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Antologia critica su
Filo diretto
Giancarlo Pandini
Nuovo Mezzogiorno, Roma
«…Nella profondità della ricerca e della
parola, la poesia di Lippo trova l’esaltazione di una sua capacità d’essere: un
insonne nominare eventi e cose e ragnatele di pensieri, per uno scambio continuo
tra l’interno e l’esterno, tra il microcosmo e il macrocosmo, spesso impoveriti
da un tempo di incertezze e di paure, di speranze irrisolte, dentro cui si
stempera una verità singolare, che è quella di mettere su un piano di “poesia” i
frammenti di una realtà interiore sfaldata, consumata, dispersa. Sul piano dello
stile la tenuta della poesia di Lippo accresce la sua necessità: versi che
fulminano il pensiero più segreto, o la idea più nascosta, effetti tonali e
musicali che cercano nella circolarità delle risonanze, evocazioni simboliche
dilatate e soprattutto la proprietà di una linearità di racconto che si avvale
della conoscenza di una tradizione della più alta poesia moderna…».
Premio “Joppolo-Piccolo”
Giuria: Giuseppe Amoroso, Mariella Bettarini, Giuliano Gramigna, Mario Grasso,
Elvio Guagnini, Stefano Jacomuzzi, Silvio Ramat, Giovanni Torres La Torre,
Maurizio Cucchi e Antonio Porta.
Motivazione: «…Questo libro, che è il frutto – come si
può cogliere dalla qualità e omogeneità dei testi presentati – di una severa
selezione in un più ampio lavoro, propone un preciso e scabro paesaggio d’anima
e rappresenta la registrazione nitida di vibrazioni interiori senza indulgenze
effusive e con una venatura di dolcezza e ironia, sfumate ma sempre terse…».
Domenico Cara
Antologia Traversata dell’azzardo, Forum, Forlì, 1990
«…Filo diretto con la
progettualità poetica (e ormai esercizio imitativo o imperfetta aspirazione
dell’io che si dispera e avverte vivacissimi nessi con il grido contemporaneo) è
questo volume di Angelo Lippo, in cui l’autore situa una ricerca alquanto
diagrammatici di nutrimento lirico, un disgusto e un rovello relativo alla
fenomenicità esistenziale, in un mondo tutt’altro che distante da inganni o
false metamorfosi della tradizione. Nella maniera mite ed espressionista, capace
di rivelare o recuperare movimenti di ombra o sconnessioni, in cui si libera il
negativo, più che cn irrisione, con un sincronico dolore, quasi excursus e
sofferenza che giungono da un privilegio o intima disposizione e a una
disarmonia del quotidiano dalle penombre meridionali e ormai dalla loro usurata
psicosi…».
Giovanni Ramella Bagneri
Uomini e Libri, Milano, n.93, 1987
«…Angelo Lippo, di cui ricordiamo la
precedente raccolta, La carne stretta, si ripresenta con Filo diretto,
una raccolta lineare e nitida, che non si propone progetti totalizzanti ma tiene
a cercare una verità e un significato nel quotidiano, in quelle che
apparentemente sono piccole cose. Non è improprio parlare di poesia dei
sentimenti, ma va precisato che il tono non scade nel sentimentale o nel
crepuscolare. Il personale, poi, il privato, non vogliono essere intesi come un
qualcosa di superiore all’esperienza altrui: al contrario, costituiscono proprio
quella parziale e provvisoria e umana verità che il poeta, in quanto essere
umano, può e vuole comunicare ad altri esseri umani, e la poesia è il ‘filo
diretto’ di questa comunicazione…».
Gino Gerola
lettera del 7 maggio 1984
«…Filo diretto
mi è piaciuto molto, sinceramente. E’ un tipo di poesia in cui si trovano fusi
nella ricerca stilistica, impegno morale, umano, musica e inventiva, in un
insieme di grande suggestione…».
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autore |
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