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Parola-Dialogo
Ho sempre amato la poesia che sublima la Grazia della parola, come la definisce Karl Rathner [Per un approfondimento cfr. il saggio di Spadaro], e da sempre mi affascina lo strumento umano che si apre in dialogo sollecitando dubbi, anche dissensi, depositi di materiale intimo da rimuovere, rielaborare per altri incontri verbali. Ma facilmente può germinare anche amicizia tra spiriti affini che attraverso tale esperienza ancor più si avvicinano in condivisione di ideali e progetti. Così:
E piace seguire poeticamente la formazione della parola muta alla nascita: sono gli occhi che dicono come nel dialogo tra la Madonna e il Bambino, scultura di Giovanni Pisano: «...qui nel tempio del mio Giotto | Madonna con Bambino muti si parlano | per sempre con sguardo infinito» (`Maternità': 38). Dicono pure le mani, i sorrisi, i battiti del cuore come durante l'allattamento: «...Incipit dell'immensa sinfonia | del nostro umano vivere | in un crescendo d'armonia... | anelito delle universe genti...» (`Maternità': 38). E lenta avviene la grande conquista dell'infanzia che, dall'alba della terra, si esprime con gorgheggi, poi con sillabe, bisillabi ed altro ripetendo voci di persone, animali e cose precedentemente in lei impresse. E spunta così la parola, il fiore della vita:
E già le prime sillabe sono proprio la prova per il grande concerto, il dialogo, che relaziona il soggetto con le creature e il creato, base della convivenza civile, di un vivere insieme cortese. Ma se questo rapporto verbale nell'infanzia nasce spontaneo e fiducioso per varie motivazioni, successivamente può divenire un'operazione più faticosa a causa anche delle mutazioni generazionali. E rendere più problematico il dialogo, l'uso stesso della parola nella famiglia e di riflesso nella società quando spira un vento che «secca le labbra dell'anima» (`L'annuncio di un evento': 106). Interviene allora la parola poetica che dà voce all'appello dei padri: richiamano i figli ad usare la libertà con misura «a gocce minute suggete quel nettare | raro per essenze. | ... senza bruciarvi in un volo di fuoco | emuli di antichi miti...» ('Appello fuoritempo': 55). E un `Appello fuoritempo' considerata la dismisura comportamentale dai più oggi adottata, ma è anche un atto di fede della poesia in quei giovani che ancora credono nella famiglia e sanno ascoltare il messaggio poetico quando è vero, nato dal profondo, per accendere poi un dialogo costruttivo. E un sostegno per la famiglia che diffida dei tempi inquinati e chiede, «è dolce preghiera» (55), agli stessi giovani di non tradire, ma di salvare le speranze in loro riposte. Una parola poetica quindi consapevole della realtà, ma fiduciosa nella difesa dei grandi valori su cui poggia la società, quindi parola-richiamo-conforto-speranza:
La parola, fiore di vita che si aprirà nel dialogo, poi nei gesti, è tale solo se investita dalla luce d'oro, l'amore «leitmotiv che tutto percorre l'universo | e l'arco nostro di sole | nel dono di sentieri di ginestre | nell'offerta di parole e gesti» (`La luce d'oro': 55). E così la parola «foglia | sempreverde processo di luce | inesauribile divina fotosintesi» (`Divina fotosintesi': 109) divenuta sostanza d'amore, potrà sconfiggere anche quel reticolo di incomunicabilità che accerchia noi figli di un tempo evoluto, collassati per tecnoafasia interiore. E come in un nuovo umanesimo, questo verbo rinato darà vita a colloqui autentici e solleciterà «volontà di voli/con ali molteplici» (109). E l'auspicio della poesia è che il nostro andare per le vie del giorno sia guidato dalla verità del pensiero tradotto nell'incontro di parole chiare, sguardi trasparenti, in raro accordo quasi «melodia raccolta/nel cavo di una nota sola» (`Questo andare': 47). Tutti riflessi di una sostanza d'anima che ci conduca ad un percorso insieme armonioso.
E così il poeta con fede sempre rinnovata nella forza salvifica della parola e del dialogo continua ad «elevare altari di poesia | sull'orlo del naufragio dei giorni» (`La stanza bassa' - Inedito).
Daniele Toffanin, Maria Luisa.
`Luoghi ed incontri'. Dell'amicizia — my red hair. Venafro: Edizioni Eva. 2004:
43. |
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