| |
Antologia critica su
Alfabeto del mare
Giancarlo Pandini
Città di vita, Firenze, luglio/agosto 1993
«…Questo libro è la risultanza di un
lavoro che dura ormai da anni e che si propone come scavo in profondità dentro
le dissociazioni del nostro tempo. Lippo si pone spesso domande inquietanti
sulla fine di questo millennio, si interroga con garbo sui problemi
dell’umanità, su alcune questioni che assillano oggi il nostro universo,
trovando nella dolcezza della parola il giusto veicolo per quella forma di
carità che è spesso lievito del convivere…».
Antonio Errico
Quotidiano, Lecce, 31 dicembre 1994
«…’Pescatore di sillabe’ si dice Lippo in
Alfabeto del mare, che cerca nel fondo le ragioni della sua vita e della sua
poesia – ma non sono la stessa cosa, spesso? – e poi si dice fratello di sangue
del vento e del mare, di una natura, quindi incontenibile. Di altri miti si
parla in questo libro, di altri miti e di macerie dio miti crollati
improvvisamente (ma forse prevedibilmente), precipitati dalle altezze della
‘modernità’. Ma non è questo angoscia il poeta, non è l’apparir del vero, la
‘strage delle illusioni’, la sterilità dei giorni: è altro, per esempio una
domanda, semplice e tragica: “Che mai diremo di nuovo al mondo?”. E,
soprattutto, come lo diremo? Angelo Lippo conosce bene il modo, l’unico
possibile, forse: la poesia, che può ancora svelare e rivelare, smascherare e
restituire alle persone, alle cose, alle storie, all’esistenza, il loro volto
originario, la loro originaria sostanza…».
Elena Milesi
Il Ponte, Latina, 6 marzo 1994
«…va ora il merito di una raccolta scelta
e senza macchia. Spesa una vita al servizio della poesia, nella continua ricerca
della ‘sapienza della parola’, Lippo ha maturato un linguaggio armonioso e
fermo, capace di idoneamente dire rimpianti e illusioni, terre amare e miseria,
scavi d’anima e sorrisi…».
Alfonso Lentini
Corriere del giorno, Taranto, 3 aprile 1993
«…Fra questi due poli estremi, fra queste
due candide lenzuola, si stende il territorio fluido e incantato in cui,
‘pescatore di sillabe’, Lippo dispone la sua polimorfica tessitura verbale fatta
di conchiglie, di trame e in definitiva dei suoi umanissimi ‘panni di un uomo’
gettato a misurarsi – in un’aspra, difficile, ma splendida regione del Sud – con
il ‘battito antico della Storia’…».
| |
 |
autore |
|