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Postfazione a
A braccia aperte
Roberto Bramani Araldi
Quando ho terminato la lettura di questa quinta raccolta di
poesie di Graziella Minotti Beretta non mi è stato possibile non pensare alle
precedenti raccolte, delle quali quest'ultima deve essere reputata come la
naturale prosecuzione; prosecuzione di un cammino attraversato da slanci di
profondo innamoramento per la natura e da altrettanto profonde connotazioni
malinconiche che prorompono dalla constatazione Proustiana dell'ineluttabilità
dello sfuggire del tempo.
Appare chiaro in molti passaggi l'emergere della memoria
involontaria, intesa come un impegno a far ritornare alla luce la vita passata,
l'impressione vera, quasi un tuffo rigeneratore nell'autenticità, liberata da
qualsiasi orpello intellettualistico che possa condizionarne l'assoluta genuina
resurrezione.
La melanconia è l'ovvio accompagnamento per la constatazione
che, sempre rimanendo con Proust, il tempo perduto, allorché viene ritrovato,
porta comunque con sé la connotazione dell'irrimediabile mutamento conseguente
al suo trascorrere e, quindi, dell'impossibilità di arrestarne il corso. Perciò
cose, persone, ambienti sono mutati e il tempo ritrovato può essere davvero
assimilato ad una serie d'immagini mascherate, perché trasformate rispetto agli
infiniti attimi dello scorrere della propria esistenza.
In questo ambito vi sono tematiche ricorrenti, addirittura
assillanti, utilizzate per sottolineare uno stato di nostalgia sovrapposto alla citata
melanconia. E allora il silenzio e la quiete, termini cui l'autrice si affida
con dolcezza, ma con affezione, quindi "ora silente" e "silente parco" oppure
"quiescente silenzio" e anche in una forma più decisa "solitudine testarda", a
porre in evidenza la componente solitudine come intimamente collegata alla
quiete e al silenzio, e ancora: "misuri il silenzio in quella quiete apparente",
"silenzi più freschi", "quiete sonnolente", "voce silente".
Affiancata a questa tematica, la contemplazione della natura,
inquadrata come amica, utilizzata per costellare le immagini continuamente
mutanti nel tempo per trasferirle negli avvenimenti che hanno formato l'insieme
degli anelli che costituiscono la catena della vita.
E come poteva essere ignorato, in questo contesto, l'influsso
benefico del lago, capace d'influenzare con la sua seducente bellezza i
sentimenti e le sensazioni? Il lago è sicuramente un protagonista della poesia
di Graziella. e la sua presenza è fonte di visioni positive: Io si scopre come:
"il lago calmo", "dolci acque di lago". la breve onda del lago", "nelle tremule
acque", "lambire la sponda tranquilla", è un elfo apportatore di pace. di
serenità. di compiacimento dei doni che i luoghi sanno donare.
Di Graziella amo la capacità, in alcune liriche nelle quali
non si affida ad una consapevole volontà criptica. di produrre versi armoniosi,
pregni di un'innata musicalità. dote che si è sicuramente affinata nel tempo.
riuscendo a comporre sinfonie di elevata gradevolezza. In "Un fremito d'ali"
l'autrice melodia:
Un fremito lieve
dal silenzio che mi conversa
ed è voce che conosco
e mi
rincorre negli anni.
E' rivolo che scorre tra arsure,
pungolo roco e sussurro.
Trascina a continui traguardi,
gioie
e integri rimpianti.
E partendo da questa lirica è tutto un succedersi di
riferimenti al volo degli uccelli che vanno interpretati come un suo anelito di
potersi librare, di potersi staccare dalla terra, quale metafora per esplicare
la speranza di accedere a destini più elevati, di sfuggire alla monotonia del
presente, di cercare di scoprire nuove esperienze per arricchire ulteriormente
la vita che si è ormai allontanata dalla giovinezza.
Pare così di percepire i principi dei tormenti foscoliani, il
cui sonetto "Alla sera" riesce a sintetizzare la dicotomia fra l'amata sera,
simulacro della morte, ma anche pace dell'animo, e il senso angoscioso della
vita.
Graziella, come Foscolo, si muove fra questi pensieri, ai
quali contrappone in modo incisivo e battente quell'elemento "tempo fuggente"
che, passando rapido, porta con sé, con il suo processo di autoconsunzione,
rimpianti e nostalgie.
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