Nel soffio
finalmente ho trovato
la perla preziosa,
il tesoro nascosto,
il Tuo volto di luce
che m’invita a spendermi,
nel soffio trascinante
della Tua Parola. Parte seconda
Riflettendo sulla vita cristiana
I bambini che hanno fatto la Prima Comunione
Una chiesa umbratile.
Un lume acceso
davanti alla Madonna.
Una preghiera devota.
L’odore d’incenso delle pareti.
Un canto lento e un po’ lagnoso.
Il suono della campanella.
Un chierichetto impacciato.
Un prete anziano e accigliato.
Due suore inginocchiate.
Ombre di fedeli sparse in giro.
Un Cristo, di legno antico, in croce,
con le lunghe braccia aperte e tarlate
in attesa dei tanti bambini
che negli anni passati
hanno fatto la prima Comunione.
Il dono mai meritato
Un dono più bello
d’ un cielo stellato,
di un prato fiorito,
d’un mare azzurro e calmo,
di due occhi che ti guardano in pace. Un dono più grande
d’un amore corrisposto,
d’un amico ritrovato,
d’un sorriso immeritato,
d’un abbraccio totale. Un dono più caldo
dell’amore che nasce,
d’una carezza sincera,
della lode di un amico,
della gioia dei tuoi bambini
quando torni stanco dal lavoro. un dono disinteressato,
un dono inatteso,
un dono immeritato,
un dono, dono: un dono grande e vero. E succederà. Sarà quando tornerai sconfitto,
con tutti i tuoi progetti
sempre rimandati
e marciti in tasca,
con la tua vita arrotolata
attorno ai tuoi dubbi. E succederà.
Succederà che t’accorgerai
di chi t’ha sempre atteso,
e che tu hai sempre respinto
e mai ritenuto così innamorato.
Un “cristiano” autosufficente
Le mie mani non si aprono,
per evitare un contatto
e non cadere in tentazione. I miei occhi sono fissi su di me,
per non essere turbato
e non cedere alla distrazione. Concentrato e teso,
mi sforzo a costruirmi la salvezza;
contemplo il fine della perfezione
e ricamo gli anni attorno a me stesso. Osservo i Tuoi comandamenti,
penso a Te in ogni decisione,
finché io possa intendere
cosa vuoi che io faccia
per meritarmi il Paradiso. E prometto che lo farò,
con le sole mie forze,
senza cedimento alcuno,
senza rinnegare la Tua volontà,
per non essere costretto
a dover chiederti perdono spesso.
Il pane del tuo corpo
Nella Tua croce vedo le nostre croci,
le hai prese su di Te ed hai vinto:
le hai abbattute
con la Tua risurrezione,
che ci doni ogni giorno
nel pane del Tuo Corpo trafitto. E con esso affrontiamo la battaglia
contro le barriere di fumo
delle nostre paure,
contro le nostre indecisioni
d’ abbandonarci a Te e di seguirti,
per smantellare assieme
i muri dell’invidia,
dell’odio e della divisione.
La fatica quotidiana
E cercavo cavalli bianchi
fieri ed irraggiungibili;
ed era un andare agitato
con l’ansia di non apparire
e il desiderio di manifestarmi. E quanto m’ hanno da sempre stupito
i Tuoi trent’anni di attesa,
il Tuo lavoro manuale,
il Tuo stare in amorevole ascolto,
Il Tuo compiere sereno
la volontà del Padre
che l’Amore univa alla Tua volontà. Ed io, incapace di sosta e di lavoro,
bruciavo il dono della Tua presenza,
in questo mio tempo benedetto,
che a volte continuo ad ignorare. Ed ora voglio offrirti il mio spirito:
aprilo al silenzio,
sciogli gli ultimi nodi,
portami nella casa di Nazareth
e donami il coraggio
dell’umile fatica quotidiana
che, solo se donata,
ci fa vivere sempre innamorati.
La scelta dell'umile attesa
L’abitudine erodeva il cammino
e Tu mai stanco
continuavi a bussare. Con la testa perduta nei pensieri,
rimanevo ad inseguire fantasmi
ma non c’era quiete tra gli specchi
e sfogliavo giorni inutili e chiassosi. E allora decidevo di seguirti,
ma seguivo un’idea
un’immagine che avevo di Te,
una chiamata simile alla Tua,
creata dalla mia fantasia,
dal mio desiderio
di autoaffermazione. Ed ora, che solo mi resta
la scelta dell’umile attesa,
mi afferro al sì di Maria,
perché puro fiorisca il mio sì
ed io possa infine donarti la vita.
La tua e la nostra Redenzione
I Tuoi occhi su di me,
sull’immagine tremolante
della mia persona
sciolta in una lente
di lacrime e di sangue. I Tuoi occhi su di me,
nel brulicare di volti
svelati da secoli
perduti e rinnovati. Tu da quel giorno m’attendi:
dal buio di quel giorno,
nel quale Tu dando la Tua vita,
mi fissavi nel cuore del tempo. E sento che non vuoi
e non puoi perdermi,
perché la mia e la nostra salvezza
è germogliata sulla Croce
e dovrà diffondere ovunque
i frutti maturati
dalla Tua e dalla nostra risurrezione.
Le tue mani aperte
Un canneto secco,
un albero spezzato,
un cortile deserto,
un pomeriggio noioso. Un bimbo che canta,
una brezza lucente,
un giardino fiorito,
un tramonto infuocato. Una notte insonne,
un incontro insperato,
un sorriso leggero,
un’anima allo specchio. La mia anima incerta,
le Tue mani aperte,
i miei turbamenti,
il Tuo sereno accogliermi. La Tua vita nella mia vita,
dentro un lungo cammino,
e il graduale accorgermi
della Tua presenza.
Mi riproponi la vita
La polvere del tempo,
lo stordimento mai evitato,
l’abbandonarmi cieco e distruttivo.
Ma Tu non mi lasciavi solo,
la Tua mano era sopra il mio pugno,
i Tuoi occhi sullo sguardo obliquo;
mi chiamavi per nome ed io fuggivo
e non riuscivo a trovare riposo. E continui a chinarti su di me
e mi riproponi la vita.
La Tua voce è dolce e familiare.
La Tua domanda è una supplica. Ed ora so che non posso più fuggire,
non posso reggere al Tuo richiamo.
Abbraccio i Tuoi piedi trafitti
e Ti chiedo perdono.
Nasce una nuova vita
Un nuovo respiro
solleva il mio petto
e gli occhi scrutano l’orizzonte
e s’inebriano di nuovi colori. Così crolla un mondo di cartapesta,
mentre giostre impazzite
cigolano inutilmente
per irretire nuovi fantasmi
in un percorso senza scopo. Bruciano le stoppie del campo,
si aprono gli anelli della catena
e il vento si placa
su di un mare in tempesta.
Sempre tu chiami
La mia vita incontrava la Tua
e m’hai accolto tra giovani e vecchi
immersi in canti di lode
e pronti a gesti di speranza:
era la comunione
da sempre attesa.
Tu vivevi in quegli occhi,
in quelle mani aperte,
in quei sorrisi che m’aspettavano
e mi trovavano al tempo opportuno. Poi le prove,
le nubi cupe del sospetto,
il desiderio del prevalere,
l’attrazione delle cose da fare
e la corrosione della pigrizia,
il ritiro nel privato,
la coltre dei gesti ripetitivi. Eppure Tu mi chiami,
mi chiami ancora,
sempre Tu chiami
ed ora distinguo la Tua voce
immersa in una brezza unica e leggera,
che di nuovo sa gonfiare le mie vele.
T’invoco al mio fianco
Una battaglia vinta
con il Tuo sostegno.
Poi l’azzurro e la quiete
e la noia costante dei giorni
che mi allontana dalla Tua vita. Il tempo brucia gli anni
Ed ora T’invoco al mio fianco
e bevo alla fonte limpida
della Tua Parola
e m’abbandono nelle braccia aperte
della mia piccola Madre,
che dolcemente mi sospinge
dove io non merito d’ andare
e dove certo da sempre
Tu mi stai aspettando.
Tu non sei solo
Tu non sei solo
perché questa vita non t’appartiene.
Tu non sei solo
perché la morte non è un baratro buio.
Tu chiami vita
quella che vita non è
e chiami morte
una fine che non esiste. La Sua vita è la tua vita,
la Sua vittoria è la tua vittoria,
la Sua risurrezione è la tua risurrezione.
Perché in Lui c’è la pienezza,
perché in Lui c’è la forza,
in Lui c’è la dolcezza infinita,
che vuole vivere in te. Come rifiutare un amore indifeso? Ed io m’immergo nel Suo petto,
senza riserva alcuna,
perché ha bisogno di me:
vuole me per tergere una lacrima,
per illuminare una notte di paura,
per abbattere l’uragano
con l’ombra di un sorriso,
per placare un cuore in tumulto,
con la dolce carezza
d’una mano piagata. Signore come posso ancora sottrarmi?
Come posso rifiutarti l’aiuto?
E dove poi nascondere il mio volto? Signore benedici il Tuo servo,
e donami di portare la Tua vita
nello smarrimento del mondo.
Un amore che sa moltiplicare
Gli apostoli non hanno capito.
Hanno equivocato
la Tua compassione
e il Tuo volerli coinvolgere
perché si mettessero in gioco,
distribuissero il poco pane
confidando nel Tuo amore;
un amore che sa moltiplicare
un gesto generoso,
che ha già fatto piovere
la manna dal cielo. Il Tuo amore,
il Tuo grande gesto d’amore
non li ha coinvolti:
hanno subito pensato
a come trarne vantaggio,
a come dominare con Te,
a come far carriera
facendoti proclamare re.
Un desiderio mai spento
I pomeriggi di Luglio
non finivano mai.
Il calore soffocava il respiro.
La pianura assolata
frenava i miei gesti
e toglieva allo sguardo
la voglia di esplorare. Eppure la vita non si fermava:
udivo le ruote di un carro,
che cigolavano di sete
o il volo di un calabrone,
l’ansimare lontano di un trattore
che scuoteva la trebbia del grano. Ed io immerso
nel frinire delle cicale.
pensavo allo strazio contadino
impastato di rabbia e di sudore
e sognavo che un giorno
si potesse affogare
l’odio e l’ingiustizia
sotto i sassi da macero
nello stagno della canapa. Ed oggi ancora vago
negli spazi del tempo
e mi turba il pensiero
del mio paese lontano
che tanto ho amato
e ancor più sofferto.
Un'estasi infinita
Col Tuo sorriso,
con la Tua dolcezza,
che in eterno sgorga
dal Tuo pane offerto,
benedici il Tuo servo Signore.
Un servo che ha capito
di non deve essere più al centro
ma soltanto uno strumento,
del Tuo cuore trafitto. E sento che Tu mi sollevi
perché sono Tuo figlio,
sono Tuo fratello.
E sento che devo, sento che posso
stringermi al petto tutto l’universo
e, scordandomi della vita,
abbandonarmi nel Tuo amore eterno
che per un attimo m’afferra
in un’estasi infinita.
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