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Periferia

Tra gl'irti e ancora esanimi volumi
tra le cave occhiaie dei palazzi,
nel sobborgo che ha limiti inquieti,
un soffio con l'odore delle erbe
da un superstite prato ancora viene
attraverso i recinti dei cantieri.

Sopra le gru, sui vertici e le antenne
sosta,a sera, spargendo sfumature
di carminio purissimo, una nube;
tinge finestre da cui qualche vecchio
volge triste lo sguardo; e le ringhiere
con bambini ed uccelli prigionieri.

Una chiazza s'annera al capolinea,
ad ogni arrivo; rapidi saluti
si disperdono in mezzo alla foschia;
scompaiono figure nei portoni.

Alto balza il linguaggio delle insegne.

Un rivo di fanali sull'asfalto
infittisce inesausto; dirada.

La casa abbandonata

Il solido silenzio della casa.

Dentro una gonfia notte, la tradisse
una f olgore; irruppe tra le vuote
pareti,ansando il vento, come un ladro
che rovisti impietoso le memorie.

E un giorno che le nuvole stringevano
con catene di ferro gli orizzonti,
giunse un randagio curvo sotto íl peso
d'un lungo andare; in un inquieto telo
si ravvolse di sonno; su quel corpo
amaro di vecchiezza, presto il Tempo
fissò le fonde immobili pupille.

Dilavata la porta dalle piogge,
e riarsa, più. non ha colore. Vanno
dalle sue fenditure, entro la coltre
delle sepolte annate, spille cupree,
se raddensa il tramonto il suo rossore.

Si attorcono fusti, tutt'intorno,
con macchie d'ocra, con grani di bacche;
sull'orlo d'una crepa ancora indugia,
ubriacatasi d'uva, una lucertola.

Paesaggio

Dove tra erbe scorre aspro il vento,
un vecchio posa,ormai curvato tronco,
tra le sue poche pecore.Trasmigrano
le nubi sulle case del villaggio
di pietra in abbandono; e qualche voce
in calma lontananza si prolunga.

Là sono rumorose le cornacchie
a ciarlare sul prato d'erba nuova
o di sé nero un albero rendendo;
là svariano su rese e sui sambuchi,
per i sentieri,cetonie dorate,
tra campi irruviditi dalla macchia
che già assale spenti casolari.

Si appressano le ore come i passi
della vecchia severa, alla fontana,
nella sua veste avìta, monacale.

Ricade entro la verde solitudine,
del cuculo, di noi, vana domanda
reiterata, il verso non s'estingue;
penetra nella notte con l'assiólo.

Marina

Sotto il bsso viluppo cenerògnolo
scoppietta amaro lo sghignazzamento
dei gabbiani, eccitandosi se il petto
s' immerge nella schiuma d'un frangente
e il guizzo appare labile di prede.

Il maréggio continua a borbottare
minacce dentro anfratti verdebruni,
pesante di detriti...Al lido estremo,
tendono navi al molo, ma esitanti
traversano vapori paonazzi,

celate quasi... A tratti un grido implora
di sirena; risponde un altro grido.

Un'attesa nuova

Vaniloquio dell'ore sonnolente,
povertà grigia dell'anima sola.

I rami della vita, ai loro piedi,
quale seccume hanno accumulato,
da cui risale il gomito notturno.

Ad un'attesa nuova mi dispongo:
riunisco alla sua fiamma ogni pensiero.

In verità feconde, radicarsi;
d'incorrotta stagione nella luce
slanciato, mantenersi illeso verde!

La totale figura

E' una fune che intreccia i passi stanchi
dopo le tante strade
dal difficile segno,
tra le brughiere della solitudine,
le interruzioni e gli scantonamenti,
andando verso giorni da raggiungere,
lontani e poi fallaci...

Dove s'ingiglia il giorno,
nella sua calma purità, distante
ci rimane la fonte
che dell'essere infranto ricomponga
la totale figura.

Manchevole e sbiadita,
sempre si riconfonde alla vicenda
disperata o monctona dei giorni:
in pienezza di rado si palesa.

autore
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