffia il vento,
respiro
ansante delle cose.
Nel
chiostro del silenzio
Fermati
tempo là
ad
ascoltare l'Eterno
nel
chiostro del silenzio.
Voci
mute di santi
oranti
nelle nicchie
di
tessere corrose
nell'oro
e nel cobalto.
Rumori
opachi di colori
camelie
ancora acerbe
a
maturare lente
nel
fuoco del risveglio.
Parole
caste d'acqua,
celate
da stormire
lieve
di fronde,
d'antichi
riti sciolte
nel
fluire d'emozioni.
Catarsi
puro dono.
Fermati
tempo là
a
sentire me viva dentro
nel
chiostro del mio silenzio.
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