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Giudizi critici brevi a
La trasmigrazione atlantica degli schiavi
di Rossano Onano
la
Scheda del
libro

Francesco Graziano
“ (…) Qui il viaggio di
R. Onano si spinge oltre; varca insomma i confini, per un altrove in cui gesti
cose pensieri etc. possono essere visti dall'altra parte; per cui sembra che
questo viaggi sia una discesa verso il baratro del mondo o della coscienza,
nello forzo di cogliere gli spazi d'attesa entro cui le cose scorrono col
rischio di non lasciare alcuna traccia. Un viaggio, quindi, anche nelle zone
d'ombra, nel sepolto”.
Maria Grazia Lenisa
“Ogni libro di Rossano
Onano è anche la storia di un viaggio che appare senza “meta finita” e il ciclo
della sua esperienza poetica , per ora, si chiude con un'opera che ne sottolinea
il senso: “Viaggio a Terranova con neri cani d'acqua”. La simbologia del titolo
media tra una meta che sembra definita (Terranova), ma riguarda invece una terra
nuova che sta per “non terra”, ma luogo diverso o altro. Viene sottolineato il
pericolo del viaggio verso luoghi senza conforto come lo erano “Gli umani
accampamenti”, dove il calore e l'umanità che dovrebbe qui essere simboleggiata
dai “neri cani d'acqua” (salvatori) sono invece freddo e desolazione. Ma bisogna
arrivare fin dove è possibile e Terranova è una lingua sconnessa e difficile da
esplorare e sottomettere (…). Il linguaggio ultrametafisicamente acquista un
significato apofantico, in questo senso è la casa dell'essere. Onano non ha
funzionalismi linguistici da esibire, ma opera una seria modificazione del
linguaggio a partire dall'esperimento zanzottiano di vasti possibilismi
linguistici, ma anche di incombenti terrori e seduzioni”.
Giuseppe Possa
“(...) La ricerca di
questo poeta emiliano giunge a scelte colte e consapevoli, con stimoli
espressivi sempre più interiorizzati e scavati, quasi un bisturi che incide veli
e coperture programmate, per portare alla luce gli oltraggi all'uomo, sul filo
di un “raptus” poetico al limite di una danza girotondo-spirale”.
Paolo Ruffilli
“(...) Ogni libro di
Onano, come ricorda Maria Grazia Lenisa nella prefazione, è anche la storia di
un viaggio che appare senza “meta finita”; e il titolo del volume ne sottolinea
il carattere di “Opera aperta”, con la sua simbologia tra una meta che sembra
definita (Terranova) e il suo risvolto invece e il suo risvolto invece di “terra
nuova”, altra e ulteriore. Da questo viaggio nello nello spazio e nel tempo, si
distende una fluidità fantasmagorica di coscienza; in un continuo alternato, che
dilata improvvisamente il flusso eruttivo delle immagini in cali e pause di
ritmo”.
Veniero Scarselli
“luminoso esempio di
anti-poesia è quest'ultimo libro di Rossano Onano, poeta antilirico,
antidealistico e antiromantico, eppure così intrigante nella sua ironica
osservazione del mondo. Quando si legge Onano, fin dal titolo si è gettati in un
paesaggio dal tono prosastico, e anche brutalmente prosaico, catturati da un
fuoco d'artificio sconcertante di cacofonie ritmiche e sintattiche e di salti
logici, ma costellato di sprazzi lirici (sempre, subito dopo, smentiti) che
sembrano scappati senza volere dalla penna mentre è tutta intenta ad analizzare
e catalogare con perfida pedanteria le più infime e banali “fenomenologie” (…).
Questa poesia vive perciò di un tipo di scrittura esatto e calibrato, ogni
parola, arresto, sospensione, sgambetto del ritmo, sono accuratamente soppesati
e si muovono in una generale scaltrissima incoerenza, che poi altro non è che
l'alibi che consente all'Autore di innescare nei buchi logici del tessuto
poetico le sue dolci velenosissime spezie.
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autore |
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