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Pietro Nigro
articoli
PREDILEZIONI POETICHE
Sono molti gli autori italiani e stranieri,
classici e contemporanei, che prediligo. La mia professione di insegnante di
letterature straniere, specificamente inglese e francese, e la mia dimestichezza
con le letterature tedesca e spagnola, con escursioni in letterature dello
stesso ceppo linguistico, o di influenza, mi hanno permesso sin dalla prima
giovinezza di "contattare" un rilevante numero di poeti. Mi piace
citare tra i poeti inglesi, William Wordsworth e Samuel Taylor Coleridge per la
notevole liricità, per l'uso di un linguaggio semplice, proprio del popolo, per
l'interesse alla vita degli umili, per l'immaginazione e il senso del mistero.
Percy Bysshe Shelley, per il suo impeto, per il suo linguaggio icastico, per la
sua natura ribelle che non accettava compromessi e condizionamenti (vedi
"The Necessity of Atheism" che gli costò l'espulsione dall'Università
di Oxford), per il senso etico della vita, per la speranza nel futuro che gli
farà dire nell'Ode on the West Wind (Ode al vento dell'ovest): "Se
l'inverno è vicino, non può essere lontana la primavera", per la sua fede
nel potere dell'amore.
Tra i poeti francesi, i Simbolisti, per il
loro anticonformismo, in particolare Charles Baudelaire, per la suggestione
musicale, proprietà misteriosa dell'ispirazione, che traduceva impressioni,
stati d'animo e aspirazioni - come affermava lui stesso -. Paul Verlaine, per il
lirismo quale bisogno di superamento della realtà circostante alla ricerca di
un mondo ideale. Jean-Arthur Rimbaud, nuovo Prometeo alla conquista del fuoco
divino attraverso l'investigazione dell'inconoscibile. Sthefane Mallarmé, per
la concentrazione del pensiero e la purificazione del linguaggio, per la sua
nuova poetica che esprime non la cosa, ma l'effetto che essa produce. Paul Valéry,
per il rigore e la lucidità dell'intelletto, per l'applicazione del metodo
leonardesco al pensiero (Introduzione al metodo di Leonardo da Vinci): come
Leonardo sezionava il corpo umano per scoprirne i segreti, così Valéry
sezionava l'idea per scoprirvi la verità; pertanto il corpo non è solo il
centro di attuazione dell'eros, ma anche centro di creatività.
Quanto ai poeti italiani mi è inevitabile
partire da Ugo Foscolo, per la comunanza con la poesia preromantica inglese. Ai
motivi propri della corrente preromantica: la sera e i sepolcri, simboli della
fragilità umana, si aggiungono altri temi - la bellezza, la virtù, l'eroismo,
- illusioni sì, ma ideali necessari e inalienabili che nei "Sepolcri"
trovano la sintesi nel mito dell'immortalità delle memorie umane tramite la
poesia. Ma è in Giacomo Leopardi che ritrovo motivi comuni, a partire
dall'attitudine alla poesia per "vocazione naturale e irresistibile",
per il senso del mistero dell'essere (Canto notturno), per il pensiero
dell'infinito e lo sgomento del nulla (anche se nella mia poesia l'elemento
speranza è sempre presente), non meno che per la caratteristica
filosofico-moralistica della sua produzione poetica e lo spirito eroico e
combattivo che sfocia nella fratellanza degli uomini come unica risorsa contro
l'indifferenza della natura (La ginestra).
Una grande affinità con il Leopardi trovo
nella poesia di Giuseppe Ungaretti, dalla musicalità al tema della precarietà
umana di fronte al mistero del mondo, alle riflessioni sul tempo e sulla morte.
Le tematiche religiosa e metafisica, per la mia convinzione dell'impossibilità
umana di risolvere il mistero dell'universo, nonostante non rinunci mai alla
ricerca in tal senso, e l'essenzialità della sua espressione, sono gli elementi
che più suscitano il mio interesse.
Concludo questo itinerario con il
"compaesano" Salvatore Quasimodo che ricanta la grecità della Sicilia
(La terra impareggiabile) la cui trasfigurazione mitica realizza simbolicamente
valori irraggiungibili in una simbiosi di simbolismo ed ermetismo nella
tradizione greca di cui è impregnata la cultura locale. Una caratteristica
apprezzabile della sua poesia è l'interesse ai fatti e ai luoghi reali della
vita, e che si ritrova anche nella poesia-racconto di Cesare Pavese.
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