Prefazione a
Il respiro delle mimose
Franco Manescalchi
Angelo Lippo, che firma questa monografia,
è “da molti anni attizzatore di cultura a Taranto e nella Puglia Jonica, e in
parallelo curatore di antologie poetiche, dirige il trimestrale di letteratura e
arte Portofranco, dopo essere stato condirettore della rivista Il
Policordo con Dante Maffia. Autore di monografie su pittori italiani
contemporanei, collabora con articoli di critica letteraria a quotidiani e
periodici”. Così si legge in La Puglia in poesia,
AA.VV., Forum Quinta Generazione.
Si deve riconoscere a Lippo una qualità
di lavoro ed un’onestà intellettuale che garantiscono il valore oggettivo delle
sue opere. Questo Respiro delle mimose rappresenta perciò una tappa
significativa di una ricerca documentaria, un testo critico antologico utile per
la conoscenza – per campionatura – della letteratura femminile del sud, del
centro e del nord del nostro paese.
Interessa che l’opera non sia nata da
un progetto su donna/poesia, attento ad una iniziale separatezza, ma dalla
rilevanza che hanno assunto gli scritti su poetesse dell’autore nel corpus
generale del suo lavoro. In sostanza, egli si è reso conto che nella
inventario critico della poesia attuale rilevanza quantitativa e qualitativa
prendevano le opere scritte da donne a conferma di un momento felice della loro
creatività.
Non è qui il caso di ricercarne le
cause, basta apprezzarne gli effetti davvero consolanti per una crescita in
positivo della letteratura.
Tuttavia, si deve almeno osservare il
taglio radicale da calchi letterari troppo insistiti, la messa in gioco e a
rischio di emozioni, sentimenti e ragioni in un mondo in cui tutto si sgretola a
causa, appunto, di deboli radicamenti.
Con la sinestesia del titolo, Il
respiro delle mimose, l’autore vuole proprio indicare il ritorno, analogico,
all’anima delle cose, al loro esistenziale aprirsi alla parola che rinasce
dall’inverno della storia ricercando natural/mente esiti diversi.
E certo non si può negare che questa
monografia ha il colore – sapore – profumo – respiro delle opere nate non a caso
in un paesaggio culturale felicemente abitato da “parole vive”.
In questo ideale 8 marzo valgono i
versi di Emily Dickinson: “La parola è morta / - taluno afferma – quando è
pronunciata. / Io dico che comincia appunto a vivere / da quel giorno”.
La vocalità di questa poesia ha intanto
il pregio di poesi per ciò che è e riesce a divenire nel farsi stesso degli
eventi interiori ed esperienziali, che nasce dalla necessità improrogabile di
dirsi nella sua interezza. Non sembri poco.
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