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Prefazione a
Un unico battito

Serena Spinazzi Lucchesi

L'occasione di leggere e apprezzare la scrittura lieve di Gianni Ferraresi mi è stata data in occasione dei suoi racconti di Natale, che puntualmente il mio giornale ogni anno recensisce. E' così che mi sono imbattuta nei suoi scritti tanto delicati quanto densi di emozioni, capaci di avvolgere subito chiunque vi si soffermi in una calda atmosfera natalizia, dove malinconia e speranza giocano a rincorrersi. Impossibile. anche per chi si ritrova a scorrere rapidamente il testo costretto dalla rigidità del lavoro giornalistico, non farsi sopraffare dalle emozioni,  non lasciarsi comunque coinvolgere.

Quelle medesime emozioni, trasmesse da una trama di versi centellinati con sapienza, ora le ritrovo in questa raccolta di liriche. Sono le emozioni della vita familiare, degli eventi lieti e meno lieti di un uomo e dei suoi cari. Vi sono i nipoti amati, i traguardi (il battesimo, la cresima, la prima riconciliazione e comunione) dei figli, l'amore smisurato per la propria moglie. Un racconto "feriale", si potrebbe definire, cosi cosparso della cadenza puntuale del quotidiano, punteggiato però dalla presenza luminosa della fede che guida, consola, sostiene. Come un sussulto interiore, la fede è il batter d'ali che consente di guardare in alto. E' quel “battito” che dà il titolo alla raccolta e che ritorna a più riprese nei versi, rivelandone il segno più profondo. Quel battito che consente all’autore di spiccare il volo, sollevandosi finalmente da quel "vagare attorno a se stesso" che costituisce la punta amara, dolente della sua esistenza. Vi sono liriche segnate profondamente dalla riflessione introspettiva (“E io rimango legato | al palo ingannatore, | che m'illude di volare | mentre giro attorno alle distrazioni | di ricerche emotive | e non bado al tempo che passa | e al silenzio richiesto | per cogliere la Sua voce”) che in punta di penna tracciano il ritratto interiore dell'autore, con i suoi dubbi e i suoi tormenti. A questo "vagare” così angosciato fa da contrappunto però la solida fiducia nella misericordia di

Dio, che trova il suo culmine nella lirica '''Il giorno della mia ordinazione", riferita all’avvio del servizio diaconale. In questi versi il senso di inadeguatezza che accompagna l’esistenza si scioglie finalmente nell’abbandono (“Signore sarò tuo servo | ma non so servire. | Sarò tuo consacrato | e la mia mente è impura").

Altri registri, come il ricordo nostalgico dal tempo d’infanzia ("Domenica d’estate | a sudare alla Messa | sbadigliando alla predica | nella Chiesa deserta, | senza ragazzi da giocare all’uscita”), o la riflessione sull’inesorabile scorrere del tempo (“Il tempo che abbatte gli anni mig1iori"), non mancano comunque dì ripercorrere questo itinerario verticale” dalla quotidianità terrena su verso la dimensione divina, ardentemente ricercata (“E placo il desiderio di te, mio Dio | scoprendoti nel dono del passato | e alimento e ravvivo la speranza | di un abbraccio sempre atteso | che in eterno fiorirà"). Sono struggenti, poi, le poesie dedicate alla madre, con quella riconciliazione giunta solo verso la fine, dopo un rapporto filiale che si intuisce contrastato ("I tuoi anni tra noi, | gli. ultimi tuoi anni | trascorsi vicini | ci hanno schiuso un tempo benedetto | il tempo della riconciliazione | e ci siamo scoperti belli e innamorati”).

Tra le liriche dedicate agli affetti familiari un posto speciale è infine occupato dai versi dedicati alla moglie Virginia (“E mi attardo in questo dolce tramonto |nel tuo inenarrabile sorriso"), amata di un amore che sa ancora stupire e sempre rassicurare ("il tuo gesto mite e famigliare, | come un paradiso dolce e sempre ritrovato"), perché benedetto dalla Grazia "accolta e condivisa"..

Sono versi intimi, molto personali, legati ad affetti e ricordi che sono propri dell’autore, ma al tempo stesso hanno l'universalità dei sentimenti più puri, nei quali ciascuno di noi può rispecchiarsi e condividerli, trovando le parole leggere e discrete che a noi - non poeti - sfuggono nel clamore delle troppe parole inutili dì ogni giorno.

autore
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