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Incontri,
2000
Tra silenzio e memoria
Carmelo Mezzasalma
Questo nuovo libro poetico di Anna Maria Guidi è
davvero una gradita sorpresa: la prima cosa, infatti, che colpisce leggendo
Incontri è la tonalità, il
tono della voce, che non è solamente lo stile di una
scrittura, ma è in profondità quel
suono della parola che è difficile da isolare, ma che
comunque, nell'esercizio vivo della poesia, si fa sentire come una nota umana e
come un timbro misterioso allo stesso tempo, che accompagna le vicissitudini del
vivere e del pensare a contatto con la vita. È, in altre
parole, un pensare e un sentire che si ritrovano nella loro comune radice poiché
tale radice non è un passato che ci lasciamo alle spalle,
bensì l'intimità dell'anima sempre
presente. Come affermava Maria Zambrano, la verità di
quel che accade nel seno nascosto del tempo, è il
silenzio delle esistenze e che non si può completamente
dire. Ma, aggiungeva correggendo Wittgenstein, che proprio ciò
che non si può dire è all'origine
della scrittura poetica. Ed è quanto sembra suggerire
Anna Maria Guidi aprendo il suo libro con una sorta di aforisma in cui proprio
l'incontro si presenta come un gioco sottile tra il dire e il
non dire, tra il sentire e il pensare, tra il noto e
l'ignoto: "Non ciò che si conosce |
s'incontra | ma ciò che si
riconosce".
Si noterà subito, in questo decifrare delicatamente il
mistero dell'incontro umano, la preminenza di quella
particella riflessiva ("si") che salda i due momenti della negazione e
dell'affermazione tant'è vero che la particella dà
la tonalità all'una e all'altra. Il che significa
soprattutto che l'incontro è essenzialmente un ascolto
dell'altro, mentre allo stesso tempo è un ascolto di noi
stessi in quella dialettica misteriosa dell'anima che si muove tra l'oggettivo e
il soggettivo. Così, Anna Maria Guidi costruisce il suo
libro poetico in quattro tempi o in quattro stagioni in
cui accadono quegli incontri che lei stessa definisce "in intima coerenza nella
mutevolezza del divenire" e cioè quel timbro
dell'incontro che è un essere dentro di sé
e un uscire fuori di sé. Questa insistenza sull'incontro,
sul percepire come istanza poetica le varie età della
vita (infanzia, adolescenza, età adulta, maturità)
si snoda nella poesia di Incontri con una serie di personaggi e di luoghi
che rimandano a quell'intelligenza del cuore che ama il silenzio dal momento che
essa ascolta piuttosto che parlare. Come direbbe Louis Lavelle (La parole et
l'Ecriture, Parigi 1947) possiede la conoscenza dell'altro solo chi
è sempre attento alla parola
interiore che non interrompe mai e così egli scopre la
verità dell'altro mediante il
silenzio dell'amor proprio e anche mediante il silenzio del facile pensiero o
del pregiudizio.
In questo senso, Anna Maria Guidi compie un vero apprendistato dell'incontro
e non a caso, talvolta, il suo linguaggio poetico non esita a ricorrere allo
sperimentalismo grafico della parola sorpreso, appunto, tale linguaggio,
dall'inatteso irrompere di un incontro, di una sensazione di richiamo interiore,
dalla voce della memoria. Dopo tutto i fili del silenzio della memoria
somigliano molto ai fili che misteriosamente si saldano all'esercizio del vivere
in cerca di un approdo sicuro. Ed è per questa ragione
che il linguaggio poetico di Anna Maria Guidi, pur ancorato agli interrogativi
dell'essere e del vivere, non può sottrarsi a quell'onda
lirica che tanta parte ha in questa nuova raccolta che è
Incontri. Di fatto è il simbolismo delle mani –
simbolo dell'incontro e dell'addio – che lega la tonalità
nascosta e al contempo udibile di queste poesie di Anna Maria Guidi. Scelgo, tra
i molti esempi che potrei portare, quella bella poesia che è
Alveare di stelle così nitida, innocente, ma
capace di evocare un mondo ideale verso cui tendono le mani del desiderio e
dell'anima: "Sciama | in cielo stanotte |
un alveare di stelle | e non ho reti |
per trattenerle | a farmi compagnia |
né ali | di luce pronte
| per volare con loro". Ed
è bello quel fluttuare dei versi iniziali che, piano
piano, si poggiano delicatamente sulle immagini che sostengono infine il
desiderio e l'attesa (reti, ali, luce). C'è, infatti, un
silenzio dell'accettazione, un silenzio della promessa, un silenzio delta
donazione, un silenzio del rimpianto. Ma c'è anche un
silenzio che porta il peso di tutti i ricordi senza tentare di evocarne nessuno,
un silenzio che prende in esame tutte le possibilità
senza preferirne nessuna. Così, tutti gli incontri
evocati da Anna Maria Guidi, alla fine, sono la filigrana
d'un dialogo interiore con l'esistenza degli altri, ma che non possono che
rimandare alla capacità della parola poetica di dire la
sua verità. È, insomma, il testo
poetico ad evocare l'incontro con queste figure della vita e della memoria dal
momento che soltanto alla parola poetica è consentito di
accedere, per così dire, a una dimensione oltre frontiera
dove un'espressività traboccante, dalle risorse
inesauste, diventa improvvisamente disponibile allo stesso poeta e al suo
lettore. Nel testo poetico entriamo nella dimensione di una felicità
illuminata che è l'ingresso della stessa dimensione
poetica (Seamus Heaney).
Del resto, proprio Giorgio Luti, con la sua abituale finezza e penetrazione,
presentando la raccolta Esercizi (1998), ha riconosciuto nei testi
poetici di Anna Maria Guidi questa conoscenza di sé e del
mondo davvero trasformata e illuminata: "ma ciò che più
conta e la qualità allusiva d'un linguaggio che prende
forza dalla sua intrinseca sincerità, la capacità
di trasferire il dato autobiografico nella suggestione creativa di una parola a
cui si affida il compito di risolvere nel ritmo
espressivo il sommesso dettato interiore, ciò che di
momento in momento emerge dal tessuto inquietante del vivere". Questo ritmo
espressivo di cui ci parla Giorgio Luti è quel "sentire
originario" che stava tanto a cuore a Maria Zambrano ossia quelle zone oscure e
intricate dove il senso appare unito al sentire profondo: luoghi vitali in cui
avviene una visibilità nuova del nostro sentire e del
nostro pensare. Chiarita di luce che si aprono nel bosco della vita e della
storia. Ogni lettore di queste poesie di Anna Maria Guidi è
invitato così a decifrare e a scoprire queste zone di
luce nelle diverse età della vita e negli incontri che le
accompagnano: non c'è una mappa sicura del percorso
né una verità definitiva, poiché
Anna Maria Guidi tesse la sua trama di immagini e di parole a contatto di
questo sentire originario dove non ci sono gesti eroici o rivelazioni
spettacolari, ma soltanto impercettibili e silenziosi attraverso cui la verità
germinando e, dopo tutto, lasciando solo vivere l'inesauribile canto della
memoria che è, probabilmente, il silenzio dell'amore.
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