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Prefazione a
I Giovani di Holden 2019

Scrivere aiuta a trovare se stessi e predispone all'incontro con gli altri. È un appuntamento, a distanza, provocato da chi affida alla carta una storia, e senza scambio di sguardi, sorrisi, ammiccamenti, asserzioni, qualcuno , spesso per caso, raccoglie l'invito. Così, avviene l'incontro. E senza nessun coinvolgimento emotivo esteriore apparente, senza nessuno scambio verbale, senza alcun invito formale, due menti entrano in comunicazione tra loro attraverso quei segni appresi nelle prime settimane di scuola: un contatto tra chi ha tracciato parole e chi sfoglia le pagine scorrendo sequenze con gli occhi. Lo scritto diventa così mezzo, veicolo, ponte che avvicina gente lontana , accomuna esperienze diverse, cambia stati emotivi, sollecita soluzioni, costruisce prospettive non valutate, rasserena, turba, emoziona ...

La cadenza, determinata da chi narra, da chi racconta, da chi evoca mondi, infonde ritmo alla respirazione, creando un unico afflato tra chi ha generato parole e chi incontra quei suoni correndo sopra le frasi, generando uno stato che nessun altro linguaggio è in grado di creare. Che sia poesia, dramma, racconto, novella , romanzo, non conta, ciò che avviene, ha valore: un incontro di condivisione o contrasto, di fascino o repulsione, di incanto o disillusione. Ma pur sempre un incontro capace di produrre cambiamenti importanti.

Per i motivi esposti e per altri non menzionati al solo fine di non tediare eccessivamente, chiunque sia chiamato a giudicare la scrittura di altri è sempre avvolto da grande imbarazzo. Il ruolo che gli viene proposto lo trasforma in un lettore diverso. Un lettore che non può vivere l'esperienza della lettura consentendo le peculiarità sopra descritte. Le emozioni devono essere controllate, analizzate, circoscritte e infine, contenute, le provocazioni lanciate dalle parole non raccolte ma contestualizzate, le consonanze assaporate senza perdere il ritmo e mantenendo l'armonia. E, cosa più complessa e difficile , mantenere costante il convincimento della soggettività e della storicità dell'azione che sta compiendo . È questa parzialità della sua visione, la certezza che lo rende lettore anomalo. Certezza che quello provato in quel preciso momento, in un altro contesto, in un tempo diverso, in un'età non sua, nel genere opposto, avrebbe potuto produrre reazioni diverse. Tanto diverse. Gli interrogativi, pertanto, non possono solo ed esclusivamente esser legati agli effetti della lettura ma abbracciare quello che sarebbe stato se. Qui il carico di complessità dell'azione che i giurati sono chiamati a svolgere, con il peso della certezza che un capolavoro potrebbe passare inosservato, sfuggire a una lettura eccessivamente legata alle emozioni della giornata, alle esperienze e agli accadimenti avvenuti, ai contrattempi intercorsi. L'oggetto scritto, seppur regolato da norme, non ha mai padroni. Una volta affidato alla carta appartiene a chi lo interpreta portandolo nella sua mente, rievocandolo quando occorra citarlo, cullandolo, avvertendo il bisogno di farlo. Diventa un bene, un bene disponibile per chiunque ne abbia bisogno e voglia o possa accedervi. Questo convincimento deve accompagnare chi si sottopone al giudizio di altri, insieme alla certezza che lettori diversi avrebbero espresso pensieri diversi, scritto giudizi diversi, apprezzato passaggi diversi.

Ma leggere e scrivere o scrivere e leggere non sono azioni disgiunte: sono nate in ciascuno di noi nello stesso momento e insieme si sono formate. Non esiste distinzione decisa, marcata, netta. Hanno l'una bisogno dell'altra. Chi scrive ha necessità di conoscere le parole degli altri, di lasciarsi andare entrando in mondi proposti da tanti prima di lui e insieme a lui. Non è per ricerca di conoscenze ulteriori, è proprio bisogno di penetrare nei sogni provocati da altri per conservare la capacità di avere visioni.

Per questo è stato difficile mantenere con fermezza la rigidità che sarebbe stata necessaria nella ricerca assurda e impossibile di una valutazione oggettiva perché da tutti i lavori proposti al Premio Letterario Giovane Holden, sono arrivati ben delineati quei sogni, quelle visioni, quelle immagini, quei sentimenti, quelle provocazioni, e in misura elevata, tanto elevata che il coinvolgimento non è stato possibile tenerlo da parte. Molte metafore, allegorie, molti passaggi, frasi, espressioni, abbiamo avvertito il bisogno di appuntarli, registrarli, evidenziarli tra gli scritti più cari. Quelli che vale la pena tenere da conto. A futura memoria.

 

Le Giurie del Premio Letterario Giovane Holden: Marcella Malfatti, Irene di Natale e Olga Rita Rovai per la sezione inedito; Maria Teresa Landi e Luciana Tola, Iacopo Maccioni e Gioconda Marinelli per la sezione edito)

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