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L'arte musiva e letteraria dei Frenna
Nel vasto panorama dell'arte rappresentativa, sostanziato da un'infinita gammaa di autori operanti miracoli di bellezze estetiche, paesaggistiche, anatomiche, reali, surreali, di profonda umanità e religiosità, il mio pensiero indagatore si posa insaziabile sull'inuuensa produzione del grande mossicista siciliano Michele Fremile perché? Forse non ho riscontrato in altri uguali segni di umanità, di arte, di comunicazione intellettuale, o lenititivi di erosione del danno pervadente i meandri dello spirito sopraffatto dalla negativa visione della vita, esasperata da mali irriducibili? O non ho visto in altri lo splendore della superiorità spirituale sempre vincente sul male che incombe, per quella potenzialità dell'Arte capace eli trasformare il dolore in sopportazione, il desiderio in preghiera, l'angoscia esistenziale in appagamento di sogno e di poesia? Tutti gli artisti che operano validamente, mandano, al cuore e alla mente del fruitore non indifferente, un richiamo che non è passatempo o superficiale godimento, ma un eterno messaggio di fede, come si riscontra, in modo portentoso in Michele Frenna le cui opere vivono in un universo particolare. Qui, infatti, sono raccolte tutte le possibili riflessioni sulla gioia, sul dolore, sulla sconfitta, sulla vittoria, sul caduco, sull'eterno, sul passato, sul presente e sul futuro. Le opere di questo grandissimo artista esprimono un carisma estremamente umile e grande, perché scaturiscono da un così forte magma operativo, da una così costante ricerca della verità oltre le cose apparenti da produrre una sublime trascinazione alla conoscenza delle forze invisibili, e pur concrete che avvicinano il cielo alla terra, nonostante la conflittualilà dei sentimenti e dei credi. Michele Frenna è la creatura prescelta a mostrarci, dunque, i colori e i significati dell'universo del vivere, con il suo cromatsmo intenso e attraente, in mille guise variegato a rappresentare la natura, l'umana progenie, la storia di questa e le piccole storie individuali e collettive di tutte le creature terrestri. Con grande professionalità e profonda conoscenza dell'antico e del moderno, egli, da regista perspicace e acuto che nulla tralascia dei valori estetici e morali dell'arte, e della vita, diviene una specie di taumaturgo, capace di sanare, almeno sul momento, le nostre ansie, trasportandoci per sentieri pianeggianti, illuminati dal sole, dove incontriamo le piccole grandi verità dell'esistenza, tra creature umane che non hanno smarrito l'amore della vita. Michele Frema può tutto questo perché ama egli stesso smisuratamente la vita, come si evince dai risultati del suo paziente, ostinato, meticoloso lavoro d'intarsio di pezzetti di vetro che diventano, nelle sue mani, sotto la volontà della sua niente, figurazioni di grande splendore materiale e spirituale. In tanti hanno studiato e indagato le sue opere irascrivendo preziosi e veritieri giudizi, innamorati non solo delle opere in sé, ma ili quel fascino che esse emanano da una semplicità apparente che è assoluta padronanza di un'arte amata da sempre. Dice di lui il critico Sandro Serradifalco: "Una narrazione continua dalla lirica staticità percorre le pagine musive facendosi portavoce di una coerente poetica dedita a donare dignità e forza alle debolezze di umana natura. Decorosità che non risulta fine a se ;tessa piuttosto consapevolezza della propria solitudine della savia accettazione del destino sempre composta nella accettazione delle avversità". Michele Frenna ha conosciuto quasi tutti gli aspetti dolorosi e contraddittori dell'esistenza umana; ha patito il dolore più grande che possa colpire l'animo di un uomo con l'improvvisa perdita di una figlia ancora nel fiore dell'età: ha saputo ricompone, attraverso le sue ambasce e la sua profonda ispirazione artistica, la sofferenza di lutti in un anelito di pace e di speranza celeste. Perciò le sue raffigurazioni, anche quando sembrano parlare solo di terra, s'illuminano di un significalo che è luce interiore di chi ha saputo trovare, con il terreno equilibrio, la certezza del divino. Secondo il noto critico Orazio Tanelli, fondatore e conduttore del "Ponte ltaloAmericano", la tecnica artistica di Michele Frenna "Rileva il suo amore per la natura la trasformazione del paesaggio e degli oggetti nella loro esecuzione ne i dipinti sono controllati da una mano ferma e da un cervello sicuro dei suo impianto compositivo e dello sfondo intriso di luci e di soggetti". Ed ancora: "La sua arte mosaica e pittorica si presenta come un surrealismo moderato, che riesce a raggiungere un certo trans-espressionisno, in quanto egli parte dal particolare per raggiungere l'universale, dipinge la realtà per assurgere a valori escatologici, spirituali, metafisici" Ed invero i suoi colori forti ed impulsivi rifuggono da ogni forma di stilizzazionc, per fissarsi in simboli e messaggi di rara efficacia visiva e percettiva. Ne consegue una grande ammirazione per la sua particolare tecnica compositiva, che non è mai fine a se stessa, in quanto riflette la passione dell'autore per ogni sua ideazione e creazione artistica. Basterebbe guardare i fiori, da lui rappresentati in varie specie e forme, per credere che veramente le sue mani operano sorrette dalla magia delle sue sensazioni. Una mente che vede certamente al di là del terreno, in un'atmosfera di luce serena, dove tutto riflette i colori dell'anima, che, or tenui, ora intensi e corposi, rivestono pelali, calici, fusti in modo assai seducente, poetico e gioioso. 1 fiori di Michele Frenna, nella loro apparente semplicità, assumono significati precisi, espressioni viventi, come se l'amore del Maestro si fosse trasfusa in essi per mormorare, coi suoi guizzi di luce, che esiste una specie di bellezza parlante, carezzevole e dolce. Altrettanto si dica per tutte le allre composizioni frenniane, riguardanti la natura viva e quella morta. Particolare attenzione meritano le raffigurazioni di creature umane: uomini, donne, bambini, i cui tratti si liberano spontanei e armoniosi da un'ispirazione che non abbassa mai il suo tono, anzi si vivifica di elementi costitutivi il significato dell'essere. 1 lineamenti, i movimenti, gli sguardi di tutti i personaggi dimostrano la coerenza di un'arte capace di dare vita a tutto quanto sia rappresentato. In modo assoluto ci affascinano, alla fine, le figure celesti: Madonne, Cristi, Santi. in ciascuna di esse ritroviamo una espressività esteriore che è perfettamente in sintonia con la interiorità del soggetto, ricca di eccezionali trasparenze visive, che ci comunicano subito il sentimento del divino. Impressionante e ineludibile la sofferenza del Cristo sulla croce, come anche l'afflizione della Vergine e tutta l'atmosfera intorno ricca di phatos, che suggerisce una calma metafisica. Il mondo artistico di Michele Frenna denuncia, con assoluta sincerità, che la vita è bella e va vissuta con sentimento di solidarietà, arma unica per vincere le avversità e rafforzare il sentimento della fede e della speranza in un mondo superiore di giustizia infallibile A conclusione, giova riportare un sempre vivo giudizio del compianto Giovanni Mazzetti, fondatore e rettore dell'Accademia toscana "Il Machiavello": "In Michele Frenna, fervido, alacre, appassionato evocatore della millenaria tecnica musiva, si danno felice appuntamento una innegabile originalità compositiva, una puntigliosa tecnica d'esecuzione ed una sensibilità dalla pronunciata caratura poetica. La radiosità coloristica che promana dalle sue composizioni è affidata a tematiche di una semplicità disarmante, in cui si dispiega tutto il diagramma della sbrigliata carica inventiva di un uomo, il quale è rimasto tenacemente legato ai valori più nobili dell'esistenza nutriti di pulizia interiore e di innocenza di affetti". Mi pare di non poter aggiungere altro a questo ritratto così veritiero di un autore originale, profondamente versato in un'arte millenaria e complessa, che gli ha permesso di fare delle esperienze incredibili, possibili solo per la sua perfetta conoscenza e preparazione dell'arte musiva, tra l'antico e il moderno. Un'abilità magica ha mosso le sue mani nel formare e la sua niente nel concepire, conquistandogli una fama grandissima, nazionale e internazionale.
Michele Frenna è l'Artista del mosaico che noi tutti conosciamo, un Artista così completo e così complesso che, quando ti pare di aver detto di lui proprio tutto, di non aver più niente da scrivere sulla sua vita e sulle sue opere, che a getto continuo rendono sempre più ricca la sua Galleria, ti viene quasi di incominciare daccapo, ma non ripeterti, naturalmente, ma per aggiungere altre annotazioni, perché ci forniscono le sue creazioni, nel loro apparente snodarsi di semplicità, e di armonia, altre sensazioni che il critico sente il bisogno di aggiungere a quello che ha detto in precedenza. Nella mia monografia, dedicata a I mosaici di Michele Frenna, che ha visto la luce nell'anno 2000, con prefazione del critico Mario Maiorino ed una attenta introduzione di Guerino d'Alessandro, passai in rassegna la sua produzione con una panoramica a vasto raggio, senza trascurare nessuna delle sue peculiarità artistiche, quel paesaggio siciliano che l'Artista è sempre pronto a fermare nella ricchezza della sua storia e delle sue tradizioni, e ponendo in risalto il suo grande fervore religioso, una delle sue eminenti caratteristiche, perché Egli non è solo il colorista ma il poeta dell'anima, ed un alone di misticismo fa rifulgere molte delle sue opere nella loro apoteosi. E poi, dopo quel libro, ho scritto ancora di lui, ad ogni occasione, perché non si possono tacere le emozioni che suscitano gli angoli più riposti della sua terra o i più conosciuti personaggi della storia sacra contemporanea, San Gerardo Maiella, San Calogero, che forse sono anche i Santi per cui l'Artista nutre una più particolare devozione. Direi quasi che è proprio la spiritualità il segreto della sua ispirazione, perché è maturata la sua Arte musiva nella sofferenza e nel dolore, perché è in quei momenti della sua maggiore concentrazione che il Frenna compie il miracolo della nascita delle sue più belle e suggestive creature. Certamente i mosaici da lui prodotti, e sono veramente tanti, risentono della forza di questa sua luce interiore, e molti sono i critici che si sono fermati per porli in evidenza. Ma al soffio della spiritualità bisogna aggiungere subito dopo l'altra sua caratteristica, che è quella della genuinità, della semplicità, della immediatezza, perché sono questi gli attributi che, messi insieme, ci fanno respirare la purezza di un'aria capace di suscitare dentro di noi senzazioni vive e profonde di amore e di fede, di una straordinaria umanità. Ritorno, e con grande piacere, a scrivere di Michele Frenna perché continuo ad essere affascinato dal suo linguaggio musivo, sorprendente in ogni sua nuova creazione. E non trovo nemmeno giusto l'abitudine di chi lascia l'Autore per strada, a metà del suo cammino, od anche a cammino più inoltrato, perché è più giusto di accompagnare l'Artista nella sua evoluzione, perché non è vero che non c'è più nulla da aggiungere, si cambia continuamente tutto e le esperienze maturano ed accrescono le sensazioni e le emozioni. Io questo l'ho notato sempre in Michele Frenna, il mosaicista che non sa stare mai fermo ma non sa essere nemmeno sempre uguale, perché il gioco delle luci e delle ombre cambia ad ogni levata del sole e gli stessi nostri sentimenti mutano di gradazioni a seconda delle percezioni che proviamo, anche se la personalità non muta, non muta ma si affina, si affina per effetto dell'amore e del dolore che ingigantiscono in noi la voce dell'espressione. Trovo nel Frenna del Duemila come sia diverso dal Frenna dell'ultimo Novecento, e c'è anche una spinta maggiore nella sua immedesimazione nel sacro, nel mistico, il desiderio di una immedesimazione più forte, il bisogno di un colloquio più ravvicinato coi misteri del soprannaturale. E non è una constatazione singola, di uno soltanto dei suoi critici, ma della maggior parte di essi, e sono veramente una eletta ed attenta schiera di studiosi dell'opera frenniana, di questo artefice del bello e di questo paladino dell'amore, che è riuscito a trasformare il colore in una colata fantasmagorica di colori, perché si ha proprio la sensazione che non riuscendo a condensare nella libertà o nel metro dello schema poetico i suoi sentimenti, ha scaricato nel linguaggio musivo la pienezza lirica del suo sentire e del suo inventare, del suo raccogliere dal mondo del creato i motivi più eloquenti per i suoi pannelli che poi risplendono di tanta luce al nostro sguardo d'amore. Il Michele Frenna del Duemila è così come io lo vedo e come io lo sento, ormai io leggo liberamente e nel profondo del suo animo e perciò affermo ancora che vada seguito l'Artista passo per passo perché egli non sta fermo mai, direi che non riposa nemmeno tanto è immenso il programma che egli ha dinanzi agli occhi delineato per il suo futuro. Un Artista in cammino, e noi non lo lasceremo mai solo, perché siamo interessati ai suoi nuovi traguardi.
Quello che sto per scrivere è il frutto delle osservazioni e delle impressioni di uno che non ha molto dimestichezza con le opere d'arte. Credo però che sia lo stesso degno di considerazione dato che parlo con una conoscenza diretta dell'artista Michele Frenna. Con lui infatti ho condiviso per buona parte della vita sacrifici, speranze, delusioni, ideali. Questo fatto mi mette in un angolo visuale speciale che mi fa vedere cose che ad altri possono sfuggire o possono sembrare secondarie. Michele Frenna è un artista che si è fatto da sé. Non è andato mai a scuola di mosaico, ma se è riuscito in questo campo a raggiungere livelli così straordinari è perché c'era in lui qualcosa che lo faceva sensibile al fascino di quest'arte. E' stato un lavoro molto difficile quello che c'è voluto per realizzare tanti quadri. E' qualcosa di sovrumano l'impegno che ha messo nel mosaico. Qui non si parla di spese o di ore andate via, ma della pazienza inesorabile di mettere insieme migliaia di tasselli, adattarli dopo averli smussato o assottigliato, tra il caldo e il sudore dell'estate, il freddo d'inverno con uno sguardo sempre vigile (ogni distrazione poteva essergli fatale) e continuare così per giorni, settimane, mesi, anni. Ma chi gliel'ha fatto fare? Che cosa ci ha guadagnato? Ha avuto tanti riconoscimenti, tanti premi. Ma poteva il solo desiderio di fama e di notorietà spingerlo a percorrere questo cammino così difficile ed impervio? Ci deve essere stata un'altra motivazione. Michele Frenna è nato e cresciuto in un periodo molto difficile per il nostro paese, in un periodo in cui non si cercava quello a cui si era per natura chiamati, ma quello che le condizioni sociali potevano permettere. Michele Frenna è rimasto spesso frustrato nelle sue aspirazioni, dimezzato nelle sue aspettative. La sua anima lo portava a cose grandi e la vita invece gli concedeva solo briciole. Aveva una speciale concezione del bello, ma non era possibile realizzarla. La svolta della sua vita è stata quando si è trovato a dovere aiutare la figlia Rosanna a fare un lavoretto in mosaico, assegnato come compito per casa dall'insegnante di educazione artistica. Fu allora che capì quale strada doveva percorrere. Tutto quel mondo fantastico che viveva dentro di lui lo spingeva a dedicarsi a quel tipo di lavoro, perché solo in quello poteva essere rappresentato adeguatamente. La sua navicella aveva trovato il suo mare. Non c'erano impedimenti che lo potevano trattenere o scoraggiare. Si è buttato in questa esperienza con la foga e l'entusiasmo di un giovinetto (non era però un giovane). In poco tempo è passato dall'apprendistato alla maturità artistica. E' passato rapidamente dalle opere programmate e prestabilite da altri a quelle spontanee e create da lui stesso. Divenuto padrone dei suoi mezzi e dei suoi strumenti si è dato ad inventare seguendo l'impulso del sentimento e della fantasia. Sono venuti fuori dei veri capolavori: "La sosta", la "Madonna col rosario", "Gesù con la croce sulla spalla", "Un fiore... Una vita", "Pensieri nostalgici" ed altri. Michele Frenna esultava ogni volta che poteva esprimere in quel modo quel che aveva dentro. Era un bisogno incontenibile che gli faceva inseguire nuove forme, nuove figure. I tasselli obbedienti si sistemavano come per miracolo nella posizione voluta. I giochi di luce accompagnavano in modo incantevole gli episodi della sua vita, del suo cammino spirituale. Nelle sue opere è possibile cogliere un affiato lirico genuino e potente. Non c'è un'opera su ordinazione, non c'è traccia di pressione esterna. In quei quadri c'è Michele Frenna, solo lui. Questa fatica è andata avanti per anni, oltre trenta. Niente sembrava poter fermare questa corsa. Alla fine l'hanno rallentato l'anagrafe e le condizioni di salute non tanto favorevoli. A guardare il cammino percorso ci prende un senso di stupore e dì meraviglia. Come ha potuto realizzare tante opere (centinaia) pertanto tempo? E' uno dei tanti enigmi della storia. I critici si affannano a cercare i denominatori comuni dei suoi quadri, le sfumature stilistiche, i collegamenti con la tradizione mosaica locale e nazionale. Il fatto è che senza il genio di Michele Frenna, senza la forza esplosiva della sua personalità non è possibile spiegare e capire niente. Dinanzi ad esse ci inchiniamo come davanti ad un miracolo della vita e della natura.
La dolcezza compositiva di Michele Frenna da sempre è oggetto della nostra massima attenzione. Attenzione che trova ardore e passione, magia ed incanto in frammenti vitrei costituenti opere d'elevata fattura, simboli delle nostre ore, dei nostri giorni e di anni tendenti a svanire dal pugno delle nostre fallaci certezze esistenziali. La fruizione quindi di opere come quella a Iato pubblicata si impreziosisce oltre che del meditato equilibrio cromatico anche di una capacità compositiva musiva rara ed eccellente. Si osserva con piacere la particolare accuratezza del dettaglio, frutto di sapienza tecnica oltre che di ingegno e puro talento. Dal viso della Vergine, essenzialmente descritto nel tratto, al nostro sguardo si materializza tanta materna comprensione e spirito di sacrificio per le sorti dell'uomo, proprio amato figlio in balia della tempesta del nostro folle mondo. L'analisi dunque di tale opera è poesia, fruizione totale e completa. E' ricerca interiore. E' disincanto nei confronti del superfluo, del vano, del superficiale apparire a scapito del concreto essere, è incoraggiamento ai veri valori della vita, alla meditazione ed alla preghiera. Meditazione e preghiera, propositi di un uomo comunicatore che con amore continua il suo peregrinare artistico consapevole della fugacità del tempo e del suo inarrestabile corso. Corso esistenziale capace di privarci in ogni istante degli affetti più cari, della compagnia di coloro che per anni hanno rappresentato sicure certezze nel nostro solcare temibili onde oceaniche ben stretti al fradice legname delle zattere dei giorni. II volto di Maria in questo caso, nella sua infinita umiltà ed accettazione delle sorti divine, dona esempio, prova, certezza, coraggio e forza. E' una nuova alba dopo una notte buia e fredda. E' la vista di una casa dopo anni di vagabondaggio. Michele Frenna consapevole dell'importanza iconografica dell'immagine ancora una volta comunica, scuote, narra, esorta la nostra osservazione tramite tematiche religiose facente parte la nostra natura spirituale.
Al Buon Sangue che non mente: dal gusto compositivo del padre alla singolare comunicativa della figlia! Con Michele Frenna siamo compaesani e coetanei e sento di dirgli senza richiami d'orpelli stilistici e studiati passaggi critici di convenienza: sei un artista! Sono nel consenso allargato agli Agnelli, Battaglia. Citrigno, Crapanzano, Epifani, Manzi, Perdicaro, Selvaggi, Serradifalco, Tanelli, Defelice, Rossi e P. Vinciguerra. A quanto è stato scritto sulla tua produzione artistica voglio estrapolare il valore storico come foriero richiamo alle pareti mirabilmente decorate a mosaici, a fondo oro, della Basilica di Monreale. Con la fantasia ti vedo abbarbicato là, in una navata, a rifinire un soggetto del Nuovo Testamento come - del resto - hai già fatto tante volte per i riquadri sacri riportati, con didascalie, nelle riviste. E quando ho visto il tuo Don Bosco mi sono ricordato del salesiano nativo di Gela - Don Costa - che è il coordinatore editorialista presso il Vaticano. Mi domando: se l'Osservatore Romano (cui sono abbonato), che riporta giornalmente almeno una pagina dedicata all'ARTE, non potrebbe ospitare un Michele Frenna? È un'idea peregrina? Un abbraccio.
Nell'odierno panorama artistico Michele Frerma, siciliano, afferma poderosamente la sua presenza per l'eccezionalità della sua ispirazione, che, volgendosi in modo circolare, per così dire, abbracciando quasi tutti i temi della umana terrestrità, rivela non solo la estrema attenzione alla sua arte, ma estrinseca dal suo profondo il gene della vita per inserirlo prodigiosamente nelle creazioni figurative che la sua mente e le sue mani eleborano quasi incessantemente. Dal sacro al profano il suo occhio spazia smanioso di creare e di mandare infiniti messaggi al mondo, come investito di una missione che non si limita nel proprio ambito esistenziale, ma trasvola inesausta nell'infinito universale. La critica ufficiale, attraverso le voce di tanti nomi illustri, ha fatto di lui una creatura privilegiata, capace di esprimere i sentimenti umani in modo visibile, con una carica di spiritualità che ha del sovraumano. I suoi studi condotti autodidatticamente, non tralasciano alcun particolare, non smentiscono mai la sua forte formazione umana, religiosa, artistica e culturale. Anzi da essa egli si eleva alla ricerca di motivi originali ed innovativi. Dice di lui Orazio Tanelli: "Nelle sue opere Frenna unisce ed amalgama l'amore per l'antichità classica, il culto dell'arte, l'attaccamento alla terra natia". E prosegue affermando che il grande mosaicista, con la sua arte raggiunge la possibilità di trasformare paesaggi e oggetti fino a produrre un "Trans-espressionismo", incline a un surrealismo moderato, che conferisce alla realtà delle sue creazioni "una condizone onirica e metafisica della condizione umana". Salvatore Perdicaro, da parte sua, afferma che Frenna "con profonda religiosità e sconfinato amore per la vita cerca una verità che trasfigura in un messaggio di grande rilievo attraverso la purissima armonia della sua arte". Pasquale Citrigno, inoltre, ammette con calore che la capacità creativa di Michele Frenna svolge tematiche di universale respiro. Riempiremmo molte pagine se volessimo addurre l'opinione positiva e compatta dei moltissimi critici che hanno scritto e parlato di questo straordinario artista, il quale, trascinato dalla sua inesauribile fantasia, riveste di una luce di poesia tutti i protagonisti che lo ispirano: paesaggi, animali, uomini, oggetti figurazioni divine, creando un'armonia d'insieme che è la misura eccelsa della sua visione artistica. Tra gli altri, Salvatore Perdicaro si è dedicato alla critica delle sue opere e della sua personalità, scrivendo un'ampia monografia ricca di dettagli e di notizie utilissime a chi voglia avvicinarsi a questo Grande, che ha rinnovato i modi dell'arte del mosaico, rendendola - partecipe e complice di profondi moti interiori. A definire la figura completa dell'uomo e dell'artista ci sovvengono le nobili parole del critico, scrittore, poeta, Carmine Manzi, il quale nella sua operosità, vede "un itinerario di ricerca fatto ampiamente di misticismo, di fede, di amore e di speranza". E aggiunge: "La vivacità dei suoi colori, la compostezza delle sue figure, quel senso di misticismo, a volte accentuato, sono tutti elementi che stanno a significare non tanto il tormento, ma la serenità del suo animo di artista. Ma c'è un'anima in più che vien fuori dalle sue opere... ed è l'anima del siciliano innamorato della sua gente, cÌ1e cerca, attraverso le sue creazioni, di ravvisare e tramandare i costumi e le tradizioni". Ma come apparirebbe questo artista agli occhi di chi non avesse mai letto niente di lui, che soltanto avesse avuto la fortuna di vedere un suo catalogo, o addirittura dal vero le sue opere? Crediamo che anche la persona più semplice, cioè senza un grosso bagaglio culturale, non potrebbe restare indifferente o semplicemente compiaciuta, perché dalle composizioni di Michele Frenna si sprigiona un richiamo, vuoi umano, vuoi fraterno, vuoifamiliare, emanando quelle figure ondate di tenerezza spesso struggente che rende difficile staccare lo sguardo da esse. Basta prendere a caso una figura, diciamo per esempio quella intitolata "Il piccolo negro e il pittore" per sentirsi toccati fin nel profondo da un'emozione che si ripercuote nell'anima facendoci sentire tutti ugualmente creature di Dio. E quella intitolata "La pace" il cui significato umano scuote le nostre coscienze in un anelito che è speranza necessaria a costruire il nostro futuro? Se poi ci volgiamo al sacro e guardiamo "La Madonna di Lourdes"o "La Via Crucis", o la "Divina Apparizione", intendiamo sempre da persone scarsamente edotte, ma con qualche grano di sensibilità, il pathos che quelle figure diffondono creando ogni volta l'atmosfera adeguata? Allora dobbiamo concludere che le opere di Michele Frenna racchiudono in sè un misterioso impulso che si libera da un fulcro di genialità che contiene valenze umane e divine.
Il successo critico di Michele Frenna, di certo tra i maggiori esponenti dell’arte musiva in Italia, è testimoniato di recente da ben tre studi monografici: uno di Sandro Serradifalco dal titolo Michele Frenna, il volume di Renza Agnelli Simbolismo e Spiritualità nelle opere di Michele Frenna e per ultimo lo splendido saggio La critica di Leonardo Selvaggi sull’arte e sulla letteratura frenniana. Michele Frenna, nato ad Agrigento nel 1928, nello studio generale ma ugualmente dettagliato di Sandro Serradifalco, appare artista completo la cui arte è intrisa di simboli e di spiritualità, sicilitudine ed espressione, passione, gusto coloristico. Una luminosità diffusa traspare dalle opere di questo siciliano che si collega chiaramente ad una tradizione musiva regionale, superandola, innovandola e intridendola della realtà in cui vive. Così il connotato esistenziale si lega ad una dimensione narrativa e ad una idealista: «Frenna è un idealista, uno dei pochi autentici idealisti», cioè Frenna è un uomo che crede nei valori, nella religione, e la semplicità del suo dettato è prova assoluta «di armonia estetica». Il taglio della monografia di Renza Agnelli riconduce a Simbolismo e Spiritualità tutta una serie di opere che vengono analizzate attraverso un taglio interpretativo emozionale. Un viaggio attraverso alcuni capolavori dell’opera frenniana: alcune opere prettamente religiose, altre legate alla Sicilia, alla raffigurazione dei tesori archeologici di Agrigento. Frenna, scrive la Agnelli, «sente vivere realmente l’opera, attraverso il linguaggio della comunicazione espressiva, mimica, collocativa». Pathos e ratio, dunque, costituiscono le basi della riflessione che Frenna applica all’opera d’arte. Più esaustiva e completa è la disamina di Leonardo Selvaggi, scrittore, poeta, saggista, attento studioso sia dell’arte frenniana sia della poesia contemporanea, autore di decine e decine di volumi. Ai primi due capitoli dedicati alla figlia dell’artista, Gabriella Frenna, poetessa sensibile, il critico fa seguire una storia attenta dell’ultima critica frenniana, analizzando sia lo studio della stessa Gabriella Frenna sulle opere zodiacali del padre, sia il saggio di Domenico Defelice. Un ultimo capitolo, il più interessante, è un’approfondita analisi personale. Uno studio che vede al centro del mosaico di Frenna l’equilibrio tra luce e colore che si poggia sui substrati dell’inconscio, sull’emozionalità ora soffusa ora evidente. Selvaggi coglie, inoltre, la dimensione lirica del mosaico: «Michele Frenna va con la poesia, racconta la vita nei vari momenti, tutti i particolari visti con serena emotività, sintonizzati con i valori sostanziali dell’esistere ». Inquadrando l’opera dell’artista siciliano nella storia del mosaico nota come cardine dell’originalità frenniana sia l’irradiazione nello spazio del colore sia i principi morali diffusi: «La bellezza dei sentimenti, l’alto senso di umanità fanno intendere che in Michele Frenna la ricerca è inesauribile: paziente, porta a conoscere con sempre nuove analisi altre verità». Michele Frenna appare sempre più chiaramente autore di primo piano dell’arte contemporanea sintetizzando nella propria produzione slanci creativi, equilibrio compositivo, vitalità cromatica, eco dell’anima ed intenso lirismo.
Le due gratificanti realizzazioni L'eremo Italico di Carmine Manzi e L'arte musiva di Michele Frenna vista da Anna Maria De Vito Scheible, sono una ulteriore conferma delle sapienti doti della famiglia Frenna – epigoni di una tradizione culturale che data dagli albori dei tempi lontani. Un generoso ringraziamento e felicitazioni per le due belle opere – davvero belle in tutti i sensi – non solo dal punto di vista grafico, ma anche per la cura, la dedizione, la signorilità con cui vengono trattate le figure narrate; l'umanità che vi si respira; il filo dipanato con dosata spazialità; la vita del singolo e della società sottratta al tempo. E' un canto altissimo che dilaga nei colori dell'etica, che rompe il silenzio delle cose aprendole a spazi ricchi di luce. Una verita poetica che, partendo dai gesti, fatti, luoghi, figure concrete le eleva al fascino dell'utopia. Due opere che conducono il lettore a toccare con mano (direi) l'incontrovertibile verità della capacità salvifica dell'Arte. Tutta la mia verace ammirazione e i miei complimenti e auguri per una strada che si apre davanti chiara, luminosa verso una meta sempre più spostata in avanti, sorta dal bisogno di creare, sentito come unica forza essenziale per il destino dei nostri tempi in costante ricerca di se stessi. Quale esempio per tutti noi viventi in tempi in cui i valori sembrano spariti, e tutto sfuma confuso, soffocato dall'urlo della foresta, dal rumore delle armi che distruggono uomini e cose calpestando tutti i diritti, perpetrando scempi di inaudita violenza. Perdersi nel canto poetico a ritagliarsi l'oasi per continuare ad avere fede. Vorrei tanto possedere anche una piccola parte della vostra forza, un po' del vostro coraggio, cui attingere il miele della comunicazione, la maestosità della conoscenza autentica, fonte generosa per tutti. Renza Agnelli,
Simbolismo e spiritualità nelle opere di Michele
Frenna
Avevo gia avuto modo, in questi ultimi anni, di ammirare l'opera "senza tempo" del grande artista Michele Frenna; i suoi mosaici riempiono, da tempo, copertine e pagine di varie riviste letterarie e culturali edite dalle più importanti e conosciute case editrici o da associazioni letterarie sparse su tutto il territorio italiano; ma anche se conoscevo da tempo queste opere, dicevo, mi accorgo solo adesso, che ho tra le mani la monografia redatta dalla scrittrice/poetessa Renza Agnelli, che, come avviene per tutte le vere opere d'arte, ogni volta che si guardano è come se le si guardasse per la prima volta, si scopre cioè la molteplicità, la prismaticità di queste opere, la pluralità dei significati e dei contenuti. In questa raccolta tutto questo emerge con maggiore forza perché, grazie alla felice intuizione dell'Agnelli di dividere queste opere per temi, l'arte del Frenna appare, non in un'ottica diversa dalle altre volte, ma certamente più completa e più specifica, più aderente all'intenzione creativa e ispiratrice dell'artista, i cinque "percorsi tematici" in cui è tattata suddivisa la raccolta diventano un tutt'uno, perché sono tenuti insieme dallo stesso pensiero che ha mosso quei percorsi, e l'unitarietà del pensiero che amalgama il risultato dell'azione e gli dà senso ed orientamento. Ammirare un'opera isolata significa cogliere il senso di quel lavoro, cogliere un singolare pensiero che ha messo in moto un'azione alla quale la fantasia ha dato una forma; ma ammirare tutta la galleria di lavori di un artista significa restare incantati dalla singolare pluralità del pensiero; significa ripercorrere con l'autore un pezzo di strada raccontata tramite immagini di una realtà interiorizzata, immagini che affiorano su quella soglia posta al confine tra la realtà e la fantasia, ove pone la sua dimora quell'intelligenza creativa che rende l'uomo "artista di se stesso". In questo sguardo panoramico sulla sua arte musiva, emerge, come primo aspetto, la capacità di osservazione e di riflessione del Frenna su tutto ciò che fa parte della nostra vita, la sua capacità di stendere lo sguardo in varie direzioni e di cogliere, in ognuna di essa l'essenziale e di rappresentarlo dopo averlo mediato attraverso lo proprie emozioni e plasmato sotto la sapienza affinata delle sue mani. Egli coglie tutti quegli aspetti dell'universo antropologico in cui l'uomo è immerso, li assorbe in sé e li restituisce alla collettività dopo aver dato loro una forte valenza educativa e formativa, quella necessità di essere che rende indispensabile la loro presenza per poter vivere la vita con pienezza. C'é, infatti, un'apertura antrolopogica particolarmente profonda e consapevole: egli fotografa dalla realtà quegli aspetti essenziali che mescolati fra loro fanno tutti insieme la nostra vita. Non a caso, le sezioni in cui sono stati suddivise le opere spaziano dall'aspetto religioso a quello simbolico dell'astrologia e della mitologia, dell'ambiente marino alla natura morta, passando attraverso ciò che appartiene alla tradizione folkloristica e ambientale del luogo (l'agave, il carretto siciliano, iI folcklore agrigentino, il mare, la barca, il pescatore, le ragazze sulla spiaggia) fino alle radici storiche proprie della Sicilia (i templi), a prova del fatto che la vita è fatta di realtà, tradizioni, fede, storia, luoghi, lavoro.. sono questi gli aspetti piu veri ed essenziali della nostra esistenza umana. Tutti questi aspetti, che apparentemente sembrano staccati fra loro, come se appartenessero a momenti creativi diversi, trovano il loro trait-d'union nella sezione dedicata al lavoro e alla vita sociale; e in questa ultima sezione che è possibile cogliere il senso antropologico e la spiritualità che impregna lo spirito creativo dell'artista. I protagonisti delle opere "I ginnasti, i solitari, la prima infanzia, cantiere negro, i fabbri, 1'archivista" estendono la loro anima e la loro vitalità a tutte quante le altre opere, dando loro una voce che non è voce solitaria, ma voce comunitaria; se c'è un'anima che unisce le opere dalla prima all'ultima quell'anima si manifesta e si materializza nell'opera W la vita; l'ironia, l'allegoria, la simbologia, il realismo, l'espressivita, tutto viene qui, al contempo, racchiuso e dischiuso. Questo quadro "chiaro, solare, nitido" come sottolinea l'Agnelli, viene ad essere una sintesi di tutto quanto espresso negli altri lavori: c'è la solarità, caratteristica peculiare dell'animo del Frenna; c'è "l'ironia bonaria che diventa riflessione serena sul senso della vita e mai accusa; anche quando fa riferimento all'illusorietà, all'effimerezza e alla transitorietà della vita egli si limita a prendere coscienza di tutto questo, senza mai intervenire se non con una simbologia allegorica e metaforica, come nel caso del postino-tartaruga che mette in luce un aspetto della realtà che non può essere negato ne ignorato: la dicotomia tra la lentezza con cui tutto si muove intorno a noi e la velocità con cui viaggia il pensiero, il viaggiare, dunque, su binari diversi, del pensiero dell'azione; troviamo, ancora, l'importanza della semplicità del vivere, rappresentata dal ragazzo che gioca con l'aquilone, simbolo, quest'ultimo, della libertà di pensiero, della fanciullezza che non va mai archiviata, della precarietà della vita, del bisogno di spensieratezza in una vita che impegna oltremisura, che si allarga eccessivamente su alcuni lati e si stringe pericolosamente su altri, come su quello religioso. In questo quadro che definirei di "sintesi" c'è dunque il filo conduttore del pensiero artistico che muove il Frenna: la sua visione della vita, che è una visione fatta di cose semplici e buone, c'è sempre qualcosa per la quale vale la pena viverla: c'è l'ampiezza del mare, l'azzurro del cielo, la spensieratezza del ragazzo, l'amicizia con i piccoli animali domestici, compagni tanto silenziosi quanto affettuosi, c'è la storia che ci ricorda il cammino dell'uomo, quelle colonne doriche, presenza fissa in ogni quadro, che sono la testimonia del tempo che passa e la necessità dell'uomo di sentirsi radicato al passato, per sentirsi parte di un tessuto politico sociale in cui ognuno ha un suo spazio e una sua necessità di esserci; c'è poi quell'azzurro (nel mare, nel cielo, nei vestiti, nello sfondo ... ), altra nota ricorrente in quasi tutti i mosaici, un azzurro che diventa simbolo di libertà espressiva, libertà ideologica, libertà di volare nell'eternità cosmica, in quell'universo creativo in cui solo un artista può apprezzare la libertà dell'immergersi. L'azzurro dell'acrobata, in I ginnasti, l'azzurro del carrello, dello sfondo e dei personaggi nel quadro de I solfatari, le macchie d'azzurro nel Cantiere scuola, lo sfondo azzurro in Pace, l'azzurro dell'agave che si mescola senza canfondersi con quello del cielo; l'azzurro dell'Angelo, l'azzurro del copricapo e del mantello della Madonna; l'azzurro dominante nell'Allegoria divina, il cielo intensamente azzurro che fa da sfondo a Folklore agrigentino, al Carretto siciliano, al Tempio dl Castore e Polluce e a quasi tatti gli altri quadri, ci parla di una visione della vita che non lascia spazio ad interpretazioni speculative: l'azzurro e la libertà che egli sente dentro di sé, quella libertà che solo l'artista conosce, libertà che diventa senso di responsabilità verso se stesso e verso gli altri, un impegno verso il mondo; l'artista non inventa la realtà, non la tradisce, non la smentisce, non la deforma, ma liberamente la racconta, in tutte le sue sfumature e in tutte le sue versioni: quella storica, quella filoantropologica, quella religiosa, quella etnica; quest'azzurro ci parla di quella pace interiore che l'artista ha raggiunto, di quella "religiosità appagata e appagante" che emerge dalla passione dall'intenzione spirituale che anima ogni quadro; l'accostamento e la scelta dei colori, le dimensioni dei vari protagonisti e il rapporto che c'è fra di loro ci rivelano una precisa volontà: quella di far esaltare la grandezza delle figure mistiche e la loro grande influenza emotiva che hanno sulla psiche e sull'animo umano, ne sono un meraviglioso esempio la figura del Redentore che riempie tutto il quadro con il suo volto, l'immagine di Maria che con il suo sguardo pacato e mesto ci trasmette quel senso di umile affidamento alla volontà del padre, e soprattutto la vistosa altezza di Maria rispetto alla famiglia che le sta di fronte a contemplarla nel quadro La Madonna di Lourdes; quest'immagine "ci rivela quanta eccezione spirituale ella rivesta agli occhi dell' autore". Un discorso a parte, per l'emozione che suscita, merita il quadro dell'Angelo; c'è in esso "uno struggente simbolismo", dice Renza Agnelli, che commuove per quei vivi ed affettuosi sentimenti che mirabilmente e profondamente trasmette. La vita e la morte, e il loro rapporto con il mondo terreno ci appaiono qui con evidente lucidità o purezza, perché l' Angelo è quella figura tesa tra il terreno e l'ultreterreno, che vive al confine fra le due dimensioni, è il tramite più caro e a noi più vicino che ci permette di rapportarci al grande mistero dell'aldilà, ma e anche la rappresentazione tipica che la nostra mente elabora quando si pensa alla morte di una persona dolce e docile che ci abbandona: ogni anima pura si trasforma in una figura celestiale e resta ad aleggiare intorno a noi, consolandoci ed accompagnandoci nel nostro cammino spirituale su questa terra. L'aspetto religioso assume dunque un significato particolare, perché manifesta una fede matura non superficiale, non fatta di soli riti e funzioni, ma di emozioni, quelle emozioni che l'autore prova nel suo profondo e che emergono in superficie tramite l'unione e l'accostamento di questi tasselli colorati che vengono a comporre non un'immagine ma un pensiero, un pensiero concreto che viene frantumato nell'io umano del Frenna e poi ricostruito nel suo saperìo artistico, e come se ci fosse in lui un percorso ben preciso che parte dai sensi che acquisiscono le immagini e le informazioni dal mondo esterno, passa poi tramite la ragione che ne elabora il significato, nell'incontro tra il pensiero e il sentimento queste immagini vengono frantumate, per giungere alfine alla coscienza dove vengono sublimate e rielaborate in una vision nuova e soggettiva, la fantasia se ne appropria e le riveste di simboli, veicolandone il messaggio attraverso la scelta dei colori, dei luoghi, dei soggetti e degli oggetti che, di volta in volta, animano questi quadri dall' impressionante suggestione e dal chiaro messaggio: W la vita è il titolo di uno dei quadri ma anche la frase che riassume l'intero messaggio e l'intero percorso artistico ed esistenziale dell'artista. L'autore, che spazia col suo sguardo dalla luminosità ed infinità del cielo al buio e alla faticosità delle gallerie delle solfatare, dall'ampiezza spirituale al realismo terreno, non tralascia l'aspetto della solidarietà, magistralmente rappresentato nel quadro dei Ginnasti non si tratta – sottolinea l'Agnelli – di una forma di esaltazione dell'attività ludica, ma l'artista ha voluto dedicare il suo lavoro a chi è meno fortunato di noi, perché disabile. Due amici posano affettuasamente la mano sulla spalla del compagno in un atteggiamento di calda comprensione. Amaro e doloroso è il paragone fra il ragazzino in carrozzina e l'acrobata". Colpisce, infine, la presenza costante di quel frammento di colonna dorica che accompagna ogni scena e che sostituisce perfino la grotta in cui appare la Madonna di Lourdes; quel frammento è espressione di un legame storico con il proprio popolo e con la sua terra, un legame profondo e indissolubile; quella colonna ci dice che la sua identità storica è fusa inscindibilmente con quella personale, essa trova il suo culmine e il suo massimo compimento nel Tempio di Castore e Polluce, "emblema della Sicilia turistica, perché nella sua singolarità esprime un fascino recondito, tutto racchiuso nell'angolo del frontone sostenuto dalle quattro colonne... il celebre monumento è realizzato con una perfezione che ha del miracoloso" proprio a significare il grande significato emotivo che tutto questo ha nell'intimità dell'autore; queste colonne, intere o frantumate sono quasi un sostegno alla sua attività di mosaicista, un valore aggiunto di cui non può farne a meno, perché è la chiave di lettura di tutto il suo estro creativo, di tutto l'immaginario che prende vita tramite questi piccoli pezzetti di vetri; quei frammenti di colonne diventano, nella sua intimità, "colonna portante, pietra angolare su sui costruire il percorso di una vita, la sua". Lui, colonna di una storia magnifica nella sua grandezza, frantumata dalle sferzate della vita, resiste alle perturbazioni emotive e si mostra, in tutta la sua compattezza e la sua maestosita, a testimonianza di una forza che non può essere spezzata dalle battaglie della vita, perché si nutre di una forza più sublime, che è Luce che alimenta le menti e i coori e ne rinforza le trame indebolite nella battaglia. Michele Frenna è una colonna portante, un esempio esemplare per la sua meravigliosa arte musiva e per la forza e lo spirito, umile, semplice ed autentico, con cui affronta la vita e le sue ignote e perigliose strade. A lui, tutto il nostro augurio e il nostro affetto insieme al nostro ringraziamento per la grande lezione di vita che ci dà attraverso le sue straordinarie, stupende e luminosissime opere musive. Con stima ed ammirazione Jolanda Serra |
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