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Note critiche a
La distanza da compiere

Maria Marcone
in: Puglia-Potenza, Potenza, 27 novembre 2004

Si tratta di versi duri che si confrontano con la morte, con il dolore, con gli arrivi e le partenze, coi mille ostacoli da vivere, con le tragedie quotidiane. La cruda conoscenza esistenziale non ammette sconti, i versi scorrono veloci da un guasto all’altro, da una stortura all’altra in una denuncia senza sosta che finisce col darci la visione completa delle miserie in mezzo a cui dobbiamo destreggiarci. Eppure questo poeta “noir” non riesce a comunicarci angoscia perché dentro di noi ormai tutti siamo predisposti ad un tipo di discorso come il suo, avendo ben assimilato il concetto che la vita non è una passeggiata in mezzo alle margherite. Lettura comunque corroborante.

Luciano Nanni
in: Punto di vista, Padova, n° 40 - aprile/giugno 2004

Ci è rimasta memoria di Sul viso umano (vedi “Punto di vista” n° 28 p. 138) ed è felice questo nuovo incontro con la poesia di Mandolini. Se dapprima l’impressione è di introdursi in una natura che mostra l’apparenza (p. 17); è un discorso sostanziale che il poeta fa (p.18) tra natura e regno artificiale quali strutture dell’intelligenza – in parte anche d’intuizione che penetra e svela. Lo stile raffinato e senza sbavature vive il linguaggio come forma d’assoluto (o d’un ordine trascendente ?) per l’amore segreto che annulla la morte e l’oblio delle cose (P. 58).

 

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