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Note critiche sparse
sull'opera di Danilo Mandolini
Giovanni Nocentini
in: Storia della letteratura italiana del XX
secolo, Edizioni Helicon, Arezzo 1999.
La linea poetica, l'essenza linguistica di Danilo Mandolini, hanno senza
dubbio suggestioni astoriche, atemporali che fanno emergere dalla psiche la
guerra di molteplici tensioni, che si sprigionano dall'intimo e si presentano in
diverse sfumature di luci ed ombre, dove tutto è sfuocato, indefinito,
impalpabile. Dice l'autore:Davanti al viso i giorni passano dalla luce al
buio e dal buio prima del mattino arriva il buio della notte. L'immagine del
buio, ricorrente anche in altre liriche, si presenta in primo piano con una
potenza desolante, ed ha un significato profondo, vitale, ancestrale, psichico,
quale immagine sintomatica emergente dalla poesia. La solitudine provocata:
...a furia di cacciare certezze | si finisce per ucciderle... è un aspetto
dell'assenza, che procura desolante vuoto, angoscia profonda e dolore. La poesia
di Danilo Mandolini somiglia ad una tela astratta in bianco e nero, dove
s'intravede, ma non si tocca, la cura morale da meditare per la propria anima.
Tuttavia essa sfiora la profondità della psiche, investendo anche l'uso formale
della lingua, che peraltro è del tutto originale, con passaggi ermetici,
delicati sottintesi, che danno spazio alla fantasia.
Eleonora Roncaglia
in: Il Calamaio, Book Editore, Castel
Maggiore 1999.
Si muove in cordiale accordo tra visione interiore e necessità
propositiva, e con risultati per molti aspetti abbaglianti, il lavoro poetico di
Danilo Mandolini, autore di notevole capacità espressiva e per vari aspetti
diacronico, nel senso che la sua poesia appare come punto di contatto tra
generazioni diverse tra loro e, forse, un poco lontane da quella dell'autore.
L'insistenza verso il segno di un discorso organico, che possiamo riscontrare
nei due gruppi di poesie scelti per questo Quaderno (in particolare in "l'anima
del ghiaccio"), sono infatti il frutto di una ricerca in equilibrio tra
riflessioni e variazioni emotive, sempre però con il riscontro di rimandi e
fascinazioni letterarie di notevole fattura. E', questo, il risultato che si
ottiene soltanto con una costante frequentazione della poesia, solo gesto che
permette altri gesti incantati come i versi di "Sapere cosa potrà accadere agli
anni...", oppure le incisioni "per Fabiola"; fino alla raffinata citazione di
Yeats, che Mandolini filtra ed eleva, continuandola, come già fece Ferlinghetti,
come sanno fare i poeti quando parlano in poesia.
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