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Motivazioni dei premi conseguiti dal volume Una misura incolmabile
Emerico Giachery
Premio nazionale di poesia "Frascati - I.A. Chiusano" - 1a
edizione 1995
da L'occhiale (Roma) n° VI (61) - 1996
(...) "Frascati - Italo Alighiero
Chiusano", destinato ad un poeta giovane, con l'intento di perpetuare la memoria
del generoso e valoroso scrittore recentemente scomparso. La prima edizione di
questo premio affiancato all'ormai più che trentacinquennale Premio "Frascati"
(che ha coronato molti dei maggiori poeti italiani) ha avuto successo, ed è
gradito compito segnalare ai lettori de "L'occhiale" il vincitore: un trentenne
di Osimo, Danilo Mandolini, che è al suo terzo libro di poesia. Nel libro
premiato dalla giuria, Una misura incolmabile, apparso nelle veneziane
Edizioni del Leone, Mandolini sembra aver raggiunto un traguardo di colma (e sin
troppo scaltra) maturità, che si estrinseca nella costanza della cifra
stilistica, nella sicurezza di taglio senza sbavature, nella ferma misura
ritmica, nella decantazione e densa sedimentazione della scrittura. I singoli
momenti si concertano in un contesto unitario che, a una prima occhiata da parte
del lettore, può anche apparire come una cittadella turrita di non agevole
accesso. Ma il lettore appena un poco tenace riuscirà a raggiungere il senso e
il messaggio di questo arduo libretto gradatamente, con lettura, se così si può
dire, circolare disposta a frequenti ritorni, lasciandosi penetrare e
affascinare dalla gran luce metafisica che candisce e trasfigura in assorta
durata segni ed eventi, da certi onirici stupori, da larghi respiri e ritmi di
orizzonti e stagioni che compongono lo spazio-tempo di una meditazione poetica
sospesa tra essere e nulla.
Nicola Romano
Targa "Pietro Mignosi 1996"
da L'eco del Mediterraneo
(Palermo), suppl. al n° 4 del dicembre 1996 a cura dell'"Ottagono
letterario"
La poesia di Danilo Mandolini naviga
tra i flussi immateriali del presente, ricavando da essi alcuni suggestivi
dettagli che trovano esplosione nel verso sostenuto da robuste simbologie e da
morbide allusioni. L'autore è contemporaneamente spettatore discreto in un
ambiente intimo già da lui decifrato ed elaborato, con gli esiti di un paradigma
poetico compatto ed essenziale. Nella poesia di Mandolini non ci sono stimmate
da osservare o ferite da gridare: la dignità dell'Io narrante dà prova di sapere
sconfiggere una sottesa malinconia di vita, sopra la quale l'autore sembra
elevarsi con le sue visioni alate e quasi surreali. Le immagini costruite su
moderne intelaiature si servono di un linguaggio arioso e semplicemente poetico.
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