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Note critiche brevi a
L'incombenza individuale
di Rossano Onano

la Scheda del libro

Armando Adolgiso

Ho letto la raccolta di versi con molto vivo interesse: mi piace l'alternanza, in essa, di epigrammaticità e di narrazione, di ironia e di sogno, di acume e di descrizione. Soprattutto le costruzioni narrative mi paiono di grande originalità e vivezza.

Giorgio Barberi Squarotti

Mi sembra che la sua evidente “alterità” rispetto al mondo letterario non nuoccia (tranne per qualche ingenuità o manierismo, peraltro spesso presente anche negli “addetti”) alla sua espressione: lei si muove con notevole disinvoltura in un'aura fra l'iperrealismo-morale e l'onirico-autoironico, con scoperte ma ben usate e scaltre movenze parafrastiche del primo Montale (es. nella 24) o del tardo Montale diaristico (la 11) ovvero della linea Saba-Penna (la 13, la 22) fino ad assimilare ad un riuso personalizzato il Saba litanico della celebre “A mia moglie” (nella 26) nonché l'ultimo Caproni (la 44): insomma la “maniera di...” in lei non è pedissequa citazione ma una sorta di reperto fantastico-interlocutorio, non dissimile – mi sembra – dal dialogo con la realtà umana drammatica dei suoi pazienti.

Maura Del Serra

Sto leggendo con attenzione e sorpresa “L'incombenza individuale”. Dico sto leggendo e rileggendo perché la scrittura è densa e aperta sulla pagina a molte suggestioni, particolarmente là dove la distesa e calibrata scansione narrativa supera ogni soggettivo lirismo per recepire l'oggettività clinica della 'fatica di vivere'. E' splendido, per es., quell'incipit di “Conosco un giovane che vive in cascina”, arioso eppure teso, quietamente proteso alla ineluttabilità del dramma. Questo distacco non appare mai indifferenza, ma come misurata capacità scritturale di cogliere i segni profondi. Perciò l'animo ne è turbato non per accidente, bensì per la via inesorabile della conoscenza. Così la poesia vince l'enfasi della realtà (mi riferisco alla sua nota 'professionale').

Gio Ferri

Mi sembra un testo ricco, molto vario nei modi e nei temi, con ricordi di autori che Le sono vicini e con immissioni di vita vissuta da un uomo che è anche medico e psichiatra. Per questo, si avverte anche un sapiente distacco e direi una vena d'ironia e pure di autoironia, generata, come pare, da una sorta di disincanto.

Gilda Musa

Nella poesia di Rossano Onano è presente una doppiezza di significato e di comunicazione poetica inquietante e nello stesso tempo costruttiva, dipende dalle angolazioni con cui il lettore legge e medita sulle sue liriche. Tuttavia il nostro poeta si erge come un'individualità a sé stante, deride se steso e gli altri nella drammaticità di esistere, del niente leopardiano. Ma lo fa con ironia, distaccatamente, fuori dal linguaggio lussureggiante e melodico consueto, spesso, della poesia. C'è una sensualità sotterranea velata di malinconia e/o di assuefazione e poi di sarcasmo: “...una donna su tre che passano ha il pannolino bagnato”. Qua e là troviamo reminiscenze del poeta-contadino Rocco Scotellaro (Cfr. la poesia del racconto tutto psicoanalitico fra padre-madre-figlio istruito in città). La scrittura appare, di primo acchito, episodica e frammentaria, ma è una falsa apparenza perché in Onano c'è un lavorio interno che macina e sfronda la parola generando la maieutica del verso che è sull'espressione dei massimi poeti statunitensi (v. Withman). Inoltre in Rossano Onano occorre valutare – capire complessivamente la sua poesia – la sua professione di medico psicoanalista e psichiatra: leggendo i vv. pensando alla sua attività professionale quotidiana li si capisce e interpreta meglio, si ha cioè la “chiave” dell'interpretazione semiotica per decifrare le immagini oniriche e metapsichiche che appaiono allora nitide e freneticamente evocatrici di una realtà che è di tutti.

Renato Pigliacampo

La tua “Incombenza individuale” e libro articolato e profondo: caratterizzato, soprattutto, da una pronuncia melodica ben netta. E' un libro da far conoscere, senza dubbio.

Paolo Ruffilli

La ringrazio per il gradito omaggio del Suo libro, che ho letto subito e che, nei giorni scorsi, ho voluto rileggere: è, questa, una circostanza che mi accade raramente, per la stessa mole dei libri che ricevo e per la scarsa disponibilità di tempo. Le cito questo dettaglio per significarLe che la silloge – specie in alcune composizioni – ha suscitato in me. E' probabile, intanto, che le nostre poetiche abbiano qualche affinità, se Rea Silvia motti può parlare, a proposito della Sua poesia, di “etica ironia”, di “sorte di morte culturalmente acquisita”, di “tentare la fuga”, elementi che potrebbero in qualche modo ricondursi alla tematica di “Abbandonare Troia” (con l'individuo che “resta comunque ferito da questo destino”). Mi colpisce, nella sua poesia, il modo – costante, ripetuto – di avvicinarsi e staccarsi dalla realtà, quasi in un vivere ad intermittenza; mi colpisce un certo suo modo (tragicamente divertito, direi) di osservare le piccole historiae, le minute miserie del quotidiano, per ricavarne, difficoltosamente, norme di vita (meglio. difficoltose norme di vita), quasi noduli di saggezza. Alcune liriche sono esemplari: quella sugli “angeli, impallinati / a volo radente il cornicione dei campanili” (pp. 13-149 e l'altra (diversissima) che principia: “Mi manca la tua sottana” (pp. 39-40). Lei ha anche l'ineffabile capacità di servirsi di echi pavesiani (come la - metaforica – poesia – racconto “Conosco un giovane”, p. 53) e di echi gozzaniani (“Una vedova di Reggio Emilia”, ad es.), gli uni e gli altri spesso risolvendo in ironia, con frequanti intermezzi sapienziali, cui ben si addice l'uso del frammento (pp. 31, 32, 48, 49, 50, 51, 52, 58 etc.) Il tutto (in un accorto e misurato pluristilismo) fuso in una sicura personalità poetica, che non mancherà di dare altri saporosi frutti.

Lucio Zinna

La raccolta “L'incombenza individuale” mi è piaciuta. Quel modo di disegnare  ed esplorare i territori poetici di una “psicopatologia delle visioni del mondo” (tanto per fondere in una sola espressione due titoli di Jaspers, non a caso a te caro) mi pare un'esperienza letteraria di grande finezza

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