Elisa Lizzi

Le apparizioni

Quella sera il giardino della villetta vicina, come una piccola oasi stretta tra gli uniformi condomini, risplendeva come non mai. I lumi delle case erano spenti e nelle vie era caduto il silenzio, solo laggiù nel piccolo parco c’era una sorta di vita, tra i rampicanti e la fontanella che chiacchierava. La luce della luna piena faceva rifulgere angoli di prato, pezzi bianchissimi di muro, fogliame biondo a formare trame e maglie preziose.

Io fui attratta da quell’angolo di dorata frescura e fu come se una mano rassicurante, un angelo custode mi invitasse a prender posto tra quella siepe appartata e ad immedesimarmi nella vita universale della natura che si risvegliava proprio nel silenzio dei rumori mondani. L’acqua stillante a gorghi, le rose, gli alberi formavano come una trama che accoglieva la luce lunare e se ne indorava, chiamandomi tra loro come ospite privilegiato.

Fu per me un’apparizione che mi elevava ad una forma nuova e dolce di vita: mi sentivo delicatamente presa per mano e guidata verso luoghi riparati,. anche se non scorgevo le fattezze del divino angelo. Il male che affliggeva me e il mondo non era scomparso, anzi ne vedevo l’immensità tentacolare, ma era come se fosse temperato da angoli di paradiso, da splendori lunari, da sorrisi e mani calorose, e mi convinsi che senza un essere miracoloso che ti schiude tali immagini di paradiso non è possibile sopravvivere.

Mi ricordai allora di altre apparizioni della mia vita passata. Da piccola, una notte fosca d’inverno, la pioggia batteva incessante sul tetto, folate di vento facevano tremare i vetri e le persiane, gli uccelli notturni mugulavano sbattendo contro i muri in modo lamentoso. Erano esseri lugubri e neri che preannunciavano sciagure e ne ebbi paura cercando sostegno in mia nonna. La nonna capì, mi strinse la mano nella sua grande e calda e mi augurò la buona notte. Quella mano era così sicura da allontanare ogni malaugurio, fino a diventare la mano terrena di un angelo divino che vegliava su di me.

Quando ormai ero grande e proseguivo gli studi in città e la nonna non c’era più, dovevo essere forte e all’altezza della situazione, procedere con sicurezza nella vita adulta, ma, pur se non confessata, l’insicurezza tornava ad assalirmi. Una mattina mia madre interruppe il mio studio pregandomi di accompagnarla al mercato e aggiunse: "Se vuoi uscire con me, puoi distrarti, possiamo farci buona compagnia"

Avvertii in quel timbro di voce e nelle parole molto più di quello che materialmente esprimevano, una promessa, un invito che io seguii come una fede Infinite furono le volte in cui ci facemmo compagnia, al mercato come altrove e sempre fu lei a guidarmi e io a seguirla ; non sentivo la durezza dell’asfalto battuto dal sole, non mi annoiavo a ripercorrere l’esposizione delle bancarelle, tutto era familiare e concorde con me, all’ombra di un affetto capace di trasformare la realtà.

Ora che le apparizioni non erano più così tangibili, doveva esserci un angelo tutto spirituale che aveva preso il loro posto nell’offrirmi momenti di pace. Chiunque esso fosse, io chiesi a questo angelo quale potere avesse sul male del mondo, se fosse un essere umano, come la madre, la nonna, l’amica, o un essere divino pietoso verso le sofferenze degli uomini. Mentre riflettevo sulla nuova e spirituale apparizione nella quiete notturna, una miriade di immagini felici sfilò davanti a me e fu come se non avessi più vincoli, ma vivessi la vita universale. Vidi il nonno e il nipotino contenti e uniti, raccontando l’uno la sua vita come una favola avvincente, pendendo l’altro dalle sue labbra e dal suo sorriso. Vidi appartati tra gli alberi di un giardino due innamorati felici e silenziosi, persi nei loro sogni mentre le loro mani si stringevano nella reciproca intesa, Vidi anche il mio scrittoio, la lampada di ottone e il foglio bianco che si animava nel silenzio serale di ricordi, nostalgie, speranze. Il foglio si infittiva di geroglifici che erano altrettante immagini vive e svolazzanti, libere e immuni dal tempo.

Capii che questo angelo che mi soccorreva aveva un potere infinito e si mimetizzava in mille forme, in quella della nonna che stringe la mano, della madre che ci accompagna, nell’unione felice degli innamorati. Esso faceva sbocciare, accanto ai fiori del male, fiori luminosi, prati sempreverdi, angoli di paradiso sulla terra. Conoscevo bene ormai l’angelo che mi aveva sostenuto, ma ero ancora perplessa ed esclamai: "Tu certo illumini la vita, sostieni tutti gli esseri sensibili e non c’è nessuno, pur irretito negli affari, che non abbia sentito, almeno una volta, il tuo conforto Ma dimmi, come puoi tu sostenere l’uomo che soffre, che soffre tanto, insomma che non ha più speranze su questa terra"

Udii allora una musica angelica, mi sembrò quella dei mottetti di Bach capace di avvolgere la mente e di trascinare lontano, Una moltitudine di angeli scese dal cielo per circondare il sofferente e ispirargli, con canti e preghiere, il sogno di felicità in un mondo celeste desiderabile.