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Prefazione a
Puglia: un’arte di frontiera
Dante Maffia
E’ una vecchia e bella consuetudine quella
degli scrittori, dei critici e dei giornalisti che raccolgono in volume articoli
sparsi su giornali e riviste. Spesso in quegli articoli si trovano annotazioni
illuminanti, sintesi di ragionamenti sottili sui costumi, sulla poesia,
sull’arte. Sulla politica e danno, immediata, l’idea di un comportamento, di
un’etica, di un metodo.
Negli articoli, quasi sempre scritti a
caldo e in fretta, si versano gli umori, si affrontano problemi senza
nascondersi con cautela e dunque la resa risulta di rara efficacia, qualche
volta addirittura contundente. Gli esempi sono innumerevoli e vanno da Giuseppe
Antonio Borghese a Papini, da Titta Rosa a Pancrazi, da Cecchi a De Robertis, da
Lorenzo Mondo a Spagnoletti, da Walter Pedullà a Luigi Reina e, per entrare
nello specifico, da Longhi ad Argan, da Venturi ad Achille Bonito Oliva, da
Mariani a Venturoli, da Di Genova a Renato Civello, da Mario De Micheli a
Maurizio Calvesi.
Questa raccolta di Angelo Lippo, poeta
raffinato e attento conoscitore dell’arte figurativa contemporanea (amore che ha
trasmesso alla figlia Antonella, la cui collaborazione scientifica ultimamente è
stata accolta in un monumentale volume su Michelangelo Merisi da Caravaggio,
curato da Stefania Macioce) si incentra sulle manifestazioni riguardanti in
particolare la Puglia e lo fa con disappunto, con amarezza, evidenziando quali
sono i problemi che hanno in qualche modo ghettizzato questa regione così ricca
di fermenti che spesso, però, restano tali e non trovano sviluppi adeguati.
Lippo sottolinea che non mancano nella
sua regione uomini di qualità, non mancano pittori e scultori capaci di
esprimersi in pienezza, ma questi poi non trovano gli spazi necessari per far
conoscere la loro arte e per diffonderla, per offrirla al piacere e alla
meditazione. Ecco perché Lippo si sofferma sull’Expo Arte di Bari ed
emblematicamente afferma che si tratta di Una sfida per l’intero
Mezzogiorno, ecco perché la Puglia diventa frontiera ed ecco perché
l’Architetto Amerigo Restucci, di origini lucane e docente all’Università di
Venezia, viene ricordato da Lippo quando si parla di “colonizzazione”. Queste le
parole dell’Architetto: «Il Sud non è il luogo della colonizzazione. Le
premesse del dialogo erano altre, non a senso unico».
Credo non ci sia bisogno di commento.
Il libro poi offre sei profili (Alfredo
Giusto, Grazia Lodeserto, Enzo De Filippis, Nicola Andreace, Pietro Guida, Uccio
Biondi), sei storie diverse e, per molti aspetti, identiche. Sei volti in uno,
quello di una Puglia che non si arrende né alle esclusioni né alle
ghettizzazioni, né ai ritardi “predeterminati” dall’alto… Da qui gli
Interventi, che chiosano l’insieme e focalizzano le annose e mai risolte
problematiche di una terra che non trova la possibilità di essere se stessa fino
in fondo anche per le “distrazioni”, la miopia e la superficialità, a volte, di
chi governa e amministra. Lippo è molto garbato nel mettere il dito nelle
piaghe, ma non demorde e con ironia sferza e suggerisce. In fondo ciò che manca
a Taranto, per esempio, è possibile realizzarlo: si tratta di un museo o di una
pinacoteca, di luoghi dove poetsri incontrare e discutere, dialogare,
scontrarsi, per capire e capirsi, per crescere insieme.
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