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Note critiche a
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Enotrio Mastrolonardo
"Arte stampa", n. 7-8, lug-ago. 1974

Misura linguistica, ritmo lirico, timbro sintattico compongono uno spazio essenziale, nel quale convergono forme grammaticali, termini lessicali che sviluppano, attraverso una chiara disposizione semantica, il discorso figurativo, sulla spinta di una ispirazione sempre tesa a cogliere i più sottili trasalimenti della realtà oggettiva e i più segreti moti di una verità dell'anima, che, alla fine dì un processo di sintèsi, si fondono in una entità metafisica.


Danilo Masini
"Giustizia Nuova", Bari, 15 febbraio 1984

Ma perchè la Maria Grazia Lenisa non si è affidata a qualche grosso partito per il lancio del suo volume? Forse non è iscritta a nessun partito? O forse ha tanta dignità che non vuole 'vendere' così la sua 'merce'? E' anch'essa quindi, una "provinciale smarrita nella grande e quieta provincia di questa diletta e soprendente Italia? [...] ..ma sta di fatto che certi bellissimi volumi che contengono la antipoesia (autori talvolta anche grossi nomi) si pubblichino e si vendano;e che questo volume che contiene poesia, non trovi un editore.


Gherardo del Colle
"L'Osservatore Romano", 28 luglio 1964

Non accade di sovente che un filosofo si renda prefatore e garante di un libro di poesia; e non perché tra filosofia e poesia esista una qualche incompatibilità, quanto perchè il filosofo tende a cogliere lei realta nella loro verita ed il poeta tendea coglierle nella loro beltà: e l'uno e l'altro procedono quindi solitamente per strade diverse. Recentemente si è però verificato l'avvenimento raro. Quel grande e notissimo filosofo che è il padre Cornelio Fabro si è infatti preso cura di un'esile raccolta di liriche, in parte già edite, in parte inedite, della poetessa udinese Maria Grazia Lenisa. E se gli si deve credere sulla parola quando egli afferma che la Lenisa "non è nuova ai rischi della poesia", egualmente gli si deve credere quando dichiara che la Lenisa, ancor giovinetta, "stupì i critici per la sicurezza e forza del suo linguaggio e per una sua sconcertante sincerità che dava alla sua poesia quasi il carattere di documento, di segno dei tempi, di una parte cipazione discreta ma risoluta al dramma della vita univerale.


Roberto Damiani
"Il Piccolo", 9 maggio 1971

Spigliata, perfino colloquiale, non priva di calibrata ironia, ma sempre densa di coerenza (...) e lucida anche nelle invenzioni linguistiche e nelle sue arditezze. [...] La mediazione tra preziosismo, frammentarismo, rarefazione e originalità, oggettivazione, soprende proprio nei momenti di maggiore distensione. La rievocazione mitica, allora, lascia il campo ad un'esperienza eccentrica, se confrontata con l'anagrafe, e alligna nei mezzitoni, nel procedere cadenzato del verso chiuso e autono mo e finito, nella movenza pigra che aggredisce il ricordo chiave sino a sfociare, dopo una pausa di riflessione, nella impassibilità di una profetica trance de rëve.


Gaetano Savelli
"La Gazzetta del Mezzogiorno", 6 giugno 1975

Sempre fedele a se stessa la Lenisa riveste la sua poesia di una musicalità che fiorisce spontaneamente con tutte le sue più lievi sfumature quasi un incantato mondo, ma con un pò di accorpamento ed anche di penetrazione.


Felice Mastroianni
"Il Fuoco", Roma 1974

Lettura non da distratti, questa, e il lettore che si sia fatta l'idea di una poesia da svagate annotazioni, deve tornare sulle pagine già lette, per non perderne la sostanza vera. E, poiché si tratta di un'anima che, se ha eliminato dalla pagina la ferminile vanità effusiva, non ha potuto sopprimere in sè (altrimenti dov'è la poesia?) l'ansia di dire con pudore (ben diverso, per esempio, da quello trepido di presagi autobiografici di A.Pozzi) la propria storia,in un discorso intenso e schivo,di cui qui si vogliono, molto rapidamente, cogliere alcune vibrazioni e certi eventi particolari??? [...] Una voce come transito alto di vento...


Alfredo Zallone
"Pensiero ed Arte", n. 2, mar-apr. 1974

Ma, a voler approfondire l'indagine, finiremmo col dover riportare o le poesie una dopo l'altra e, dopo quanto di Lei ha scritto Danilo Masini su "Giustizia Nuova" (Febbraio 1970: Nessun Grosso Editore per la poesia di M.G.Lenisa?), ecco quanto ha scritto direi Mario Donadoni: "Ho letto i suoi ottimi versi e vi ho respirato, in clima modernissimo, il sapore e la bellezza del tono classico sia nella forma che nei contenuti e nei richiami. La sua polimetria è straordinaria, perchè palesa rigore del verso in scansioni musicali d'alto rilievo. La lettura riceve impulsi elettrizzanti che divergono da tutta la poesia odierna, obnubilata da paraventi formali di voluto difficilismo che non ha senso alcuno. Lei sta sopra. Lei emerge. Riserva al suo passato memoriali agganci in armonia col presente fattosi pensoso e ancor più lirico." [...] E' la continuazione di ciò che ebbero a scrivere Palazzi e Allodoli, Ramperti e Riva,Lorenzo Ruggi e.Giulio Cogni, Mario Vecchioni e Francesco Flora e tanti, tanti altri. Più che una continuazione è una conferma sulla validità di una poesia che cresce col tempo, perchè è veramente poesia, perchè Maria Grazia ha temperamento e continua a scrivere col cuore in mano, mentre è osservatrice attenta del mondo in cui vive, dal quale, comunque, sa estrarre poesia.


Danilo Masini
"Giustizia Nuova", 15 febbraio 1974

Se avessimo il potere di essere ascoltati da coloro che con il loro giudizio, espresso nel corso delle loro recensioni, possono fare, e spesso fanno, il bene e il male di un autore, c'orremmo o chiedere a uno di quei troppo sapienti pontefici, cosa pensano di una poetessa come Maria Grazia Lenisa... [...] Indubbiamente una vera voce non può far clamore nel deserto se non è affidata a un grandioso apparecchio che con i suoi immensi alto parlanti faccia risuonare, diffondere ed echeggiare fino ai lontani confini delle sabbie desertiche quella voce. Ciò è consentito, oggi, soltanto alle grandi potenze editrici o giornalistiche.

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