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da: Letteratura Italiana Contemporanea
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E più non piove
E più non piove
però la nube
fradicia d’acqua
rigocciolando
marcò quel tempo
ancor di un’ora
come clessidra
d’idrosecondi.
Avevo sciorinato il manoscritto
perché si riasciugasse la grafia.
È nella primavera scioglineve
nel mentre van calando le slavine
che l’uomo s’incammina e vi ritrova
le cose che d’inverno ebbe smarrito.
L’eterna tristezza
Di mia madre risiede in me il bagliore
al viso e nel parlare ne ho fattezza.
Il forcipe m’impose con dolore
i cronici motivi d’esistenza.
Piansi con i vagiti addio d’amore
i prodromi d’abbrivio alla tristezza.
I crani vuoti
Parve la giornata del giudizio
s’erano levati i trapassati
dall’immemorato loro ospizio.
Alla tregenda di New York
flessa di vampe pikadon
le venticinque pupillari
degli innocenti acerebrati
scempio da rùssula d’inferna
ebbero alfine requieterna.
A notte s'addormentano i ragazzi
A notte
s’addormentano i ragazzi
sui guanciali che
odorano di piombo
all’aurora
ruggiscono gli schianti
le case
s’azzittiscon di schiamazzi.
D’estasi
colorata ti sapeva
e l’animo leggero
ti faceva
la piccola tellina
dei tuoi sogni
composita e dosata
nelle fogne.
E dal tubo allo
scarico legato
una nube di gas
nell’abituro
riverso chiedi al
cielo ormai sfocato
il conto di un così
breve vissuto.
Il fagottino
La cicogna
caduta dal suo nido
svolazzava stordita
sopra al tetto
e ha voluto
ugualmente consegnarlo
il piccolo fagotto
stretto al becco.
Ma ha confuso il
parquet con il catrame
il letto della luce
col bidone
e invece delle
piume c’eran bucce
del morbido cuscino
una lattina.
L’infelice
creatura di quel gioco
vissuta appena il
tempo di un vagito
la cicogna lassù
l’ha riportata
sui picchi senza
amore e senza vita.
Il colibrì
Undici lire
l’esportazione
e nove ancora la
nazionale
tanto costava la
sigaretta
che m’aspiravo
dopomangiato.
Una mucca
davanti alla porta
delle case con
tante finestre
ragnatela
e la preda
che riconta gli
artigli ed i fregi
e le greche e
medaglie e mostrine
color
rossovermiglio
decumbente
prona a sangue.
E furibondo il
televisore
a nottefonda ci
visualizza
ombre e fantasmi
stupefacenti
cerebromiasmi del
nostro olfatto.
Io sono un
colibrì
di sera muoio
risuscito nell’alba
col mio frullio.
Lido del sole
Un viaggio ancora
Gambe che
arrancano la rena
di cibernetico
femmìneo
irretimento
lingua che slava
dal salsume
cùpide labbra di
maschile
aspirazione.
Dita che sconciano
il pacciume
entro le ciocche
di sensuale
vagheggiamento
dita che sconciano
la flessuosa
molle battigia e
la tortuosa
zattera d’uomo.
Tutta sgocciata
di risacca
s’era abbracciata
al suo compagno
e tremolante
fra le ginocchia
poi s’infranse
prona a fiutare
le villose
insinuazioni.
Tale m’apparve
tra gli sbuffi
di onde cadenti
sull’ignudo
iridiscente
tale m’apparve
sconosciuta
e che mai più
l’avrei incontrata
serica donna.
Onda garganica
rincorre il mare
con cateratte di
biancastre rupi
ad incontrare le
rocciose cale
e combinarsi in
cavernosi greppi,
vividi lumi
amalfitani grondano
come spirali di
braccianti sbalzano
su la distesa di
cristallo crespo
a seminarla di
lampare tremule.
E mi riaffiora
caliginosa
fredda barena
l’ultima proda
di maculata
ruggine rena.
Etologia poetica
il fruitore
La Geografia definisce omologia1comparativa la corrispondenza nell’andamento dei margini delle aree continentali che si guardano su uno stesso oceano; tipica è l’omologia comparativa tra il profilo della costa occidentale africana e di quella sudamericana orientale, comprovandone l’appartenenza comune e che ci fa prestare fede all’immagine di una primordiale Pangea2 emergente dalla Pantalassa3.
L’Etologia – lo studio dei comportamentali animali accomunati da una medesima origine, in relazione all’apprendimento - chiama omologia di tradizione una condotta tramandata per via culturale – l’ubbidienza al genitore, al superiore… - diversificandola dall’omologia filetica4, invece trasmessa da informazioni scritte nel genotipo, questo il complesso dei caratteri ereditari - il colore degli occhi trasfuso dagli ascendenti – ancora distinti dal fenotipo, che è la struttura dei caratteri fisici alla quale partecipano fattori ambientali.
L’Etologia, si diceva, chiama omologia di tradizione quel comportamento tramandato per via culturale… un poeta, quindi, che nelle proprie opere vada ad omologare la tradizione dei Padri Fondatori è un omologista della tradizione.
Lo è quando, ad esempio, componga versi con espressioni tecnicistiche dell’Haiku, una terzina rispettivamente di cinque, sette e cinque sillabe, correlate alle connotazioni originali, tropologiche o semantiche, che il poeta giapponese voleva fossero in riferimento alla natura.
Nel prato il noce
genuflesso bramava
tornare al seme
Il vento soffia
mulinelli di foglie
sperdute in terra
Il sole crepa
in quegli orti d’aprico
il melograno.
da: Trilogia maledetta, 1994.
E lo è sempre qualora abbandoni l’antico simbolismo – dove il sentimento dell’autore si manifesta nei vari aspetti che le stagioni palesano - per omologarvi se stesso, la messaggistica che in lui prorompe passionale nel linguaggio e nelle immagini, adagiandola sulla portante di una metrica essenziale, ancora, arricchendola di delicate figure tradizionali, quali l’anadiplosi5, sovente dal sapore epanalettico6.
La penna – è stasi –
Pure in agguato al verso,
non scorre foglio.
Non scorre foglio
Poesia del silenzio:
latente gemma
da: Pertinenze della poesia, 2003 di Giorgio Cipulat
L’omologia filetica, dicevamo
ancora, determina il comportamento trasmesso dal genotipo… il poeta, pertanto,
che nelle opere ricalca le specifiche peculiarità della sua gente, che in lui
erompono genuine attraverso l’inconscio, è definibile omologista del genotipo,
il più vero, spontaneo.
L’argomento, sia chiaro, è
esclusivamente d’antropologia culturale.
Fatte salve le pulsioni
dell’inconscio collettivo e dei suoi archetipi, frutto di remote radici comuni,
la poesia composta da un Gibran possiede un mondo che un Leopardi mai può
sentire come proprio, per quante esperienze possano vivere in qualità di
cittadini del pianeta, pur lasciandosi tentare dalle tendenze verso una
dimensione culturale mondiale, alla quale è stato imposto il brutto termine di
globalizzazione.
In ultima analisi, tuttavia, grande interprete delle opere è il fruitore ed è questi a confermare o meno l’omologista che ha di fronte. Nello scorrere il logismo dei versi, racchiudente tutta la messaggistica d’autore, è infatti il fruitore, avanti ad ogni esegesi, il solo a trarne una risposta.
Importante è il chiarire la
diversità tra l’uditore o lettore di una poesia (o di una composizione musicale)
ed il suo fruitore, oppure, più in generale, tra l’osservatore o spettatore ed
il fruitore di opere artistiche, sovente accreditati in sinonimia.
I primi appartengono alla
schiera dei testimoni, vuoi per desiderio d’accculturamento, d’informazione,
vuoi per studio, lavoro ed aggiornamento, vuoi spinti da semplice curiosità o
amicizia…
Il fruitore, invece, è colui
che, dall’opera, trae responso alle proprie problematiche esistenziali,
l’insegnamento, lo scioglimento dei dubbi, il godimento sensuale; ed ancora, è
colui che, nell’immagine artistica, si protende verso uno squarcio che aveva
sempre anelato, che mai, però, era riuscito a materializzare, neppure
nell’onirico.
Un’opera priva di fruitori non
è sicuramente artistica, anche se possiede innumerevoli testimonianze.
Il fruitore di un
espressionismo, allora, diviene il soggetto in cui l’autore sia riuscito ad
omologarvi la sua messaggistica, ovvero il soggetto pregno di conati da
connotazione artistica.
Il fruitore, in sintesi
esplicativa, diventa l’appendice artistica dell’opera, la tela, il
pentagramma, la pagina… umana.
Note dell'autore
1 - Omologìa dal gr HOMOLOGOS
affinità, conformità…
2 - Pangèa unico continente
prefisso Pan e lessema Gea dal gr PAN tutto e GE Terra.
3 - Pantalàssa unico bacino
prefisso Pan e lessema Talassa dal gr THALASSA mare
4 - Filètico da non associare al tema
gr PHILO amore (Filologia amore per le lettere), bensì a PHYLE
tribù – razza - etnia, quindi varrebbe quale loro aggettivo, riconoscibile
sinonimo di tribale, razziale, etnico. L’equivoco potrebbe nascere, ad
esempio, con termini come Filellenico, che non sta per tribù ellenica,
ma amore per ciò che è greco.
5 - Anadiplòsi o Epanadiplòsi dal gr
ANADIPLOSIS raddoppio – EPANADIPLOSIS raddoppiamento consiste
nella ripresa, all’inizio di una strofa, del verso precedente.
6 - Epanalèssi dal gr EPANALEPSIS
prendere di nuovo consiste nella ripetizione, dopo un certo intervallo, di
una o più parole; è comunemente utilizzato nella prosa per rafforzare un’idea.
Si ricordino, nel contesto, le seguenti figure retoriche:
- Anàfora ripetizione di una o più
parole all’inizio dei versi
- Epìfora o Epìstrofe ripetizione di
una o più parole alla fine dei versi o delle strofe
- Refrain il ritornello che nelle
canzoni va a legare le strofe
- Epifonèma verso sentenzioso che
chiude la poesia.
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