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In transito, 2005

Invito alla lettura

Giorgio Luti

Introducendo gli Esercizi di Anna Maria Guidi nel 1998 mi riferii ad una frase di Luis de Sepulveda, "vivere e un magnifico esercizio", in apertura del libro, che mi sembrò corrispondere perfettamente al significato profondo della sua ricerca espressiva. Anche oggi, nell'affrontare la raccolta ben piu complessa pubblicata con il titolo In transito, debbo necessariamente riferirmi alla citazione tratta da J.L. Borges, analogamente posta ad apertura di libro, che sembra avviare il percorso di una intera vita, ancora da portare a termine, ma che non presenta alcun segreto per chi la percorre. Dice Borges:

Vivere è un sentiero futuro
già trascorso.
Niente ci dice addio,
niente, niente ci fascia.

Così Anna Maria Guidi, con grande coraggio, affronta il transito che l'esistenza ci impone, non evitandone le contraddizioni, le inevitabili inquietudini, i momenti di speranza e di esaltazione. Quindi la raccolta di liriche questa volta contiene non gli esercizi per vivere, ma il segno della vita stessa, quella vita dove per Borges appunto "niente ci dice addio, niente ci lascia". Debbo aggiungere poi che In transito è un titolo perfettamente aderente poiché è un'attendibile allusione allo stato di continua incertezza, al carattere non definitivo delle nostre esperienze e delle nostre acquisizioni. Gia nella lirica di apertura è indicato il segreto significato della raccolta, con precisa corrispondenza del titolo alle intenzioni riepilogative di una sensibilissima esperienza di vita: il transito, cioe il percorso compiuto è quello che ancora ci attende prima della conclusione, è appunto l'attraversamento di uno spazio ideale e reale insieme, il frutto di una coscienza sospesa tra memoria e speranza, il consuntivo tutto interiore del periodo trascorso e il senso profondo di ciò che ancora ci attende:

sgricciolo in ali
alle vetrate serre della mente
ne contemplo in transito il sentire
brillando una fessura per varcare
di memoria e speranza
l'azzardo del mio volo

Ciò che preme sottolineare è l'azzardo del volo, l'avventura che è un rischio cosciente e continuo, un penetrare coraggioso nel misterioso involucro dei fatti e dei sentiments, fino ad ottenerne un conclusivo bilancio che tormenta, ma non spaventa, e dunque un volo ad ali spiegate nell'intimo segreto dell'esistere, senza esitazioni e senza paura. Accantonate le "spoglie" e i residui del passato ci si rende ora disponibili a un nuovo ruolo che riveli una cosciente intenzione di chiarimenti, in una identificazione tutta interiore. Nasce da qui "l'ambita alterità", la volontà di protendersi, dall'ascolto della nostra interiorità, verso tutto cio che è "altro", tutto ciò che si nasconde nei varchi dell'esistenza, nel divenire altrimenti "irriconoscibile". Si spiega cosi l'aprirsi della fessura nelle serre "vetrate della mente". Ed è allora che si svela il rischio di un transito conquistato a duro prezzo, in un piccolo ambito concesso dal tempo nel caos di un mondo che ci circonda e ci sfugge, nell"`immanente vertigine | dello stesso, comune mistero".

La raccolta e suddivisa in tredici "passaggi" che seguono momento per momento il transito dell'Autrice, secondo uno schema che parte con prudente ritegno per poi progressivamente trasformarsi in aperta denunzia sia degli obiettivi, sia degli ostacoli che s'interpongono alla conquista di un pieno possesso di tutti i "movimenti" che di volta in volta vengono proponendosi, fra "il dovere di vivere | e l'invenzione di tenere in vita | la necessità della vita". Così sembra chiara l'intenzione di corrispondere con i vari gruppi di liriche alle tre fasi che si possono facilmente individuare nel contesto generale dell'opera. Voglio dire che in realtà la raccolta si suddivide, è vero, in tredici movimenti, ma questi a loro volta si addensano e confluiscono nella agglutinazione di una sorvegliata, precisa dimensione.

Il percorso che si viene compiendo porta da una memoria di una giovinezza ricca di scontri e battaglie interiori nelle difficoltà di una crescita sempre provvisoria, mai conclusa, dal superamento di tutte le appuntite avversità che i versi vengono rivelando ("ferivano, acuminate spine | di riccio i miei pensieri") fino alla mietitura di "raccolti d'armonia" nel campo dell'anima, che di quei pensieri custodisce "intatto il sentire".

II discorso poetico si snoda dunque in una direzione ascendente, destinata a raggiungere, nei momenti centrali, un allargamento delle prospettive interiori corrispondenti ad una maturazione inevitabile e ad una presa di coscienza sempre più consapevole. Infine l'accettazione conclusiva, nella quale si affrontano gli ostacoli sempre più gravi e pericolosi che incombono soprattutto nel momento centrale della nostra maturazione, fino a corrispondere quasi a un doloroso atto di resa all'estrema attesa del "varco", "all'ite della messa":

Ed ora, in altalena sul declivo
della superna notte
irrinunciabile e indefinitiva
bimba canuta aspetto
aspetto ancora...

Oltre questo limite non è possibile procedere, e tuttavia la raccolta si conclude con una invocazione che non chiede risarcimenti e pietà, ma solo l'ascolto di una voce che oltre la speranza possa giustificare il cammino percorso, nel drammatico scontro interiore che sin qui ci ha condotto:

Interrogami, Dio, domandami...
[...]
Non voglio assoluzioni né indulgenze.
Reclamo la tua voce:
un lampo d'ira
senza tuoni né tavole né nuvole.
Che mi stani dal bosco
I'incendio della strada.

Non ho paura
di premi ne castighi:
ho paura
– astuta –
della tua indifferenza.

Mi sembra quindi che il cerchio si chiuda con un procedimento di più accentuata penetrazione nei misteriosi percorsi del transito, verso una grazia ottenuta senza implorazioni, ma al contrario, attraverso una prospettiva che dall'individualità conduce all"`alterità" scoperta negli incontri del viaggio esistenziale, ove a nessuno sono risparmiati rischi e condanne, lutti e dolori, illusioni e delusioni, da Celestino a Schicchero, da Fidelmo a Lena fino ai bambini di Beslan e a Mario e Livia, i genitori "battezzati" in una delle liriche più significanti della raccolta. Il tutto è bruciato al fuoco alterno e continuo delle idee e dei sentimenti che senza alternativa ci condizionano nelle nostre scelte. C'è nel finale del libro un ultimo anelito che aiuti ad uscire dalla "prigione" che abbiamo attraversato, "gara di carne e sangue a corto fiato", "per poche leghe di stremato galoppo".

Resta una plausibile motivazione che tenda a conciliare gli opposti. Si legga a questo proposito la dedica della raccolta "a chi mi tiene | senza trattenermi", una dedica che implica insieme una contrapposizione e il suo superamento, fino a sottolineare in una delle liriche più belle la scelta compiuta, la precisa intenzione di negare la solitudine come simbolo della sconfitta. Si cerca invece un legame stretto, una corda che non può rompersi se si è deciso di proseguire dal " poggiolo degli anni" l'incontro tra presenza e memoria. Mi riferisco alla lirica che s'intitola Arco teso, tutta percorsa da un disperato richiamo alla solidarieta e all'amore. Tienimi stretta sara allora il ripetuto invito che non puo essere deluso in alcun modo. È dunque insieme che deve essere affrontato il nostro singolo itinerario con una direzione che deve, per forza di cose, oltre la solitudine e i disinganni, condurre a un dato religioso, a quel Dio che domina senza scampo il comune, provvisorio itinerario, "nella certezza dei dubbi" che, "morso dopo morso", deraglia verso il dubbio "afono e bianco" delle contraddizioni.

La poesia arriva così a collimare con un afflato quasi profetico, come testimonianza del proprio tempo, anche di quello rivissuto nella memoria, nella capacità eccezionale di fermare il presente nei colori di una tavolozza proposta senza risparmio, ove l'adeguata disseminazione di citazioni, in particolare qohéletiche, fornisce sapienziale movente e specchio.

Potrei fermarmi qui perche credo di aver indicato, nei limiti del possibile, i dati essenziali della poetica di Anna Maria Guidi, i complessi meccanismi che la sorreggono e la guidano verso un obiettivo lineare e chiarissimo. E tuttavia, prima di terminare, ho bisogno di precisare due elementi di novità, che si impongono anche rispetto alle precedenti prove dell'Autrice. E sono due dati che spesso, nella produzione poetica attuale, non si rintracciano, pur ritenendoli necessari. Il primo è da riferirsi alla approfondita conoscenza e utilizzazione dei testi di un passato lontano (i classici da Dante e soprattutto Petrarca) e al riferimento assai significativo alle voci della più moderna poesia (da Pascoli a Montale). È I'uso ottimale di questo indispensabile supporto che trasforma il sentimento poetico nella voce di una lirica che trattiene e supera il tempo e lo spazio in un canto fluido di memoria e di speranza, che affiora come motivo segretamente operante in gran parte del testo.

Non credo sia necessario insistere in proposito perché i dati a disposizione sono assai numerosi. Vorrei invece richiamare l'attenzione del lettore su un altro aspetto che, gia presente nelle precedenti raccolte, qui tuttavia s'impone come elemento primario di una esperienza poetica sorprendentemente originale anche in questa direzione: che è poi quella di una perfetta padronanza metrica che tende costantemente a farsi canto e ritmo, fino a divenire un richiamo ineludibile alla singolare forza creatrice di questa intensa ispirazione poetica.

Firenze, maggio 2005

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